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CONSIGLIO PAT * QUARTA COMMISSIONE : « ISCRIZIONE DELLE PERSONE SENZA FISSA DIMORA AL SISTEMA SANITARIO, BOCCIATO IL DDL ZANELLA »

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17.16 - mercoledì 3 maggio 2023

Iscrizione delle persone senza fissa dimora al sistema sanitario, bocciato il ddl di Zanella. Pomeriggio di lavori nella Quarta commissione di Claudio Cia (Fratelli d’Italia) con le audizioni relative al disegno di legge 159 di Paolo Zanella (Futura) che mirava a estendere l’iscrizione al sistema sanitario provinciale delle persone senza fissa dimora. I consiglieri oggi, alla presenza dell’assessora Segnana, hanno ascoltato i rappresentanti di Azienda sanitaria, Centro Astalli, Gris. Poi il dibattito e il voto: il disegno di legge è stato respinto con quattro voti contrari e tre favorevoli.

Un ddl, il 159, scritto con lo scopo di integrare la legge provinciale sulla tutela della salute del 2010 introducendo l’iscrizione delle persone (italiane e straniere con regolare permesso di soggiorno) senza fissa dimora e senza residenza al sistema sanitario provinciale. È il disegno di legge di Paolo Zanella (Futura) che lo stesso proponente aveva descritto, lo scorso 13 marzo quando era iniziato l’esame in Commissione, come un tentativo di ampliare il diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione. L’esame è proseguito oggi con le audizioni e il dibattito in merito. I lavori della Quarta commissione si sono conclusi con la votazione: il disegno di legge è stato respinto con 4 voti contrari, 3 favorevoli e nessun astenuto.

Azienda sanitaria: ora si usano iscrizione temporanea, Team e Stp
Primo a intervenire in Quarta commissione è stato il dottor Giuliano Mariotti, direttore sanitario dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, che ha descritto l’attuale gestione delle persone senza fissa dimora: i pazienti in genere si rivolgono in pronto soccorso dove nessuno viene mandato via, ha assicurato. Poi avviene la presa in carico: per i cittadini italiani senza fissa dimora dal 2006 la Provincia consente un’iscrizione temporanea (6 mesi) al servizio sanitario. Lo stesso vale per i cittadini europei in assenza di tessera Team. Per i cittadini extraeuropei è invece prevista l’assegnazione del codice Stp, una procedura sempre temporanea. Dopo aver esplicitato l’operatività attuale, il direttore Mariotti ha accennato al caso di persone che si spostano di continuo e ai problemi amministrativi che potrebbero insorgere qualora si dovesse iscrivere al servizio sanitario locale cittadini senza fissa dimora che poi non rimarrebbero in Trentino. Anche l’accesso al medico di medicina generale è possibile, ha proseguito, e questo viene pagato dall’Azienda sanitaria, in caso di certificato di copertura temporanea.
Dopo il suo intervento è intervenuto il firmatario del ddl Paolo Zanella (Futura): è vero che la questione è più amministrativa che sanitaria, ha affermato, chiedendo comunque qualche chiarimento soprattutto in merito alla disposizione della Provincia. Il consigliere ha quindi evidenziato un paradosso: le persone irregolari nel territorio hanno diritto a prestazioni, anche alla medicina di base, non lo hanno le persone regolari ma prive di residenza. Il criterio della residenza, ha proseguito, non è più attuale. Zanella ha auspicato un passo in avanti alla stregua di altre regioni ed evidenziato le storture del sistema. L’estensione dell’iscrizione al sistema sanitario dei senza fissa dimora comporterebbe, secondo il primo firmatario del ddl, un alleggerimento sul pronto soccorso e un risparmio in termini economici.
Ha risposto a questa istanza Ivan Miorandi che ha precisato che la disposizione a cui si è riferiva Mariotti è del 2006, una nota dell’assessorato divenuta parte delle procedure del sistema sanitario locale. L’unica limitazione, ha sottolineato poi, è rappresentata dalla temporaneità e quanto previsto dal ddl andrebbe solo a normare quanto di fatto è già previsto per i cittadini italiani. Diversa la situazione per i cittadini stranieri per cui l’introduzione della legge lascerebbe aperto un tema dal punto di vista dell’accoglienza sociale ad esempio in caso di ricovero in Rsa.
Paola Demagri (Casa Autonomia.eu) ha parlato delle persone che, uscendo dal carcere, perdono di fatto la dimora e non ne hanno una alternativa: come viene incardinato l’utente? ha chiesto.
Ha risposto Miorandi dicendo che l’iscrizione del cittadino al servizio dipende dal titolo a iscriversi a esso: la dimensione italiana consente di intervenire. Per un cittadino extracomunitario invece l’iscrizione dipende dal permesso di soggiorno. Si presume comunque una sorta di raccordo tra le amministrazioni all’uscita dal penitenziario. Diversa ancora la situazione di cittadini europei. Una dimissione dal carcere di una persona senza l’intervento dei servizi sociali trova comunque la persona in difficoltà non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello di reinserimento nella società, ha precisato il dirigente.

