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PRESIDENZA CONSIGLIO PROVINCIALE * PALAZZO TRENTINI – MOSTRE: KASWALDER, « INAUGURATA L’ESPOSIZIONE DI CESARE COVI E VILLA GHERTA, UN TUFFO NELLA BELLE EPOQUE TRENTINA »

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18.12 - venerdì 18 marzo 2022

L’ateneo valorizzerà l’edificio di Mesiano collegando le due sedi universitarie in collina. E’ tutta da vedere, la mostra che poco fa è stata aperta a Palazzo Trentini dal presidente Walter Kaswalder. “Trento 1900 – artisti trentini ai tempi della Belle Époque: Cesare Covi” – ha detto con orgoglio e soddisfazione – porta per mano i trentini alla (ri)scoperta di questo importante artista d’inizio secolo (il XX). L’esposizione – aperta ora con ingresso libero fino al 16 aprile – illumina anzitutto il contesto trentino in cui il pittore operò fra la fine dell’800 e i primi decenni del secolo scorso, con opere di autori coevi molto noti e apprezzati, come Umberto Moggioli, Luigi Ratini, Eugenio e Romualdo Prati, Luigi Bonazza, Alcide Davide Campestrini, G.Sanfior (c’è un suo ritratto a olio proprio di Cesare Covi).

 

 

I contenuti artistici sono stati dettagliati da Umberto Anesi, curatore assieme ad Alessandra Tiddia, facendo presente che questa bella operazione culturale arriva dopo quasi novant’anni di silenzio, se si pensa che l’ultima volta in cui le opere di Covi furono esposte fu in occasione della Mostra di ritratti d’artisti trentini contemporanei, ospitata nel 1930 presso il Circolo Sociale di Trento. Anesi ha anche fatto notare che la mostra apre a pochi passi da palazzo Sat, che ospita affreschi di Covi, e dalla galleria Garbari, antica sede della ditta tessile dell’imprenditore proprietario storico di villa Gherta.

C’è un altro pregio nella rassegna, quello di essere il risultato di una sorta di laboratorio progettuale, che sotto l’egida della Presidenza del Consiglio Provinciale, ha visto la collaborazione congiunta – e i prestiti – di Mart, Università degli Studi di Trento e Soprintendenza di Trento, compartecipi di un progetto culturale che pone nuove prospettive di studio non solo su Covi ma su un periodo, quello a Trento prima del primo conflitto mondiale, ancora aperto a nuove indagini, come ad esempio lo studio approfondito di un sito strepitoso come quello di Villa Gherta a Mesiano, affrescata appunto, da Covi.

Questo aspetto della feconda collaborazione istituzionale è stato evidenziato poco fa dall’assessore alla cultura, Mirko Bisesti, che ha ringraziato il presidente Kaswalder per aver offerto ai trentini un messaggio di ripartenza dalla cultura dopo due anni di terribile emergenza sanitaria. Felici dell’interazione tra enti qualificati si sono dichiarati anche la prorettrice dell’Università, Paola Iamiceli, e Franco Panizza, che ha rappresentato il presidente del Mart Sgarbi, riferendo come sia rimasto piacevolmente sorpreso della qualità di questo lavoro e curioso di poter visitare personalmente lo scrigno di villa Gherta.

Per il Mart è intervenuta anche Francesca Velardita, responsabile della gestione delle collezioni, da cui provengono molte delle tele esposte negli spazi di palazzo Trentini.
Importante oggi è stato anche l’intervento dell’architetto Michela Favero, responsabile della Divisione Architettura dell’ateneo trentino: ha informato infatti che si avvieranno lavori di messa in sicurezza del compendio, in vista del complessivo progetto di unificare l’area universitaria di Mesiano e quella di Povo, passando senza soluzione di continuità proprio per lo splendido edificio che fu dei Garbari.

Katia Malatesta ha rappresentato oggi la Soprintendenza ai beni culturali, che ha contribuito alla rassegna restaurando nel proprio laboratorio – e poi prestando – due importanti opere del Covi.

La curatrice Tiddia oggi non ha potuto essere presente. Si rinvia al catalogo per apprezzarne il grosso lavoro assieme ad Anesi. Assieme, riscattano davvero Covi da un ingiusto oblio. Il trentino fu pittore di paesaggi ma non solo, anche se la seconda parte della sua vita fu dedicata proprio a rappresentare la sua relazione con la natura solitaria, quella dei dintorni della sua abitazione a Celva, o dei pascoli alpini, visti attraverso il filtro di una sensibilità mutuata da Segantini. Essi sono presenti in mostra accanto ad alcune prove mature nell’ambito della ritrattistica e del disegno. La sua attività comprese anche opere decorative e affreschi in Austria e in qualche palazzo di Trento, come per l’appunto il ciclo decorativo di Villa Gherta, esempio eclatante di un gusto aggiornato ai tempi e allo stile Art Nouveau o Liberty. In mostra un’intera sala svela, attraverso bozzetti e una campagna fotografica sostenuta dall’Università degli Studi di Trento, grazie all’entusiasmo condiviso con Michela Favero e l’occhio attento di Pierluigi Cattani, l’unicità di questa sorta di opera d’arte totale.

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