(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –
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Oggetto: Restauro dell’ex carcere austro-ungarico di Trento e suo riuso nell’ambito del nuovo polo giudiziario. Finalmente, come si apprende dalla stampa locale, sembra vicino il restauro del Palazzo di Giustizia di Trento, mantenendo i valori costruttivi e architettonici delle carceri ottocentesche. Fin dal maggio del 2007, dopo il primo sopralluogo, Italia Nostra così si esprimeva descrivendo sinteticamente il valore del fabbricato del carcere che allora si intendeva purtroppo demolire: “Si tratta di una costruzione di impianto molto potente, interamente costruita in pietra di Trento, con pianta a tridente, accostata al lato est del Tribunale. Estesa su tre piani utili, più un piano interrato.
Percorrendo i lunghi corridoi e visitando vari vani che su questi si affacciano, si rimane impressionati dalla forza degli elementi murari e dalla maestria costruttiva: murature di grosso spessore, soffitti a volta, rinforzati da arconi, pavimenti in lastroni di pietra trentina, pilastroni in pietra. Notevole il corpo centrale sul quale si affacciano due ordini di celle su ciascun lato con ballatoi in pietra di grosso spessore sorretti da potenti mensole in pietra, ben illuminato da alcuni lucernari zenitali e da un ampio finestrone sul lato ovest”.
Convinti allora che distruggere il complesso delle antiche carceri fosse un delitto culturale e un insulto alla storia della città, Italia Nostra e il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano si impegnarono per molti anni contro l’Amministrazione provinciale, contro la proprietà del Demanio statale, contro i tecnici che avevano ritenuto il complesso delle carceri privo di interesse storico-artistico. La lotta fu lunga e molto impegnativa e portò con motivazioni anche economiche al ritiro del progetto distruttivo voluto dalla Giunta Dellai.
Dalle parole degli attuali progettisti, architetti Cappai e Segantini, e dalla visione di alcuni elaborati, sembra sia stata apprezzata, come a suo tempo facemmo noi, l’architettura e la capacità costruttiva delle vecchie carceri e conseguentemente la necessità della loro salvaguardia.
In considerazione infine dell’indagine critica e del lavoro svolto per salvare l’ edificio d’età austriaca, sarebbe interessante per Italia Nostra poter prendere visione del progetto esecutivo in tempo utile, per uno scambio di opinioni. Ciò si ritiene le sia dovuto perché l’azione di Italia Nostra e del FAI sicuramente ha portato al ripensamento del costoso e distruttivo progetto.
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Ing. Paolo Mayr
Consiglio direttivo
Immagine tratta dal sito professione Architetto