Abbiamo recentemente appreso dai media che, per l’ennesima volta, la ferrovia della Valsugana sarà interessata da nuovi lavori sulla linea. Pare proprio che – per i più svariati motivi – questo treno debba ciclicamente fermarsi, rendendo abbastanza difficoltoso promuovere una mobilità realmente alternativa: una volta erano lavori propedeutici all’elettrificazione, un’altra un problema di usura delle ruote di alcuni convogli, oggi la manutenzione di alcune gallerie.
Ma quello che lascia più perplessi è il fatto che queste interruzioni arrivino puntualmente all’inizio della stagione turistica, con evidenti ripercussioni non solo sulla viabilità ma anche sull’immagine turistica del Trentino e della Valsugana.
Con il paradosso evidente che, a fronte di una ciclabile che si snoda fino in Veneto, le centinaia di cicloturisti che frequentano le nostre zone non potranno contare su un servizio a loro dedicato, visto che gli autobus sostitutivi non sono in grado di caricare le biciclette. Non parliamo poi di quei villeggianti che visiterebbero volentieri i nostri laghi o magari farebbero una gita a Venezia senza usare l’auto.
Da anni il riammodernamento della ferrovia della Valsugana è al centro del dibattito politico e pubblico, con risultati insoddisfacenti. Al di là delle scelte (anche importanti) fatte a suo tempo, come la costruzione dei centri intermodali di Pergine e Borgo e l’acquisizione da parte della Provincia di alcuni treni, da anni il servizio galleggia senza giungere mai ad una reale svolta a beneficio dei pendolari né – come si può constatare – del turismo locale.
Vengono stanziati fondi, si presentano progetti, si fanno proclami per un futuro della ferrovia di cui in questi ultimi anni non si è vista alcuna traccia, ma che sarebbe strategico programmare con un minimo di lungimiranza e qualche certezza. La transizione ecologica va realizzata coi fatti, non con i proclami o con vaghe promesse. Ma soprattutto, se davvero si vuole creare nell’opinione pubblica una mentalità che cominci a considerare il treno come un elemento fondamentale di una nuova mobilità, non si può penalizzarne costantemente il suo utilizzo, portando la gente a ritenerlo obsoleto e poco funzionale.
Il futuro della mobilità in Valsugana passa inevitabilmente anche dalla ferrovia, che ha estremo bisogno di essere ammodernata e rilanciata come mezzo alternativo, soprattutto per il pendolarismo ordinario. Ma se questo vuol dire settimane e mesi, se non anni, di continue interruzioni e disagi, il giorno che – come tutti ci auspichiamo – avremo un treno funzionale e moderno, esso resterà desolatamente vuoto, perché la gente si sarà disabituata ad usarlo.
Ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia per sapere:
se sia a conoscenza delle problematiche esposte;
tenendo conto degli investimenti e delle progettazioni previste quali siano le prospettive e le tempistiche di ammodernamento della ferrovia della Valsugana;
se intenda ragionevole, assieme a Ferrovie dello Stato, programmare i lavori in periodi che non penalizzino la stagione turistica estiva, come ormai avviene puntualmente ogni anno;
quali siano le iniziative che si intende mettere in atto per promuovere – nonostante i disagi sulla ferrovia – l’utilizzo dei mezzi pubblici (sia urbani che extraurbani) nella prospettiva di una reale conversione ecologica.
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Cons. Lucia Coppola
Consigliera provinciale/regionale – Gruppo Misto/Europa Verde
