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SANITA’: CIA, L’IMPRESSIONE È CHE L’APSS MINIMIZZI LA PROPRIA RESPONSABILITA’

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17.36 - venerdì 3 marzo 2017

(Fonte: Claudio Cia) – In seguito alla maxi truffa perpetrata ai danni dell’Apss, culminata con l’arresto di una ex dipendente, M.a.c., che aveva sottratto all’Azienda circa 5 milioni di euro, erogando rimborsi farlocchi per spese sanitarie riconosciute dall’Apss come “un indebito oggettivo”, è stata attivata con delibera n. 5 del 12 gennaio 2017, una procedura di recupero nei confronti di 40 utenti. Ora l’Ufficio stampa dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari corre ai ripari e fa sapere che, in merito alle lettere di richiesta di rimborso trasmesse ad alcuni utenti nelle ultime settimane, «ha chiesto ai cittadini la documentazione amministrativa e la motivazione delle spese rimborsate».

Dopo aver letto entrambi i documenti mi sono convinto che ci stiano prendendo in giro. L’ambigua identificazione di una richiesta di rimborso (in delibera e nella lettera inviata all’utente) con quella di pezze d’appoggio (nel comunicato stampa) snatura completamente l’atteggiamento dell’Apss nei confronti dei cittadini, nel senso che in un caso li si considera quasi correi della truffatrice, mentre nell’altro caso sembrerebbe sufficiente il possesso di pezze d’appoggio per essere scagionati da responsabilità e non vedersi ipso facto accollare l’onere di una restituzione presumibilmente molto gravosa.

La verità è che le lettere inviate non contengono nessuna richiesta di fornire le, così dette, “pezze d’appoggio” perché di fatto sono tutte agli atti e tutte già vagliate dagli uffici competenti. Tant’è vero che si è potuto stabilire l’ammontare del rimborso. L’impressione è che l’Apss cerchi di minimizzare la portata dell’iniziativa, resa pubblica, per distogliere l’attenzione dalle sue responsabilità, che rivelano l’assenza di trasparenza e controllo. Un comportamento e un’ambiguità che la dice lunga sulla serietà e le direttive “politiche” che orientano l’Apss trentina, che forse, non a caso, ha potuto essere truffata per così lungo tempo. Che la soluzione stia in un cambio ai vertici? Non lo sapremo mai, visto che chi paga, alla fine, sono sempre i più deboli.

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