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CONSIGLIO PAT * QUARTA COMMISSIONE: « PISCINA PRABI E TERZO SETTORE SU NODI BUROCRAZIA – PERSONALE – CRITERI AFFIDAMENTO SERVIZI »

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16.19 - lunedì 17 aprile 2023

Il terzo settore in Quarta commissione: i nodi di burocrazia, personale e i criteri per l’affidamento dei servizi. Due i temi all’ordine del giorno della seduta di oggi della Quarta commissione permanente presieduta da Claudio Cia (Fratelli d’Italia): la consultazione dell’assessore allo Sport del Comune di Arco Dario Ioppi sulla petizione 22 di richiesta di revisione del progetto relativo alla piscina di Arco e le criticità evidenziate dal Terzo settore derivanti dalle nuove procedure per l’affidamento dei servizi socio-assistenziali. Per quest’ultimo argomento diversi sono i nodi evidenziati dagli operatori: difficoltà legate alla burocrazia, l’impossibilità di garantire uniformemente i livelli essenziali connessa alle procedure di affidamento dei servizi e la situazione degli operatori.

Piscina di Prabi: il Comune difende il progetto
Il futuro della piscina di Arco era già passato in Quarta commissione lo scorso 13 marzo in occasione dell’apertura della trattazione della petizione 22: la richiesta è di rivedere in corso d’opera il progetto di Amsa Srl che prevede la ristrutturazione della piscina olimpionica comunale di Prabi per realizzare un centro natatorio. Il nodo è la mancata previsione, nel progetto, di una vasca sportiva da 50 metri. Quella da 25 metri prevista è ritenuta dai firmatari della petizione sottodimensionata e insufficiente rispetto alle necessità dell’utenza sportiva estiva. Oggi la trattazione del tema in commissione è proseguita con l’audizione del Comune di Arco, per cui ha preso la parola l’assessore allo Sport Dario Ioppi. Questi ha in principio spiegato il background che ha portato alla ristrutturazione della piscina di Prabi: dopo 50 anni dal precedente intervento era necessaria perché non c’erano più le condizioni di sicurezza per l’utilizzo. Il lavoro di ristrutturazione, ha proseguito, è pensato in relazione a un uso sportivo, ma che consenta un utilizzo anche della comunità. Un intervento che vedrà inoltre predisporre una copertura della piscina dedicata agli allenamenti per rispondere alle esigenze del territorio. L’assessore si è detto francamente stupito per l’insorgenza di comitati contrari perché la ratio con cui si sta procedendo prende in considerazione le esigenze di tutti: una volta completata, la piscina sarà un fiore all’occhiello per tutta la comunità, ha affermato.

La parola è quindi passata ai consiglieri. Secondo Paola Demagri (Casa Autonomia.eu) le considerazioni dell’amministrazione sono basate su dati scientifici (il numero di accessi), tecnici (la vetustà della struttura) e una decisione amministrativa di cui il Comune ha a tutti gli effetti pienamente diritto.
L’assessore allo Sport ha ricordato che non è escluso, anzi, si sta già lavorando nel senso di un ragionamento di una piscina di uso sovracomunale. Tra i molti fattori presi in considerazione per il progetto di Prabi, ha raccontato poi, c’è quello della gestione di un impianto natatorio, non facile di questi tempi: la piscina di Prabi avrà vasche ridotte e quindi costi ridotti. Non si è voluto penalizzare l’attività sportiva, anzi: a fine lavori a Prabi ci sarà una piscina da 25 metri e 5 corsie che verrà coperta e sarà dedicata alle società sportive e non all’attività mista.
Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha ricordato che un’amministrazione ha il dovere di ascoltare tutti e il compito di fare sintesi. La fase di ascolto è avvenuta, ha affermato il presidente della Quarta commissione. Ha quindi chiesto all’assessore un approfondimento sul contesto in cui è nata la petizione e su come si concilierà l’opera di Prabi con l’impianto sovracomunale di cui si sta ragionando.

L’assessore Ioppi ha risposto ricordando lo scontento legato allo smantellamento della piscina da 50 metri, un impianto che ha descritto come impossibile da sostenere al giorno d’oggi. La copertura della piscina da 25 metri, ha ribadito, darà la possibilità agli sportivi di allenarsi più mesi all’anno, di sicuro di più dei 3-4 mesi estivi in cui era fruibile la piscina di Prabi. Una piscina di 50 metri coperta, ha proseguito, è comunque presa in considerazione nello studio in atto di una piscina sovracomunale. Si è già nominata una commissione, si è interloquito con un esperto di impianti natatori, sono state individuate tre possibili collocazioni. Accanto a questa piscina si pensa a un centro wellness che aiuti ad abbattere i costi. L’assessore si è detto convinto che le due proposte assieme potranno essere funzionali alle esigenze non solo del territorio, ma anche del turismo; un sogno che si vuole provare a realizzare e che passa anche per la ristrutturazione della piscina di Prabi.

