FESR e FSE+, sì unanime della Quinta commissione alla delibera di Giunta per l’attuazione dei programmi. Dopo il sì di ieri al ddl 176 di Bisesti sulle carriere dei docenti, nella Quinta commissione permanente presieduta da Mara Dalzocchio della Lega si è tornato a parlare di fondi europei con la proposta di deliberazione della Giunta di approvazione del regolamento d’esecuzione dell’articolo 18 della legge provinciale 2 del 2015 sull’Europa per l’attuazione dei programmi FSE+ e FESR 2021-2027. Dopo le audizioni di Agenzia del lavoro, Trentino Sviluppo, Cgil e Cisl, Camera di commercio e Coordinamento provinciale imprenditori, la commissione ha espresso parere positivo sulla proposta. I consiglieri hanno poi ascoltato le referenti della petizione popolare 24 sulle questioni relative alla scuola per l’infanzia.
I PROGRAMMI FSE+ E FESR
Primo punto all’ordine del giorno dei lavori della Quinta commissione presieduta da Mara Dalzocchio (Lega) oggi era la proposta di deliberazione della Giunta di approvazione del regolamento d’esecuzione dell’articolo 18 della lp 2/2015 per l’attuazione di FSE+ e FESR 2021-2027. L’ultima seduta dedicata al tema dalla commissione si era svolta lo scorso 24 maggio ed aveva visto la presentazione ai consiglieri, da parte di Francesco Pancheri (Umse Europa, presente anche oggi), dei programmi per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e per il Fondo sociale europeo plus (FSE+). Oggi il pomeriggio è iniziato con le consultazioni, poi il voto.
Agenzia del lavoro: regolamento in linea con le esigenze della struttura
Per Agenzia del lavoro è intervenuto Luca Aldrighetti (dirigente del Servizio attività per il lavoro, cittadini e imprese) che ha parlato del regolamento come di una proposta in linea con le esigenze dell’Agenzia del lavoro. Il regolamento, ha spiegato, abilita a una serie di interventi per dare contributi alle imprese per la formazione continua dei lavori e per favorire le assunzioni dei lavoratori deboli. Abilita inoltre a continuare a fare ciò che già si faceva nella precedente programmazione: ad esempio formazione sulle tecniche di ricerca attiva del lavoro (insegnamento a gestire un colloquio e redigere un curriculum vitae), formazione professionalizzante (quella continua degli apprendisti), inclusione socio-lavorativa di persone svantaggiate (lavoratori disabili, detenuti, lavoratori svantaggiati e donne vittime di violenza).
Trentino Sviluppo: regolamento in linea con il passato
Alberto Turchetto (direttore Ambito imprese) ha inquadrato il ruolo di Trentino Sviluppo come struttura che segue l’intervento: l’attività attuale, ha affermato, riguarda un bando FESR del 2022 di investimenti su processi produttivi, mentre si sta ora lavorando e sarà a breve disponibile il bando relativo al seed money a sostegno delle startup innovative. Si sta lavorando anche al bando manager. Il regolamento, ha proseguito, è in linea con l’attività del passato. Trentino Sviluppo, ha ricordato, gestisce solo bandi FESR e non ha osservazioni in merito.
Tra i commissari è intervenuta la consigliera Paola Demagri (Casa Autonomia.eu) con una domanda: oggi, momento in cui si guarda all’Europa, non è il momento per rivedere l’apprendistato nella sua veste quasi superata?
Ha risposto Aldrighetti dicendo che in passato la competenza era più forte sul tema, si poteva organizzare l’attività formativa professionalizzante. In seguito, con un decreto legislativo, nel 2015, le cose sono cambiate. Diverso è l’apprendistato per l’ottenimento della qualifica professionale che necessita di un accordo tra scuola e impresa e lo studente per arrivare a una qualifica nell’ambito di un percorso che si svolge tra scuola e impresa. Le competenze, ha concluso Aldrighetti, sono limitate da un assetto normativo disciplinato a livello nazionale.
