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AMBROSI (FDI) * DDL ZAN – OMOFOBIA: « LA SOLUZIONE È LA CULTURA, NON LA GALERA PER UN’IDEA »

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13.07 - venerdì 28 maggio 2021

Il dibattito, a livello sia nazionale sia locale, sul disegno di legge Zan, testo che in teoria dovrebbe combattere l’omofobia, è paradigmatico di una crescente mutazione della sinistra.

Nel corso degli ultimi decenni, accanto a tante posizioni a mio avviso non condivisibili, bisogna comunque riconoscere alle forze progressiste un ruolo oggettivamente non secondario nella costruzione di una società più libera, meno ingessata da gerarchie arcaiche, e che ha fatto di alcune battaglie sui diritti e sulle libertà la pietra angolare della propria azione politica.

Da qualche tempo, invece, sull’onda dell’estremismo del politicamente corretto dilagante negli Stati Uniti, la stessa sinistra che in Italia e in Europa predicava tolleranza e libertà ha finito paradossalmente per indossare i panni di un moralismo sempre più accentuato e aggressivo, che concepisce come unica libertà possibile l’adesione a una sorta di pensiero unico su una vasta serie varia di tematiche.

La cosiddetta Legge Zan rientra a mio avviso appieno in questo schema.

In linea di principio chi, oggi, potrebbe dirsi a favore delle discriminazioni contro i gay? Non certamente io, né certamente la mia parte politica.

Se questo fosse il reale perno della legge Zan, in sostanza, nemmeno ci sarebbe motivo di contrasto e di scontro tra noi e il Pd e le altre forze di sinistra che invece tale disegno sostengono.

Se già oggi il nostro codice penale prevede pene per chi compie atti di violenza, o pronuncia ingiurie, o discrimina, qual è dunque la motivazione reale di una nuova legge? Davvero creando leggi su leggi e inventando reati su reati noi rendiamo più civile e avanzata la nostra società? Davvero si vuol ridurre tutto a una faccenda di codice penale mentre la vera lotta dovrebbe essere una lotta – che auspico comune – per un grande cambiamento culturale? Davvero questo tentativo di legge ha a che fare con la tradizione di una sinistra libertaria e garantista? Il motivo reale di una nuova legge sul tema, con tutta evidenza, è il tentativo di costruzione di una sorta di manifesto ideologico al quale far aderire gli italiani, anche gli italiani che di questo manifesto non vogliono saperne, e reclamano una propria indipendente libertà di giudizio e di visione.

Al di là delle buone intenzioni dichiarate, il ddl Zan finisce difatti per mettere in discussione la facoltà della pienezza della libertà di espressione dei cittadini, al punto che se un magistrato volesse applicare tale norma in modo particolarmente “estensivo”, nel concetto di omofobia potrebbe rientrare la comune espressione di liberi convincimenti. La pratica dell’utero in affitto, ad esempio, in molti la consideriamo abominevole; in tanti, come la sottoscritta, contestiamo le adozioni gay e crediamo che i bambini, ove possibile, debbano crescere con una mamma e un papà. La domanda è: oggi siamo ancora liberi di dire queste cose, domani lo saremo ancora?

Qualche dubbio forte, al riguardo, io ce l’ho. E non solo io, ma anche autorevoli esponenti del mondo della lotta per i diritti, personaggi tutt’altro che di destra, penso ad esempio a Paola Concia o a Maurizio Turco, che hanno espresso al riguardo forti perplessità, ad esempio sul fatto che la repressione sessuale possa o debba essere affrontata attraverso lo strumento della repressione penale, o sul fatto che su riforme di questa portata sarebbe comunque opportuno arrivare a dei momenti unitari di sintesi in Parlamento, anziché dividere ancor più la società.

Credo che in questa situazione, oltretutto con un Paese giustamente concentrato nella battaglia per la ripresa dopo il Covid, da parte dei proponenti sarebbe assai saggio ritirare il testo così come è scritto, favorendo così una riflessione comune che possa condurre a una comune battaglia culturale contro la discriminazione.

Sarebbe un atteggiamento piè equilibrato, più avanzato, più civile: anziché andare a intasare i tribunali con sempre nuove leggi e sempre nuovi reati, preoccupiamoci di lanciare assieme una grande campagna nazionale sul tema.

La soluzione è la cultura, non la galera per un’idea.

 

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Consigliera Fratelli D’Italia Alessia Ambrosi

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