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AMBIENTE: LAC, ANIMALISTI INCONTRANO PRESIDENTE DORIGATTI

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19.25 - domenica 1 gennaio 2017

(Fonte: Lac) – Una delegazione di rappresentanti di associazioni ambientaliste e animaliste sia nazionali che provinciali è stata accolta giovedì 29/12/2016 dal Presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti. I delegati ringraziano il Presidente per la disponibilità ad un ulteriore incontro, dopo quello di fine estate in cui segnalavano che non vi era una effettiva e reale rappresentanza ambientalista nel gruppo dei 25 componenti della Consulta per la Riforma dello Statuto di Autonomia, e che, pertanto le istanze di una consistente parte di cittadini rischiavano di rimanere senza risposta.
I rappresentanti dei cittadini ambientalisti/animalisti attivi in Trentino, conoscono la realtà locale e vivono con allarme le derive pericolose per ambiente e animali, ma anche per il buon nome della Provincia Autonoma di Trento, che le azioni di governo dell’attuale giunta hanno posto in essere. Gli appartenenti al Corpo forestale provinciale e i custodi forestali, tecnici di alta professionalità e protagonisti della protezione ambientale, si vedono ridotti in quanto a numero e prerogative a favore delle onnipresenti associazioni venatorie, con perdita di occupazione e professionalità.
Il territorio prezioso che ci è stato tramandato per la sobrietà degli abitanti e per la difficoltà oggettiva nel deturpare il magnifico ambiente montano, perché impervio, rischia di non essere più tutelato dalla sua inaccessibilità e di soccombere, oggi, nell’epoca in cui le conquiste tecnologiche non sembrano avere quasi più nessun limite e alcuna difficoltà tecnica. In questi anni di crisi complessa, le ragioni delle autonomie sono state messe in discussione e hanno sempre più difficoltà nel giustificare la propria esistenza e nel farsi capire e accettare dai cittadini delle altre regioni italiane non altrettanto garantite.
Il rispetto ecologico dev’essere concreto e non di facciata. La reale tutela dell’ambiente e degli animali sarebbe un magnifico biglietto da visita per la nostra autonomia e ottima occasione di crescita culturale ed economica per il territorio, senza considerare il ritorno pubblicitario ad alto valore aggiunto perché di elevato livello etico, per non parlare dell’importanza di un ambiente “sano” per la salute e la qualità della vita dei cittadini.
Invece di essere presenti nei notiziari dell’intero pianeta come regione virtuosa che usa l’autonomia gestionale per proteggere gli animali e tutelare il proprio splendido paesaggio naturale, siamo famigerati per l’eccessiva disinvoltura nel concedere permessi a nuove strade, a nuove cementificazioni e deroghe alle norme edilizie, a nuove attività pseudo sportive lesive degli ambienti naturali e a nuovi privilegi per chi fa strazio della fauna selvatica. La natura ha la perfetta capacità di autoregolarsi fin dalla notte dei tempi, l’intromissione umana costituisce sempre elemento di grande squilibrio poiché, è scientificamente provato, non esiste una caccia rispettosa della natura ed etica.
I privilegi concessi al mondo venatorio, che rappresenta solo una minima parte della popolazione sia nazionale che provinciale (in Trentino, nel 1997, chiese l’abolizione della possibilità per il cacciatore di entrare liberamente nel fondo altrui ben l’83% dei votanti), non sono comprensibili: solo i cacciatori del Trentino Alto Adige/Südtirol potranno estendere il periodo di caccia oltre i limiti stabiliti, sparare anche nei territori delle altre regioni senza alcun legame col territorio di provenienza, sparare nei parchi naturali e uccidere animali appartenenti a specie protette ovunque nel resto del territorio nazionale e comunitario.
Non è difficile immaginare quali pesanti sanzioni della Comunità Europea, i cittadini di Trento e Bolzano, insieme agli altri italiani, dovranno pagare per la violazione degli obblighi sottoscritti per la tutela delle specie animali protette. Come se si trattasse di un privilegio feudale, alle Provincie di Trento e Bolzano è stato concesso di legalizzare il bracconaggio, infatti le deroghe concesse alle due province autonome consentono azioni altrove illegali e come tali perseguite e sanzionate: e ciò non sfuggirà di certo all’Europa e alle altre regioni italiane.
L’assessorato dedicato pare esprimere tutta la sua insofferenza nell’essere soggetto alle leggi europee di tutela e protezione di ambiente e animali: forse “Il Südtirol non è Italia” ma di sicuro il Trentino Alto Adige/Südtirol è in Europa e questo è indiscutibile, piaccia o meno, pertanto le norme sono uguali per tutti i cittadini europei. Tre orsi morti per bracconaggio e molti altri scomparsi senza che ne sia rimasta alcuna traccia non testimoniano la difesa di una specie tra le più protette al mondo. In Trentino molti funzionari preposti alla gestione di ambiente e fauna sono cacciatori e ciò costituisce un palese conflitto d’interessi; i guardiacaccia sono alle dipendenze delle associazioni venatorie, per cui siamo di fronte al fatto che il controllato paga il suo controllore; i censimenti degli animali selvatici sono affidati alle associazioni venatorie, quindi a chi ne trae vantaggio e tutto ciò non appare come garanzia di trasparenza e correttezza.
Il Parco Nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi parchi naturali italiani, è stato declassato ed è ormai spezzettato in tre piccoli parchi provinciali: non si può tutelare una delle ultime aree naturali d’Europa con la mentalità di chi la considera un’aiuola spartitraffico! Gli animali sono soggetti titolari di diritti riconosciuti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale, proclamata il 15 ottobre 1978 a Parigi presso l’UNESCO e la biodiversità ha un valore inestimabile, prezioso e insostituibile una volta persa.
IL PAPA ha scritto l’enciclica “Laudato Sì” in cui si manifesta la misericordia di Dio per ogni essere vivente e per il Creato e da noi si pubblicizza l’anziano prete cacciatore che dal pulpito condanna gli animalisti: in verità, chi è il peccatore? Colui che lascia vivere o chi uccide per diletto? Scienze quali pedagogia e psicologia ci indicano modelli positivi di educazione e istruzione per le nuove generazioni e da noi, invece, nelle scuole elementari si porta il verbo venatorio con il pessimo volume “Il cacciatore in favola” sponsorizzato dalla PAT. Quotidianamente raccogliamo le urla di dolore di cittadini indifesi che lamentano prepotenze, episodi di minacce e ritorsioni, uccisioni di animali domestici, distruzione di beni agricoli verso chi osa ostacolare i percorsi e le attività dei cacciatori.
Tutto questo e altro ancora ci obbliga a chiedere un deciso cambio di rotta al Governo provinciale e abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio provinciale di accompagnare, nei modi che riterrà opportuni, le nostre proposte di collaborazione e partecipazione positiva, mentre lo ringraziamo per l’attenzione e l’interesse dimostrato.
La Provincia Autonoma di Trento, con l’acquisizione dell’indipendenza gestionale su ambiente e fauna selvatica, ha anche il potere di vietare la caccia su tutto il territorio provinciale e rinunciare definitivamente alla cementificazione del patrimonio naturale che tutto il mondo ci invidia. Potrebbe, così, riproporsi come laboratorio di idee virtuose e trainanti per la collettività nazionale, dimostrando che “Autonomia Speciale” non è uno strumento per diventare più ricchi degli altri, ma più civili.

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