I sindacati: la Provincia sia regia, si investa di più sul personale
Per la Cgil e per la Cisl sono intervenuti i segretari, Andrea Grosselli e Michele Bezzi. Sul regolamento, ha detto il primo, non ci sono particolari osservazioni anche perché è scritto sulla falsariga di quello precedente. L’unico rilievo riguarda l’assetto organizzativo: Grosselli ha auspicato, in relazione ai fondi europei, un ruolo di regia della Provincia. In un settennato ricco, ha aggiunto, visto che c’è la possibilità di intercettare nuove risorse, forse bisogna fare in modo che queste opportunità non vengano perse per una sottodotazione di personale che si occupa di queste questioni. Per gestire meglio i fondi e la loro rendicontazione, ma anche essere pronti a intercettare le nuove risorse, la Provincia deve investire di più sul personale di questo settore, aumentare dotazione e competenze, porsi come una sorta di service provinciale a favore degli enti locali e di tutti i soggetti che beneficiano delle risorse.
Bezzi ha condiviso le parole di Grosselli sull’importanza della regia della Provincia. Sul regolamento non ci sono particolari note, ha affermato, solo una richiesta sull’articolo 27, comma 1 lettera c: fare un chiarimento sui contratti collettivi da applicare ai dipendenti che siano firmati dalle associazioni datoriali per non andare su contratti a caso. Serve una buona regia provinciale, ha aggiunto, è fondamentale per riuscire a non perdere risorse.
Al termine degli interventi Demagri ha ricordato come le richieste dei sindacati siano legate alla recente esperienza con il Pnrr.
Camera di commercio: coinvolgimento e chiara comunicazione
Per la Camera di commercio sono intervenuti il segretario generale Alberto Olivo e Massimo Pavanelli (Ufficio studi e ricerche). Olivo ha richiesto una precisazione sui requisiti per l’accreditamento delle imprese sollevato un aspetto relativo all’articolo 31: non si parli solo di un “congruo termine”, ma si definisca invece un termine specifico, ad esempio di 60 giorni. Da valutare, ha aggiunto, sarebbe la possibilità di coinvolgere i componenti del Comitato che presidiano i settori dei bandi già in sede di progettazione dei bandi stessi.
Pavanelli si è soffermato sulla necessità di inserire un principio di buona e chiara comunicazione nel regolamento: è un problema segnalato rispetto ai bandi. Si riconosce il fatto che le strutture provinciali comunicano abbastanza bene, ha detto, ma si può sempre migliorare. Anche perché in più del 90% dei casi si parla di microimprese (che in diversi casi dal punto di vista anagrafico hanno 60-65 anni).
Coordinamento imprenditori: attenzione a piccole e microimprese
Davide Cardella (Asat) ha preso la parola per il Coordinamento provinciale imprenditori ed ha letto una relazione sul regolamento (in allegato) in cui si parla di un testo ben strutturato e chiaro. Cardella ha parlato di strumenti che assumeranno un’ulteriore significatività nell’ambito delle politiche di bilancio della Provincia in un contesto di riduzione tendenziale e di irrigidimento del bilancio. Quindi ha espresso alcune considerazioni sul mancato riferimento agli attori del sistema turistico che svolgono attività ricettiva pur non essendo titolari di partita Iva, sulla mancanza di chiarezza sui requisiti per l’accreditamento per associazioni di categoria e Cat per l’erogazione delle attività formative. Ancora: Cardella si è fatto portavoce della richiesta di un coinvolgimento attivo nella fase di definizione delle norme attuative.
Alessandro Santini (Confindustria) ha parlato parlato positivamente dei due avvisi anticipati (FESR 1/2022 e 2/2022), espresso apprezzamento per il lavoro delle strutture provinciali nella gestione dei due bandi in essere ed espresso l’interesse sui bandi che la Provincia ha in animo di pubblicare, il bando manager e il seed money.
Claudio Filippi (Associazione artigiani) ha chiesto un’attenzione alle piccole imprese perché possano partecipare diffusamente a queste linee di intervento importanti.