Paolo Zanella (Futura) è intervenuto descrivendo la questione come di rilevanza più comunale che provinciale. Ha detto di capire il disagio per chi praticava lo sport a Prabi che dovrà spostarsi su Rovereto o Trento. Purtroppo si parla di uno sport dai numeri ridotti, ha aggiunto, non si possono fare piscine per allenamento in ogni realtà; forse la Provincia potrà eventualmente intervenire in aiuto alle famiglie che subiscono questi disagi. Secondo Zanella si deve puntare sulla struttura provinciale coperta di Trento che consentirà di nuotare ed allenarsi 365 giorni all’anno.
Demagri è nuovamente intervenuta parlando che di decisioni molto sensate dal punto di vista amministrativo e di una valida scelta da parte dell’amministrazione comunale.

Anche Cia ha sottolineato che il confronto nel caso di Prabi è avvenuto. La commissione può fare poco, parlare ed esprimere considerazioni: non si può pensare che in ogni valle ci possa essere tutto in termini di impianti.
Luca Zeni (Pd) ha parlato di valutazioni che vanno fatte, anche se possono non piacere a tutti; si parla di impianti complessi. Ha poi sottolineato per la commissione la necessità di rispettare il proprio ruolo e quello del Comune. Un argomento ripreso da Cia, che ha ricordato che il lavoro della commissione non può bypassare quello del Comune di Arco. D’accordo su ciò è anche Mara Dalzocchio (Lega).

Terzo settore e affidamento dei servizi, audizioni in commissione
Sempre lo scorso 13 marzo la Quarta commissione aveva affrontato anche il tema delle criticità evidenziate dal terzo settore, derivanti dalle nuove procedure per l’affidamento dei servizi socio-assistenziali. Un argomento già trattato in passato dall’organo consiliare, su istanza della Consulta provinciale delle politiche sociali. Questa mattina i consiglieri della Quarta hanno ascoltato in merito gli operatori del settore. La commissione, ha ricordato il presidente Cia, in questa fase ha solo il compito di audire, non di proporre soluzioni che possono essere invece elaborate dalla componente della Provincia, rappresentata questa mattina dal dottor Ruscitti presente assieme a Pallanch, Sartori, Albertini.

Tonelli: serve una conferenza d’informazione
Primo a prendere la parola in commissione è stato Paolo Tonelli, presidente della Consulta delle politiche sociali che ricordato la massiccia operazione d’ascolto fatta nel 2022, dalla quale è emersa una sostanziale identità di vedute tra pubblico e privato che però fatica a tradursi nelle decisioni politiche, nelle modalità con di organizzazione dei servizi nella realtà provinciale. Il presidente ha poi ricordato l’assemblea generale dello scorso 18 gennaio: è emersa una stanchezza da parte degli operatori del settore sociale, ha detto. La realtà del welfare trentino ha sempre visto un grandissimo entusiasmo, una passione degli operatori nel portare avanti il loro lavoro; con ciò contrasta la disaffezione riscontrata in assemblea, dovuta al venir meno del sentirsi considerati importanti dalla politica e dai governi. Dal 18 gennaio, ha rilevato Tonelli, è anche intervenuta una novità positiva: al termine dei tre anni di sperimentazione sull’accreditamento e catalogo dei servizi sono stati attivati parecchi tavoli a cui sono invitate le varie organizzazioni, che serviranno per rivedere le criticità contenute nelle nuove regole. L’auspicio espresso è che questo lavoro porti a un miglioramento, necessario anche in termini di costi burocratici, pesanti per le piccole cooperative. Un’altra questione riguarda le modalità di affidamento da parte delle 16 comunità di valle: sarebbe necessaria, ha detto Tonelli, una riflessione sul rapporto tra l’autonomia delle comunità di valle e la necessità del coordinamento dei servizi nelle modalità della loro erogazione e in quelle dell’affidamento.