Centro Astalli: ddl che sana un deficit
Le audizioni sono proseguite con quella di Stefano Canestrini del Centro Astalli. Il ddl è accolto con favore, ha affermato: capita spesso di incontrare persone senza fissa dimora, soprattutto straniere, che hanno difficoltà all’iscrizione al sistema sanitario nazionale. Il disegno di legge, secondo Canestrini, intende sanare una parte deficitaria. Nel ddl non è invece esplicitata – ha precisato – la parte relativa a chi possa avere titolo a segnalare le situazioni e fare da raccordo tra il terzo settore e i servizi del territorio.
Zanella ha sottolineato che il ddl è un’altra via che scavalca la questione residenza, ad oggi bypassata a livello nazionale con la residenza fittizia che comunque cambia da Comune a Comune.
Canestrini ha risposto con l’esperienza del Centro Astalli: il percorso per la residenza fittizia è altamente accidentato. Su Trento e Rovereto solo un lavoro personalizzato sulla persona senza fissa dimora, fatto di relazioni non strutturate, permette di arrivare all’assegnazione di una residenza fittizia. Negli altri centri del Trentino è difficile intervenire nello stesso modo. Il Comune di Trento ha una percentuale di concessione di residenza fittizia buona dal punto di vista numerico, ha concesso, ma ciò avviene solo grazie a una costante interlocuzione tra i servizi del territorio e il servizio pubblico.

Gris: oggi è il volontariato a rispondere, ben venga una legge
Il dottor Gianpaolo Rama, presidente del Gruppo integrazione salute (Gris), ha ricordato la convenzione sottoscritta con l’Azienda sanitaria per cui si integra la normativa trentina con ambulatori dedicati specifici, soprattutto destinati agli arrivi recenti di stranieri in Trentino. Negli ambulatori, ha raccontato poi, si vedono stranieri ma non solo: nel periodo post-Covid si vedono molte persone che non hanno assistenza di medicina generale pur avendone sulla carta il diritto. Si tratta di persone che hanno perso la residenza di origine in un altro Comune italiano o europeo, o di stranieri regolarmente presenti sul territorio ma che per motivi di povertà e difficoltà di trovare alloggio non hanno residenza. Si parla di situazioni sanitarie impegnative, anche croniche, che vengono gestite soprattutto grazie al volontariato. Ben venga quindi il ddl che copre questa fetta di popolazione che a volte si trova in situazioni di grande bisogno, ha concluso.
Anche Zanella ha fatto riferimento ad alcune situazioni di persone che di fatto hanno una residenza, ma non l’iscrizione al servizio sanitario. È il criterio della residenza, ha ribadito, a dover essere superato perché crea le distorsioni appena evidenziate.

Il presidente della Quarta commissione Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha quindi ricordato l’assenza alle audizioni dell’Associazione trentina accoglienza stranieri (Atas ha comunque inviato il suo parere favorevole al disegno di legge), del Punto d’incontro e del Consorzio dei Comuni (presenza anche in quest’ultimo caso sostituita da una relazione). È stata quindi la volta del dibattito.

Segnana: rischio di creare burocrazia
L’assessora Stefania Segnana ha detto di aver valutato il ddl assieme ai vari servizi dell’assessorato e con l’Azienda sanitaria. Si parla di due ambiti, sanità e servizi sociali, ha sottolineato. Le norme vigenti, ha proseguito, prevedono già un’iscrizione anagrafica al Comune e poi c’è la possibilità della residenza fittizia. La norma rischierebbe di creare ulteriore burocrazia, ha aggiunto, rispetto all’attuale sistema; riuscendo a dare la residenza fittizia tramite i servizi sociali incardinati nel Comune non si ritiene necessario creare un ulteriore sistema per garantire l’iscrizione al sistema sanitario. Attribuire un medico di medicina generale a un cittadino che ne ha già uno in un’altra parte di Italia creerebbe inoltre un conflitto, ha rilevato l’assessora. Semmai sarebbe opportuno cercare di individuare le difficoltà riscontrate dai Comuni e intervenire su di esse per snellire e migliorare la norma già esistente.
Il dottor Giancarlo Ruscitti ha lodato il lavoro del Gris, ha ricordato le attuali modalità di presa in carico e parlato della piccola parte di persone che nonostante tutto non accedono al sistema sanitario. Il problema, anche in merito a ciò, ha detto, è più sociale, riguarda la necessità di interfacciarsi con persone con realtà problematiche. E anche per coloro che escono dal penitenziario c’è una rete di supporto in uscita.

Zanella: diritti, la Provincia è ferma
Zanella ha preso la parola al termine della discussione, descrivendo le dichiarazioni della Giunta come dichiarazioni di chi si arrampica sui vetri. Ha quindi ricordato il senso del ddl, parlando dei diritti previsti dalla Costituzione. Le povertà sono in aumento, ha affermato poi, e sono le persone più in difficoltà e che hanno maggiore bisogno sono quelle escluse dal servizio. Ancora: le procedure non sono facili e poi c’è chi non vuole la residenza e non va punito. Mettere il paravento di un eccesso di burocrazia a un diritto fondamentale è vergognoso, soprattutto da parte di una Giunta che ha messo la residenza come requisito per altri diritti, ha dichiarato. E ha aggiunto: non si dica che non si può fare, perché altrove è stato fatto, non lo si vuole fare; con il ddl si voleva garantire il diritto alla salute, si volevano tutelare le persone italiane e straniere regolari senza residenza, che a differenza di quelle irregolari non possono andare da un medico di base. Secondo Zanella ancora una volta la Provincia di Trento non avanza sui diritti delle persone: o sta ferma o arretra mentre tutti gli altri vanno avanti. Anche i maggiori oneri erano minimi, ha detto infine: 30.000 euro all’anno, non 300.000 come scritto sul ddl che non ha comunque emendato.

Chiusa la discussione, il ddl è stato posto al voto. L’articolo 1 è stato bocciato, il 2 è decaduto di conseguenza. Il ddl non è passato: al voto tre sono stati i voti favorevoli (Zanella, Demagri, Zeni), quattro i contrari (Cia, Rossato, Paccher, Savoi). Nessuno si è astenuto.

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