Sergio Rocca (Confcommercio) ha condiviso gli interventi dei colleghi e affermato che il target sono le piccole e microimprese: in questo senso la richiesta è che la modulistica venga ridotta al minimo e sia precompilata dalla Provincia.
Aldi Cekrezi (Confesercenti) ha ribadito che se si vuole portare tutte le imprese del tessuto economico trentino nella stessa direzione, la microimpresa fatica di più. Si è quindi allineato alle proposte espresse dai colleghi: meno burocrazia significa un miglior raggiungimento dell’obiettivo comune.
La consigliera Demagri ha auspicato un’inclusione a 360 gradi delle imprese e sottolineato la necessità di sburocratizzare l’iter. Lucia Coppola (Europa Verde) ha posto l’accento sulla necessità sempre più chiara di accesso ai fondi europei nell’attuale contesto economico. È giusto, ha aggiunto, che la formazione interessi anche i datori di lavoro. Sugli impianti fotovoltaici: la questione ambientale si fa avanti in modo pressante (il riferimento è stato alla tempesta di Torbole di ieri), è importante farsi carico di ciò anche in riguardo al tema dell’energia.
Cardella è tornato sulla sburocratizzazione e sul tema dell’inclusività auspicando un coinvolgimento nella fase di costruzione della modulistica e dei regolamenti, lasciando comunque piena autonomia alla Provincia.
Il voto: la Quinta commissione ha espresso parere favorevole con l’unanimità dei voti dei sei commissari presenti (Dalzocchio, Maestri, Coppola, Demagri, Moranduzzo e Savoi).
LA PETIZIONE 24 SULLA SCUOLA PER L’INFANZIA
La petizione 24 era stata presentata al presidente del Consiglio Walter Kaswalder corredata da oltre 8.200 firme. Oggi è approdata in Quinta commissione, presentata dalle referenti Michela Lupi, Elena Adami, Saida Rossetto. Collegati online ai lavori della Quinta commissione erano l’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti, la consigliera della Civica Vanessa Masè, il consigliere di Onda Filippo Degasperi e il dirigente del Servizio attività educative per l’infanzia Livio Degasperi.
I temi sollevati dalle referenti: il sistema socio educativo, le aperture a luglio e il ddl Zerosei. Michela Lupi ha parlato di un’uguale importanza di tutti gli argomenti della petizione. La maggioranza, ha dichiarato poi, trattando di questi temi si è riferita alle famiglie, alle loro necessità, ma non si è mai sentito parlare dei bambini, veri protagonisti della questione. Anche quest’anno si chiuderanno i bambini in aule, forse con l’aria condizionata. E i percorsi all’aria aperta sul territorio? Tutto è stato spazzato via: si preferisce aprire la scuola a tutti, ha aggiunto, anche a coloro che non ne hanno un reale bisogno senza pensare che le spese ricadranno su tutti e in primis sulla scuola. I tagli, ha riportato, si sono già visti ad esempio sull’assistenza ai bambini Bes. La scuola, secondo Lupi, dovrà supplire ancora una volta alle esigenze che a cui la politica non è riuscita ad adempiere.
Elena Adami è tornata sulle aperture estive parlando di una scelta politica calata sulle scuole senza alcun filtro e senza tener conto del benessere dei bambini. Le insegnanti, ha detto, si trovano a dover decidere se assecondare gli interessi elettorali della maggioranza o se esercitare il proprio mestiere con coerenza rispetto ai dettami della pedagogia. Dimezzare la pausa estiva, ha proseguito Adami, significa agire di fatto sul numero degli insegnanti, categoria molto soggetta a burnout.