Ha quindi rivolto una richiesta alla Provincia: ci si ponga questa questione per raggiungere un’omogeneità necessaria. Un’altra questione, ha detto Tonelli, è un’analisi sugli impatti degli affidamenti dei servizi: se si confronta l’aumento delle difficoltà delle persone con il numero dei servizi erogati sui territori si deve constatare che in molti casi questi ultimi sono carenti. Ha quindi fatto accenno all’emergenza abitativa, parlato del bonus del 110 come un provvedimento che ha finito con il pesare sui poveri, delle famiglie sfrattate per morosità da appartamenti Itea: il problema, ha detto, viene affrontato dai servizi sociali che intervengono con i soli strumenti che hanno, garantire un tetto a madre e figli separatamente dal padre. Si deve rispondere ai diritti, ha detto Tonelli. Sullo spazio argento: si è visto un appesantimento burocratico e un aumento dei costi correnti che vanno a deperimento dei servizi. Infine Tonelli ha chiesto, se possibile, di organizzare una conferenza d’informazione sulle questioni sociali e sul rapporto tra sociale e sanitario.
Cia ha ricordato la procedura: la conferenza d’informazione deve essere richiesta da almeno tre presidenti di gruppo consiliare. Nulla vieta comunque di pensarci, ha aggiunto.

Dori: il futuro è l’integrazione di sociale e sanitario
È stata quindi la volta della relazione di Renzo Dori, presidente della Consulta per la salute che ha parlato di una sostanziale condivisione delle tematiche proposte da Tonelli. Ha parlato di un lavoro in progress per l’integrazione dei settori sociale e sanitario: un modello di welfare più avanzato, ha detto, passa per il superamento delle incrostazioni che vedono il mondo sociale e il mondo sanitario disgiunti. E proprio le questioni rilevate da Tonelli secondo Dori sono dovute, almeno in parte, a un vecchio modo di affrontare le tematiche in modo disgiunto. L’unitarietà permette invece di razionalizzare i costi e fornire risposte di maggiore qualità agli utenti.

Consolida e Cooperazione: nuovi problemi amministrativi
Serenella Cipriani, presidente di Consolida, ha rappresentato con il suo intervento, condiviso con Italo Monfredini, anche la posizione della Federazione della cooperazione. Cipriani ha indicato la presenza di un problema tecnico e di sostenibilità delle organizzazioni, in parte dovuto ai nuovi criteri, a cui si deve far fronte da un punto di vista organizzativo e amministrativo. Ha posto l’attenzione sulla questione risorse, soprattutto in questo momento in cui si va verso l’assestamento di bilancio.

Cnca: difficile garantire uniformemente i livelli essenziali
Massimo Komatz ha parlato per il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza e ha dato voce a una preoccupazione: bisogna riuscire a fare, ha auspicato, nel più breve tempo possibile una lettura dei fenomeni per evitare che storture nell’implementazione di un sistema nuovo divengano elementi che creano ingiustizie o sperequazione. Bisogna guardare in maniera organica ciò che sta accadendo sul territorio, ha detto, a partire dal fatto che non si sta verificando l’obiettivo della riforma, ovvero un efficientamento nella risposta ai bisogni. C’è il dubbio che i livelli essenziali non siano garantiti in modo uniforme sul territorio provinciale, ha spiegato. Sui costi: c’è una questione di sostenibilità organizzativa e di costi amministrativi per le realtà non profit.
Michelangelo Marchesi (Cnca e Comitato di programmazione sociale) ha ricordato che le questioni dibattute stamattina in scadenza di mandato potrebbero essere oggetto di analisi anche in termini di lascito per il prossimo consiglio provinciale che si troverà ad affrontare una situazione piuttosto complessa. Servono soluzioni per un mondo che sta cambiando e che alimenta l’insorgere di nuove disuguaglianze, ha detto. Sulle quali, ha ricordato, non possono pesare nuove difficoltà burocratiche.

Il Coordinamento inclusione e prevenzione: troppa burocrazia
Angelo Prandini (Coordinamento inclusione e prevenzione) ha fatto l’esempio (“assurdo”) di persone che, a parità di disabilità, ricevono risposte differenti a seconda del luogo di residenza. Si sta assistendo a un maggior investimento di risorse sulla parte amministrativa, ha affermato, a un arretramento rispetto al bisogno. C’è poi un tema di risorse che la Corte dei conti potrebbe attenzionare, ha dichiarato, riferendosi al ruolo delle comunità di valle: che senso ha portare a 16 volte le procedure di affidamento dei servizi che potrebbero avere valenza provinciale?
Sempre per il Coordinamento Chiara Dossi ha chiesto l’aiuto della politica: c’è un problema per gli operatori del terzo settore, ha affermato, che a parità di funzioni sono pagati meno rispetto a dipendenti del pubblico. Gli operatori, ha spiegato, vivono in assenza di certezza del lavoro legato alle gare di appalto, su loro pesa la rotazione. Ancora, l’organizzazione stritola l’attività, gli adempimenti burocratici non lasciano forze per fare altro, non si riesce più a rispondere ai bisogni della comunità, i bilanci sono in rosso e non c’è più margine di manovra.

