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GIORNATA MONDIALE PACE: VESCOVO LAURO, NELLA NON-VIOLENZA LA FORZA DI DIO

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13.32 - domenica 1 gennaio 2017

(Fonte: Diocesi Trento) – “I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino”. In quel bambino la fede riconosce il Salvatore del mondo. La parola “salvezza” fatica ad avere audience presso gli uomini e le donne di oggi. Qualora avvertano il bisogno di una qualche “salvezza”, lo riferiscono sostanzialmente all’uscita dalla precarietà o alla guarigione dalla malattia. Andare oltre questa dimensione della “salvezza” è condizione irrinunciabile perché si possa interagire col Dio di Gesù Cristo. Personalmente, sono convinto che la vita dell’uomo non sia teorema, idee chiare e distinte; sia, piuttosto, ricerca, grido, sete, continuo inizio.

La fatica dell’uomo contemporaneo di pensarsi in un simile orizzonte, non deriva dalla mancanza delle domande e dei desideri, ma da un sistema vita che non gli permette di dialogare con se stesso, di avere contatto con le proprie emozioni e i sentimenti più profondi. Il pensiero stesso, fuori dalle stanze tecnico-scientifiche, è impacciato, è reazione istintiva, inadatta a frequentare la profondità della realtà. Attenti osservatori della società e dei comportamenti, anche del mondo laico, parlano della fatica a lasciar emergere desideri e aspirazioni, soffocati da una crescente angoscia collettiva. Per uscire da questa situazione mi sembra indispensabile l’atteggiamento dei pastori che hanno il coraggio di abbandonare la custodia del gregge per affrontare la fatica di cammini inediti.

La custodia del gregge per noi può avere il volto delle mille occupazioni e preoccupazioni alle quali è costantemente connessa la nostra vita. Fidarsi dell’inesplorato può voler dire darsi tregua, avere il coraggio di disconnetterci per ascoltare le ragioni del cuore, che domanda di uscire dalla fredda contabilità del fare e dell’avere. Regalarci momenti di tregua dal convulso incalzare della vita è possibile, non scomodiamo il facile alibi della mancanza di tempo. L’agenda di giornata accanto a impegni improrogabili, annota tutta una serie di comportamenti che non hanno nulla di urgente e di decisivo, tranquillamente potrebbero essere modificati. In questo primo giorno dell’anno, potremmo fare “l’elogio del perdere tempo”, recuperando la gioia del silenzio e dell’ascolto, la gratuità d’incontri liberati dalla fretta e dalla narrazione di se stessi.

Solo in questo clima può essere custodita la meraviglia della grotta di Betlemme. In questo silenzio la donna di Nazareth ha sperimentato che Dio salva. Salva, anzitutto dalla violenza. Il Bambino di Betlemme è l’icona di un Dio che ha nella non-violenza la sua forza, come ci ricorda papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace. Non è il Dio che mette in fuga il tiranno, ma è il Dio costretto alla fuga. È il Dio che non trova posto, non il Dio che usurpa il posto agli altri. Il Dio che invita a mettere la spada nel fodero, non a estrarla.

Come può essere forte un simile Dio? Non è forse un perdente colui che fugge? Quella fuga non è una resa, non significa abdicare. Ha un obiettivo preciso: rivelare l’amore incondizionato di Dio e il valore inestimabile del volto di ogni persona. La storia riceve una gran Buona Notizia: Dio, in Gesù Cristo, ci ha messi in grado di porgere l’altra guancia. Di fermare la catena infernale dell’odio e della violenza, interrompendola con la nonviolenza. La vicenda umana, nel corso dei secoli e nei nostri giorni, ha le prove che la violenza e la guerra non hanno mai prodotto la pace, bensì preparano nuova violenza. La nonviolenza non è arrendersi al male, ma rispondervi con il bene, risalendo dal vortice dell’ingiustizia per generare la pace. Continuare a pensare di ricorrere alla violenza, per risolvere le controversie e le tensioni, è figlio della fretta di quest’ora della storia, che aliena l’uomo da se stesso, impedendogli – come ci ricorda papa Francesco – di far propria l’indicazione di Gesù che indica nel cuore umano il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace. “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,21). Solo dal “di dentro” di ognuno di noi può prendere le mosse la “rivoluzione cristiana” che ha il suo nucleo nell’amore “senza se e senza ma”. “Amate i vostri nemici” (Lc 6,27). Questa e non altro è la nostra vittoria.

+ Arcivescovo Lauro

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