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OPERAZIONE MANDINKA 2: FUGATTI INTERROGA, CINFORMI COSA FA?

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18.29 - mercoledì 8 febbraio 2017

(Fonte: Maurizio Fugatti) – La notizia dell’arresto di sette richiedenti asilo centroafricani, assieme a due italiani, per traffico di sostanze stupefacenti, getta ulteriori ombre e quesiti in merito alle politiche di accoglienza nazionali e provinciali. L’operazione Mandinka 2 condotta dalla Polizia di Stato – a cui vanno i nostri ringraziamenti per il lavoro svolto – pare sia terminata ieri mattina con l’arresto delle persone prima menzionate e diciassette ordinanze cautelari nei confronti di cittadini del Gambia, Guinea, Sierra Leone, Senegal, Mali, Nigeria ed Italia. Come specificato nel comunicato stampa emesso questa mattina dalla Questura di Trento, il traffico di droga sarebbe avvenuto tra Trento e Roma, Torino e Brescia, e sarebbe stato gestito da un’organizzazione criminale composta da richiedenti asilo per motivi politici-umanitari o di protezione sussidiaria.

L’operazione Mandinka – conclusasi lo scorso anno – pare abbia portato le forze dell’ordine ad investigare ancora più a fondo nella vicenda, temendo che dietro alle richieste di asilo vi fosse in realtà l’intenzione da parte di qualche soggetto di costituire delle organizzazioni criminali. E così pare essere stato. L’ennesimo esempio di come in realtà l’immigrazione selvaggia e clandestina, incentivata dall’assenza di politiche europee, nazionali e provinciali serie, sia un elemento negativo per tutti; a partire proprio dalla sicurezza dei cittadini. Inoltre ci si chiede come sia gestita davvero l’identificazione di coloro che raggiungono le coste italiane e quali controlli avvengano sui loro spostamenti da parte delle associazioni che gestiscono i centri di accoglienza. Ma Cinformi, oltre a cercare loro un lavoro e tutelarli durante la loro permanenza, non dovrebbe essere tenuto a controllare queste persone o quanto meno ad assicurarsi che le stesse non compiano azioni illegali? Chi controlla le stanze in cui sono alloggiati?

Se è vero che lo spaccio di droga avveniva al di fuori delle scuole, in Piazza Dante e altre zone del capoluogo fino al Muse, come è possibile che nessuno si fosse accorto di movimenti sospetti da parte degli arrestati? Ciò significa che bisogna aumentare il controllo all’interno delle strutture in cui i presunti profughi sono ospitati.

Ora auspichiamo in una loro immediata espulsione dal territorio italiano.

Tutto ciò premesso,

si interroga

il Presidente della Provincia

per sapere:

Se la Provincia autonoma di Trento fosse a conoscenza dell’operazione “Mandinka 2”;

Dove alloggiavano i sette richiedenti asilo arrestati nella giornata di ieri, da quanto tempo erano arrivati in Trentino, da chi venivano seguiti, a quali attività erano sottoposti durante l’arco della giornata;

Nel caso in cui i profughi fossero stati destinati all’occupazione di un appartamento, se si sia mai provveduto a controllare lo stesso e le persone presenti;

Se si ritenga doveroso, anche alla luce dei gravi episodi avvenuti sul territorio trentino, provvedere a controlli quotidiani presso le abitazioni destinate alla loro accoglienza per verificare non soltanto la loro presenza ma anche quella di eventuali persone esterne;

Chi si occupa, nel caso, del controllo dei presunti profughi all’interno delle strutture e se vi siano ispezioni all’interno delle stanze;

Se i profughi siano liberi di entrare da una struttura all’altra senza sottoporsi ad identificazione;

Se le azioni illegali descritte in premessa avvenivano anche all’interno delle strutture in cui erano ospitati;

Nell’eventualità in cui i profughi risiedessero in un appartamento, quali e quanti controlli vengono fatti nell’abitazione;

Quale ruolo ha Cinformi in merito al controllo dei presunti profughi sul territorio trentino oltre a quello di ricercare immobili e tutelare queste persone;

Quanti profughi minorenni risultano ad oggi presenti, dove sono alloggiati, quali programmi siano loro dedicati e quanto percepisce l’associazione che li segue a persona;

Chi sono ad oggi le associazioni che seguono tali progetti di accoglienza;

Considerato che i contatti avvenivano pare attraverso Whatsapp, se i cellulari in possesso dei profughi siano stati acquistati dalla Pat, con quale abbonamento eventualmente, quale modello e quale il prezzo degli stessi.

 

A norma di Regolamento, si chiede risposta scritta.

 

 

 

In allegato l’interrogazione contenuta nel comunicato stampa:

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