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ORDINE PROFESSIONI INFERMIERISTICHE TRENTO * CARENZA INFERMIERI: « NECESSARIE SCELTE CORAGGIOSE PER GARANTIRE NEI PROSSIMI ANNI I SERVIZI AI CITTADINI »

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14.19 - lunedì 14 gennaio 2019

La carenza riguarda anche gli infermieri. Necessarie scelte coraggiose per garantire nei prossimi anni i servizi ai cittadini e per la sostenibilità del nostro sistema sanitario

La carenza di personale medico che si verificherà nei prossimi anni in Trentino, come in tutto il territorio nazionale, sarà accompagnata anche dall’acuirsi della già cronica carenza di infermieri. Se oggi, infatti, il nostro Paese vede una presenza media di 5,6 infermieri ogni 1000 abitanti, a fronte di una media dei Paesi Ocse di 9,4 (rapporto Ocse 2018), nel prossimo decennio il pensionamento della generazione degli infermieri baby boomers potrebbe ridurre ulteriormente il numero del personale in servizio, mettendo a rischio la tenuta del sistema. L’Italia, inoltre, già strutturalmente con pochi infermieri, fa registrare un rapporto numerico infermieri/medici dimezzato rispetto a quello medio dei Paesi Ocse: 1,4 rispetto a 2,9. Anche solo per garantire il rapporto di tre infermieri ogni medico, in Trentino servirebbero già oggi oltre 250 infermieri.

Secondo gli standard di sicurezza internazionali ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo 6 pazienti per ridurre del 20% la mortalità e la letteratura internazionale è ormai concorde dell’associazione positiva fra “dose” infermieristica e esiti assistenziali. In Trentino ogni infermiere dipendente del Sistema Sanitario Provinciale assiste mediamente 10 pazienti – in Italia la media è 1/12, in altre regioni si raggiunge il rapporto di 1/9 e 1/8 – e vi sono realtà come le RSA e le strutture private convenzionate provinciali dove un infermiere arriva ad assistere più di 30/40 pazienti.

I dati Ocse confermano la carenza che senza un nuovo modello di assistenza andrà a totale discapito della cura dei pazienti. La cronicità e l’incremento dell’età media, aumenteranno i bisogni di assistenza e gli infermieri devono essere messi in grado di esprimere il massimo delle loro potenzialità professionali e agire le competenze acquisite nella formazione universitaria. A fronte di questi dati risulta chiaro che la situazione non è assolutamente rosea e rischiamo, di qui a pochi anni, di trovarci di fronte ad una vera e propria emergenza per il sistema sanitario nazionale e provinciale.

Per questo, come Ordine delle Professioni Infermieristiche di Trento, esprimiamo la nostra preoccupazione e auspichiamo che il Ministero della Salute, così come l’Assessorato Provinciale alla Salute, elaborino al più presto risposte sistematiche ed efficaci al problema.

Da una parte è fondamentale che si agisca sulle politiche di definizione e gestione dei fabbisogni di medici, infermieri e delle altre professioni sanitarie. Dall’altra è fondamentale rispondere allo scenario che si prospetta mantenendo elevate sicurezza e qualità delle cure per la popolazione. È quindi necessario rivedere i modelli organizzativi, con una “trasformazione strutturale” nell’organizzazione, con una crescita professionale degli infermieri e quindi che permetta di allargare il loro perimetro di azione, consentendo ai medici di focalizzarsi su aree di cura di competenza esclusiva.

E’ necessario un serio ed equilibrato rapporto tra i professionisti che si realizzi attraverso lo sviluppo e la valorizzazione delle competenze. Una programmazione e riorganizzazione coraggiosa quindi, per permettere al sistema sanitario provinciale di continuare a garantire standard di cure elevati ai cittadini trentini nei prossimi anni, non solo negli ospedali, ma sempre più anche nelle cure domiciliari e nelle strutture residenziali di assistenza. Un cambiamento che valorizzi le professionalità nel rispetto delle competenze proprie e dei singoli ambiti di autonomia, in un’ottica di presa in carico multiprofessionale.

Inoltre, per far fronte ad una contrazione dell’offerta di professionisti della salute, sarebbe importante investire in tecnologie e in informatizzazione spinta per liberare tempo lavoro a favore del contatto diretto con gli utenti. Se non si investirà in questa direzione, sarà difficile che il nostro sistema sanitario possa garantire i servizi universalistici, ancora fiore all’occhiello del nostro Paese. Sono necessarie decisioni importanti che tengano al centro l’interesse del cittadino.

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