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RICHIEDENTI ASILO: BORGA, LA GAZZARRA E L’IPOCRISIA DELLA MAGGIORANZA

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11.37 - giovedì 16 marzo 2017

(Fonte: Rodolfo Borga) – Ieri un nutrito gruppo di richiedenti asilo (non profughi, come continuano erroneamente ad essere definiti) ha organizzato l’ennesima gazzarra. Oggetto della protesta le condizioni in cui sono “costretti” a vivere a spese del contribuente, con particolare riferimento ad alloggio e vitto.

La Giunta provinciale, comprensibile che la misura è colma (o quasi), ha finto indignazione, dichiarando inaccettabili le proteste. Contestualmente ha escluso l’adozione di qualsiasi sanzione a carico dei responsabili della protesta ed anzi ha addirittura assicurato gli ospiti (a spese del contribuente) che si farà il possibile per venire incontro alle loro esigenze, che evidentemente Rossi e Zeni considerano legittime e fondate.

Premesso che questa gente dovrebbe essere immediatamente rispedita ai Paesi da cui proviene, dove certamente troveranno condizioni di vita migliori di quelle garantite loro dai contribuenti trentini ed italiani, Civica Trentina non può non censurare l’ipocrisia che ancor una volta caratterizza l’azione della maggioranza provinciale.

Maggioranza che da un lato definisce inaccettabile la protesta, ma poi garantisce che si attiverà per soddisfare le pretese dei sedicenti profughi, che sostiene il Governo nazionale responsabile di una gestione scellerata (che perfino l’Unione Europea censura!) del fenomeno, che, infine, ha in paio d’occasioni ha bocciato le proposte che Civica Trentina ha presentato in aula.

Come sopra rilevato, la scellerata gestione del fenomeno è imputabile al Governo nazionale (quello che Patt, Pd e Upt sostengono con convinzione). Conseguentemente il Trentino, come le altre Regioni, deve subire la presenza crescente (per l’anno in corso è previsto un aumento del 50%) di richiedenti asilo che il Governo distribuisce sul territorio dello Stato.

È noto che soltanto una minima parte dei richiedenti asilo ottiene una qualche forma di protezione internazionale. E ciò in conseguenza del fatto che la maggior parte dei richiedenti asilo non proviene da Paesi in stato di guerra, ma sono comuni emigranti economici. In Trentino, ad esempio, più del 90% dei richiedenti asilo sono giovani maschi provenienti da Paesi asiatici o dell’Africa subsahariana.

È noto, infine, che l’esame delle domande d’asilo richiede circa 2 anni. Ciò considerato abbiamo proposto un’iniziativa che ci pare fondata sul puro buon senso. Subordinare la collaborazione con lo Stato alla messa a disposizione delle risorse che consentano di ridurre drasticamente i tempi di esame delle domande dei richiedenti asilo. A non più di qualche mese, come avviene in altri Paesi.

La questione è prettamente amministrativa, in quanto dipende solo ed esclusivamente dalle risorse che sono destinate all’esame delle domande. I tempi possono quindi essere ridotti drasticamente; basta volerlo.

Se le procedure durassero non più di quattro mesi, sarebbe possibile trattenere i richiedenti asilo in luoghi che già esistono – quali le caserme non più utilizzate – prevedendo una logistica differenziata per le (poche) famiglie presenti.

In tal modo non ci sarebbe il problema della collocazione sull’intero territorio provinciale, si eviterebbero i contatti dei richiedenti asilo con la criminalità (i casi di cronaca parlano da soli) e ad iter completato sarebbe possibile inserire coloro la cui domanda è stata accolta.

Per contro coloro (la maggioranza) che si vedono rigettare domanda, e che conseguentemente devono lasciare l’Italia, potrebbero più facilmente essere espulsi, magari ricorrendo anche ai Cie di cui il Ministro Minniti ha promesso l’istituzione.

La nostra proposta è stata bocciata due volte dalla maggioranza di centrosinistra, che evidentemente privilegia il rapporto politico con i suoi referenti romani rispetto agli interessi dei Trentini.

Si rendono conto che anche i Trentini cominciano ad averne le tasche piene del business dell’accoglienza a spese del contribuente e quindi fingono d’indignarsi, ma poi non vogliono fare neppure quel poco che si potrebbe fare. Ipocriti!

 

 

 

In allegato il comunicato stampa:

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Foto: archivio Consiglio provinciale Pat

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