Forum del terzo settore: concentrarsi sul servizio e non sulle procedure
Andrea La Malfa per il Forum del terzo settore trentino ha rilevato un’urgenza della situazione. Ha richiamato l’attenzione su un tema di garanzia dei diritti dei cittadini che usufruiscono dei servizi, sulla disparità dei servizi tra diversi paesi. È necessario avere dei livelli di servizio più omogenei, ha detto, e bisogna spingere sul risultato e non sulle procedure. I bisogni sono cambiati, si vede sul tema casa, ha ricordato La Malfa, serve un cambio di passo.

Anffas: ora si riveda il catalogo dei servizi
Paolo Girardi (Anffas), intervenuto con Luciano Enderle, è tornato sulla difficoltà di interlocuzione con 16 enti diversi. Ha trattato della necessità di rivedere il catalogo dei servizi che regola l’impostazione dei servizi socio-assistenziali di cui, ha detto, è già emersa l’inadeguatezza. Lo strumento amministrativo dell’affidamento può essere diverso a seconda del territorio, ha aggiunto, basta però che nella modalità di applicazione ci sia della flessibilità per andare incontro a una realtà sfaccettata.

 

Le domande dei consiglieri
Paola Demagri ha posto l’accento sulle disuguaglianze rilevate nell’applicazione del catalogo. Ha quindi chiesto a Tonelli un approfondimento sui tavoli di lavoro.
I tavoli, ha risposto Tonelli, sono quelli convocati dopo l’assemblea e sono specifici per la revisione a conclusione del triennio del catalogo dei servizi e dell’accreditamento. Ha detto di riporre fiducia in questo lavoro di revisione. L’altra parte del problema, ha proseguito, che fa chiedere la conferenza d’informazione, è la necessità di aprire una riflessione a tutto tondo sul welfare in Trentino: ciò che demotiva chi lavora nel settore è che, in un momento in cui la Suprema Corte rivoluziona la logica mercatista, in Trentino si rischia di fare l’operazione contraria.
Paolo Zanella ha parlato di un grido d’allarme del welfare trentino che la politica deve raccogliere. Un grido d’allarme parziale rispetto a quello che sta accadendo, che vede a rischio la tenuta del sistema dei servizi che si basa su un fattore umano. Zanella ha posto l’attenzione sulla demotivazione del personale dei servizi sociali che provoca uno svuotamento degli stessi in termini di personale. Bisogna agire per permettere almeno il rinnovo della contrattazione integrativa: ha quindi chiesto se è almeno modificabile la leva economica. Il consigliere ha ricordato l’iniquità provocata da affidamenti disomogenei. Poi ha chiesto se ci siano servizi nel catalogo che dovrebbero divenire di rilevanza provinciale.

Cipriani ha risposto sul tema delle risorse: servono per pagare i collaboratori, ha detto, il rinnovo del contratto di secondo livello sta andando per le lunghe. In ballo c’è anche la revisione del contratto nazionale scaduto, ha aggiunto. Bisogna tenere presente che servono risorse, ha detto, anche per sostenere chi lavora in appalto nel momento del rinnovo. Per questo tema si guarda all’assestamento di bilancio.
Dori ha parlato di una fase in cui, con fatica, si sta ragionando della medicina di territorio, di vicinanza: vanno valorizzati gli interventi in questo contesto e in ciò il terzo settore deve essere protagonista. Il terzo settore chiede di non essere ancora una volta marginalizzato.
Prandini ha auspicato politiche che spingano verso la costruzione di reti per avere un territorio responsivo. Ciò però richiede la presenza di una struttura amministrativa minimale. Tra il centralismo e il nanismo, ha proseguito, bisogna identificare una misura che regga, non è solo un problema di catalogo.
Mara Dalzocchio ha ringraziato Tonelli per aver parlato dei tavoli, di un confronto già in corso con la Provincia. Di ascolto non ce n’è mai abbastanza, ha aggiunto, bisogna continuare in questo senso. Secondo la consigliera le piccole realtà sul territorio vanno sostenute e la collaborazione è fondamentale.

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