News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA TN-AA

“DIALÉCTICA NEHMZOW-CAPPELLETTI “* A CURA DI REMO FORCHINI: « INAUGURAZIONE IL 10/3 A TRENTO, PALAZZO ROCCABRUNA / TESTI DI TONI TONIATO – EMANUELA ROSSINI / ALLESTIMENTO, STUDIO ARTEARCHITETTURA »

Scritto da
23.03 - mercoledì 1 marzo 2023

L’artista trentino Mauro Cappelletti e il pittore berlinese Nehmzow si conoscono da quasi trent’anni. L’incontro è avvenuto nella nostra provincia in occasione di una “residenza d’artista” della quale si è avvalso Nehmzow, invitato dall’associazione culturale Orizzonti d’Europa nei primi anni ’90. Da allora il suo linguaggio artistico si sviluppa all’interno di una base di stampo espressionista che a tutt’oggi evolve nelle varie declinazioni. Grande influsso sulla sua ultima produzione ha il suo rapporto con il Giappone, paese dove egli soggiorna a più riprese e che contamina la sua poetica. Diverso è il percorso di Mauro Cappelletti. Esponente di punta della corrente trentina Astrazione Oggettiva fin dalla sua fondazione, Cappelletti sviluppa costantemente la sua ricerca nell’ambito dell’astrazione, con scostamenti meditati ed evoluzioni che lo portano, nella sua pro- duzione recente, ad una indagine sul colore (mono tono) nelle sue più intime variazioni (pluri tono).

I due artisti hanno già esposto insieme, da ultimo alla Simultanea Spazi d’Arte di Firenze (2019) e alla galleria Demarco Arte di Venezia (2022), e ora negli spazi di Palazzo Roccabruna ripropongono le assonanze e le dissonanze dei loro linguaggi espressivi.

Remo Forchini

 

 

Self-expression

Dalla splendida luminosità dei “monocromi” del trentino Mauro Cappelletti – colore su colore, luce su luce – alle frammentate ma non meno suggestive oggettivazioni figurali del tedesco Olaf Nehmzov, si rispecchia un processo di assonanze e dissonanze formali che impongono non solo un confronto sul piano propriamente linguistico, ma fornisco- no allo stesso tempo un motivo dialetticamente conoscitivo.

Vale a dire che questi artisti attestano modalità stilistiche diverse, anzi opposte, ma non meno valide e feconde, condividendo l’intento di provocare una frizione concettuale e visiva che mira – come deve essere in questi casi – a focalizzare ogni volta lo sguar- do dello spettatore sulle distintive e specifiche qualità dei relativi esiti espressivi, il che comporta dunque di analizzare in modo peculiare la complessa natura dell’esperienza creativa della ricerca artistica contemporanea e delle sue molteplici declinazioni sia tecniche che formali.

Non si tratta di un mero ed occasionale raffronto che la mostra appunto presenta delle diverse soluzioni stilistiche e nemmeno o soltanto della dimostrazione comunque del loro legame di stima e di amicizia, quanto di un comune desiderio di esporre insieme nella stessa circostanza, ponendo in relazione distinte categorie dell’“astrazione”: una, infatti, analiticamente destrutturante e l’altra sovranamente essenziale, se non radical- mente “minimalista”. Dalla densità materica, quasi aggettante, delle pitture e collage di Nehmzov, portato a configurare luoghi e momenti della realtà quotidiana, scomposti e ricomposti secondo ritmiche tessiture narrative, alla trasparenza smaterializzata delle “superfici” puramente luminose di Cappelletti. Per ambedue si rispecchia comunque nell’opera un concetto dell’”astratto” quale dimensione ontologica del pensiero creativo e della sua essenza immaginativa.

Toni Toniato

 

 

Dialéctica dialoga con due artisti, nello spazio intimo delle loro tele, in un tempo che transita tra il qui e ora, partendo da lontano.

Nehmzow (1949, Berlino) e Mauro Cappelletti (1948, Trento) condividono un tragitto biografico ed esistenziale, dagli anni Ottanta ad oggi, segnato da cambiamenti che hanno messo in discussione le convinzioni su ogni ordine di cose, creando nuovi codici e mindset culturali. Esperienze che inevitabilmente hanno toccato la loro individualità artistica, facendo maturare quelle sensibilità e direzioni verso la materia pittorica – il colore, la forma – che hanno caratterizzato il loro cammino artistico e spirituale.

Nehmzow fa della sua formazione a Berlino, negli anni Sessanta, il punto fondante del proprio approccio all’arte, che rimane creativo in un confronto diretto con la vita ordi- naria, con ciò che accade, lontano dall’astrattezza di un’estetica fine a se stessa e dalla rappresentazione. Dalla grafica al collage, in Nehmzow le memorie e le seduzioni dei viaggi che l’artista ama fare in Giappone come nel Mediterraneo, trovano nel processo creativo nuove rinascite, apportando energia e direzione ai materiali pittorici. Le opere di Nehmzow raccontano il mondo diventando esse stesse un mondo: corpi organici autosufficienti in cui la realtà, da cui tutto è partito, a poco a poco scompare, diven- tando simbolo e segno potente di quell’alterità culturale incontrata. L’arte di Nehmzow rimanda ad un attraversamento culturale, emotivo e fisico, esposto e dunque audace, capace di suscitare interrogativi sulla natura della propria esistenza. L’alterità culturale entra nel processo creativo di Nehmzow e rinnova i materiali, crepa le tele, rompe la continuità del segno, forgia un corpo meticciato, plurimo, frutto di quell’integrazione necessaria per ogni vero rinnovamento culturale.

Liberata da un discorso figurativo e narrativo, l’arte di Mauro Cappelletti si misura con una profonda riflessione su come guardare il mondo. Al rigore analitico di un croma- tismo puro ed assoluto, Cappelletti apre ad un gioco di monocromatismi plurimi, con tono su tono, dentro un sorprendente processo di disvelamento di nuovi territori per- cettivi. Lavorando sulla trama e direzione del colore, il pennello lascia dietro di sé scie trasparenti, sfumature che aprono varchi di prospettive infinite. Il colore si mescola al movimento in una danza tra l’artista e la sua tela. Ed avviene una liberazione. “Vedo radiografie”. E’ il paesaggio della pittura. Sembra vuoto, è pieno! I profili dell’astrazio- ne entrano in gioco. Direzioni di colore limano i bordi e li sollevano con profili di luce provenienti dall’esterno, come possibilità di entrare ed uscire dallo spazio pittorico. Non più certezze. Dove andiamo? Non si sa. La vita finisce, o riprende, in un’altra dimensio- ne. L’approdo della pittura di Cappelletti sembra mostrarci l’approdo a cui sono giunte oggi le neuroscienze, ovvero che non esiste un’unica realtà oggettiva ma che tutto è frutto della nostra percezione. Ed ecco che lo spazio pittorico come spazio mentale cer- ca aperture. Sulla tela oscillano i confini rigidi e formali alzando il sipario su un ‘oltre’, sfuggente e vibrante, come stormi di luce in lontananza.

Emanuela Rossini

Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA TN-AA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.