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SANITA’ TRENTINO: PAOLI, BORDON OFFENDE LA CATEGORIA DELLA MEDICINA GENERALE

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11.43 - domenica 30 aprile 2017

(Fonte: Cisl Trentino) – Le dichiarazioni rilasciate ieri alla stampa da parte del Direttore generale aziendale dell’Apss dottor Bordon lasciano l’intera categoria della medicina generale allibita e basita, offesa nel sentirlo anteporre i “diritti” dei nostri medici alle sue scelte calate dall’alto etichettandoci come “pochi abitutati a lavorare insieme; tutti singoli professionisti che lavorano autonomamente,tranne qualche associazione su base volontaria”.

Ricordiamo a tutti che attualmente i loro medici di famiglia sono tutti collegati in rete, autodidatticamente, come richiesto nel 2006 dalla Provincia, con l’obiettivo n.13 assegnato all’Azienda sanitaria, per il quale la Direzione Generale prese un premio cospicuo in denaro pubblico.

Degli attuali 370 medici, più di 105 medici sono in associazione di rete con 21 associazioni; 100 medici sono in gruppo con 26 associazioni;67 medici sono in associazione periferica complessa con 17 associazioni.In totale più di 70 associazioni di liberi professionisti, da 3-10 medici, imprenditori autonomi, con a carico segretarie ed infermiere contrattualizzate, che supportano una attività territoriale continuata nel corso della loro giornata di 12 ore che rasenta, negli ambulatori principali,la maggior parte di loro proprietà, le dieci ore complessive al giorno.

A fronte di tale attività hanno prescritto qualche cosa come 6 milioni di prescrizioni per via telematica nel corso del 2016 ed hanno avuto una media di contatti giornalieri con i propri assistiti e con quelli dei loro colleghi associati di 70 al giorno, per totale annuo pari a 18.480 contatti e visite ognuno, in riferimento alla nostra popolazione, escludendo la popolazione turistica,che aggrava ancor più la situazione attuale al limite del collasso.

I nostri pazienti non chiedono sedi duplicate economicamente al Big Center, lontani dalle loro abitazioni e dalle farmacie, con medici pendolari, ma medici di famiglia che si occupino a domicilio e nelle loro vicinanze delle persone fragili,anziane, non autosufficenti e che non riescono neppure a prendere i mezzi pubblici per spostarsi da casa propria.

Ai sensi dell’art. 35 del nostro contratto è consentito al medico di famiglia poter contare anche a Trento su più ambulatori, per il valore di diffusione capillare dell’assistenza sanitaria e per il miglioramento della qualità di tale assistenza.

Pochi giorni fa, in Assessorato, avevamo concordato con il dott. Fedrigotti ed il dott. Bordon, che non si sarebbe dato corso ad iniziative nè su Ucc nè su Utap nè su strutture intermedie, fino a quando non fossero state organizzate le 24 Aft decise già con Rossi nel 2013. Dobbiamo purtroppo registrare, quindi, che le dichiarazioni del Direttore Generale descrivono un completo scollegamento tra Assessorato e Azienda di Trento, come ai tempi di Flor.

Secondo l’Assessorato il nostro contratto del 12 dicembre 2013 prevedeva “nel corso del 2014 una aggregazione (Aft) monoprofessionale ospitata gratuitamente in ciascun distretto sanitario ed, entro il 2017, 24 aggregazioni monoprofessionali estese all’interno dell’intero territorio provinciale, definendone le caratteristiche e le funzioni con patti territoriali”.

In antitesi alle sperimentazioni improbabili che dichiara Bordon, l’Assessorato ha più volte dichiarato che “l’Accordo nazionale vigente ha abrogato la disposizione che demandava alle Regioni e alle Province autonome la sperimentazione di forme associative”, come le Unità di cura multiprofessionali del dott.Bordon, e che, perciò, in Trentino “sono obbligatori, tra i modelli individuati in sede nazionale, solo le aggregazioni monoprofessionali, come declinato nell’accordo provinciale”.(Borgonovo Re).

In caso contrario, ogni medico di famiglia ha diritto a non prendere in considerazione alcuna proposta coercitiva e chiedere al giudice del lavoro di non partecipare a forme diverse da quelle contrattualizzate

Per quanto riguarda il Big Center o la Rsa di V.Piave, in particolare, promesse ad alcuni medici di famiglia senza accordi istituzionali, non si comprende perchè la rimanente parte di cento medici insiti su Trento dovrebbero pagare un contributo in denaro al Comune (a Martignano 185,96 euro mensili) o acquistare in proprio lo studio che per legge è privato per tutti,tranne che per le aggregazioni monoprofessionali.

La centralità del medico di medicina generale,identificato come, punto di accesso privilegiato ai servizi e come protagonista nella pianificazione ed organizzazione dei servizi sanitari territoriali che con Rossi e Flor aveva raggiunto l’apice nel riconoscimento di un direttore di distretto assegnato alla medicina generale,oggi cancellata da Bordon, raggiunge con le dichiarazioni attuali un livello di scontro mai raggiunto prima.

Il forte rapporto fiduciario esistente tra assistiti e medici e la profonda conoscenza spesso non solo clinica dei primi da parte dei secondi non si può estrinsecare, come dichiara Bordon, in una sovrapposizione di ruoli intruppando medici di famiglia e specialisti, segretarie e infermiere nell’attuale distretto sanitario del Big Center all’uopo costituito per tutt’altre esigenze che non quelle della medicina generale aggregata.

Rossi dichiarava, non molto tempo fa, che” in collaborazione all’Apss e alle Ooss dellla medicina generale si sarebbe valutata l’opportunità di sfruttare gli spazi normativi ed operativi affinchè il medico di medicina generale acquistasse progressivamente, in forma individuale o associata, quella centralità nel governo della salute e nella globalità degli interventi che non solo gli compete per “diritto” ma che è indicata negli atti di programmazione,non solo provinciale,come uno degli elementi fondamentali per il rilancio complessivo del sistema sanitario, sotto ogni profilo”.

In questa direzione andava sviluppata la trattativa di attuazione delle aggregazioni su cui sta facendo scena muta lo stesso Assessore Zeni.

A questo punto, pur rimanendo saldamente al tavolo di trattativa della Commissione provinciale, Cisl medici valuterà la richiesta di risarcimento collettivo, in riferimento all’accordo del 2013,del quale più volte abbiamo sollecitato l’attuazione, per la perdita di chance.

Ricordiamo che mancano all’appello dieci milioni di euro di progetti non messi in campo dall’Azienda e 4 milioni e mezzo annui, dal 2013 ad oggi, per le Aft monoprofessionali concordate da un contratto firmato liberamente da tutti nel 2013 e non impugnato da alcun medico di medicina generale…fino ad oggi.

 

 

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Dott.Nicola Paoli
Segretario Generale Cisl Medici del Trentino

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