Saida Rossetto ha parlato del ddl Zerosei a partire dalla legge 13 del 1977. La scuola dell’infanzia è il primo gradino dell’istruzione, ha ricordato. Anche se ciò non è normato, le insegnanti praticano la continuità con i nidi. Il percorso di crescita e apprendimento persegue obiettivi personalizzati. Servono servizi diffusi sul territorio, soprattutto nelle valli, potenziando l’offerta. Un primo passo sarebbe quello di rendere il nido accessibile a tutti, anche alle famiglie più disagiate. Quindi il Pnrr: non si sono valutate tutte le variabili, tra cui la carenza di personale legata a una professione sempre meno appetibile. Una buona legge si fa conoscendo nei dettagli la realtà su cui si agisce e non affossando ciò che di buono c’è già. Una politica ben concepita dovrebbe investire risorse in maniera mirata alla fascia 0-6, anzi, 0-18. Esternalizzare i servizi non è una buona prassi.
Lucia Coppola ha espresso il pieno appoggio alle insegnanti intervenute: le domande sono state fatte all’assessore e alla Giunta più volte, ha detto. La scuola dell’infanzia in Trentino, ha aggiunto, è sempre stata d’esempio a livello nazionale. Anche gli asili nido sono una realtà scolastica e qui dovrebbe essere rivolta l’attenzione, al fatto che debbano costituire un diritto e non un privilegio per pochi. Le ragioni delle insegnanti, ha aggiunto, sono importanti e non sono state tenute in considerazione. Occupare gli spazi nel periodo estivo significa poi mettere un punto di domanda sulla manutenzione strutturale degli edifici. La vicenda, ha aggiunto, è stata scaricata addosso alle insegnanti senza mettere al primo posto i bambini e il loro benessere.
Anche da Paola Demagri è arrivato il sostegno ai firmatari della petizione. Ha detto di non aver mai trovato una categoria che abbia difeso con tanta fermezza le persone a cui si rivolge il servizio che eroga: le insegnanti hanno difeso i bambini con un approccio di unione, non divisivo. Le aperture a luglio? Servirebbero dei dati sul benessere dei bambini oggi rispetto al passato. Demagri ha ribadito quindi l’attenzione, come forze di opposizione, ai bambini, la volontà di raccogliere l’istanza delle insegnanti a occuparsi del benessere del bambino.
Lucia Maestri (Pd e vicepresidente della Quinta) ha parlato della petizione come di un corposo contributo di riflessione e pensiero sul quale si è trovata la più ampia condivisione. In questa vicenda è affiorata secondo Maestri una dinamica divisiva tra scuola e famiglia, si è giocato sul depotenziamento della figura dell’insegnante della scuola dell’infanzia. La consigliera ha parlato di uno strappo che si è consumato ed è testimoniato dalle oltre 8.000 firme a sostegno della petizione. Ha apprezzato quindi la domanda fatta dalle referenti che hanno chiesto se debba prevalere l’aspetto pedagogico o la scelta politica. Nel secondo caso la dimensione scientifico-pedagogica viene meno, ha affermato la consigliera. Quindi l’accenno alla variazione di bilancio e alla presentazione in questa cornice di un emendamento volto a togliere il mese di luglio, ancora una volta bocciato, ha ricordato.
Filippo Degasperi si è detto rincuorato del fatto che non si sia mollata la presa sul tema. È chiaro, ha dichiarato, che si è voluto scaricare sulla scuola le conseguenze delle scelte adottate dalla politica contro i lavoratori. Ancora: si è voluto fomentare la divisione della società contro gli insegnanti. Il consigliere ha fatto riferimento al ruolo del Dipartimento che, ha affermato, non ha dato alcun contributo in termini di dati, ricadute, informazioni: se il ruolo è quello di sottoscrivere acriticamente le scelte della politica si può fare a meno del Dipartimento. Si sarebbe dovuto investire sulle famiglie, ha concluso Degasperi, ed è oggettivo che i lavoratori della scuola dell’autonomia sono quelli che stanno peggio.
I lavori della Quinta commissione sulla petizione proseguiranno con le audizioni di sindacati, Cal, Federazione scuole materne, Coesi, Ordine degli psicologi, Garante dei minori, Consulta dei genitori, Centro studi Erickson.