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CONSIGLIO PROVINCIALE PAT: L’ACCORDO SULLA LEGGE CAVE APPARE PIU’ VICINO

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19.06 - mercoledì 1 febbraio 2017

(Fonte: Ufficio stampa Consiglio Pat) – Nel pomeriggio il Consiglio provinciale ha ripreso l’esame finale in aula dei due disegni di legge che modificano la normativa sulle cave del 2006: quello di Degasperi del M5s, respinto in Commissione, e il testo unificato Olivi-Viola che era invece stato approvato dall’organismo. Dopo gli interventi di Borga e Bezzi in discussione generale, l’assessore Olivi ha annunciato di aver predisposto un pacchetto di emendamenti per tener conto delle richieste emerse dagli incontri di ieri sera con i concessionari e di stamane con i lavoratori delle cave e, su richiesta di Civettini e Degasperi, il presidente Dorigatti ha sospeso i lavori per permettere ai consiglieri di opposizione critici con il testo unificato di prendere visione delle proposte di modifica. Dopo un lungo incontro tra questi ultimi, l’assessore e Viola, al rientro in aula Fugatti ha riassunto i residui motivi di disaccordo nonostante l’intesa raggiunta su alcuni articoli e si è riservato di pronunciarsi sugli emendamenti per acquisire l’esito dell’incontro che l’assessore Olivi avrà domattina alle 9.00 con i Sindaci dei sette Comuni dell’area del porfido. Dai successivi interventi è emersa una maggiore fiducia circa la possibilità di arrivare al voto finale della riforma entro la giornata di domani. I lavori in aula riprenderanno alle 10.00.

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In apertura il presidente Dorigatti ha informato che i funzionari stanno predisponendo alcuni emendamenti che potrebbero favorire il raggiungimento di un accordo.

Fugatti (Lega) ha ricordato che le tante sollecitazioni emerse negli ultimi 10 giorni giustificano la richiesta di approfondimenti da parte delle minoranze.

Rodolfo Borga (CT) è intervenuto per sostenere che non è corretto contrapporre gli interessi delle aziende e dei lavoratori. “Si tratta di una rappresentazione falsa, perché nessuna legge crea lavoro – ha aggiunto –, anzi, talune norme creano problemi”. Sono invece le imprese, per Borga, a creare lavoro. Le obiezioni avanzate dai Comuni non riguardano le tutele dei lavoratori ma altre norme, di cui si chiede una revisione nell’ottica di una maggiore comprensione delle esigenze delle imprese, rispondendo alle quali non verrebbero lesi i diritti dei lavoratori. “Nessuno vuole speculare sui lavoratori ma queste norme non riguardano solo loro”. Borga ha suggerito perciò una certa flessibilità, anche se non sui cardini della legge proposta, rispetto ai quali la Giunta non arretrerà. A suo avviso non tutte le obiezioni saranno accolte, ma alcune si potranno recepire: in caso contrario il rischio, per Borga, è di aggravare la crisi del settore.

Giacomo Bezzi (FI) ha osservato che qualcosa nell’iter della legge non deve aver funzionato, se da un lato i proponenti sottolineano il lungo lavoro preparatorio svolto coinvolgendo tutti i soggetti interessati, e dall’altro sul testo unificato emergano tante contrapposizioni nell’ultima ora. Ecco perché per Bezzi c’è bisogno di tempo per valutare gli emendamenti frutto delle ultime sospensioni dei lavori consiliari. L’esponente di FI, pur non negando che il testo della riforma contenga anche qualcosa di positivo, ha rilanciato le critiche delle associazioni di categoria. “Gli artigiani – ha ricordato Bezzi – contestano la forte burocratizzazione prevista da questa legge, che farebbe vincere non il lavoro ma le carte, e di carte si muore”. Il consigliere ha ricordato anche le critiche dei sindaci che giudicano la norma del testo Olivi-Viola “lacunosa e ingestibile”. Tre le richieste delle minoranze: meno burocrazia; sanzioni più equilibrate; una strategia per il futuro. Sbagliato infine, per Bezzi, introdurre con questa legge l’obbligo di legge di scavare fino al 40%, perché il rischio è di abbassare il prezzo del prodotto.

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L’assessore Olivi ha precisato che un conto sono i documenti con le osservazioni di industriali e artigiani citati in aula dalle minoranze, usciti dalle audizioni della Seconda Commissione, e altra cosa è il ddl unificato che recepisce molte richieste delle stesse categorie economiche.

L’assessore ha poi informato che le proposte di emendamento migliorative del testo scritte dai tecnici nella pausa pranzo che recepiscono le istanze degli imprenditori, degli amministratori e dei lavoratori sono pronte e possono essere presentate.

Claudio Civettini (CT) ha proposto di sospendere per mezz’ora la seduta allo scopo di vedere e comprendere questi emendamenti evitando di discutere “per partito preso”.

Degasperi (M5s) si è associato alla richiesta di Civettini non per intenti dilatori ma per avere riscontro del recepimento delle proposte di modifica avanzate nelle ultime ore.

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Nuova sospensione dei lavori per permettere alle minoranze di esaminare gli emendamenti predisposti dall’assessore Olivi. Restano distanze, ma un accordo è più vicino.

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Accogliendo i suggerimenti dell’assessore, di Civettini e Degaspseri, il presidente Dorigatti ha sospeso la seduta preannunciandone la ripresa alle 16.20. Al temine del confronto, durato un’ora in più rispetto al previsto per cercare un accordo, i consiglieri sono tornati in aula e Fugatti (Lega) ha spiegato che dopo questo ulteriore approfondimento da parte delle minoranze sugli emendamenti proposti dall’assessore Olivi e Walter Viola, le distanze tra gli opposti schieramenti si sono ridotte ma restano ancora su due punti: la previsione della decadenza delle concessioni se le imprese non estraggono nell’arco di tre anni almeno il 40% del porfido dai lotti delle cave di proprietà pubblica, salvo deroghe a fronte di problemi evidenziati dalle ditte; e l’aggravio di burocratizzazione e soprattutto delle sanzioni, che in qualche caso addirittura aumentano rispetto al ddl originario della Giunta. Su questi aspetti, ha ricordato Fugatti, le associazioni di categoria avevano contestato in sede di Commissione un eccesso di prescrizioni difficilmente sopportabile dalle imprese già oggi in difficoltà. Fugatti ha concluso sospendendo il giudizio sugli emendamenti perché domani mattina prima dei lavori in aula l’assessore incontrerà i Sindaci dei sette Comuni della zona del porfido.

Claudio Cia (misto) ha ringraziato l’assessore per lo sforzo di ascoltare tutti, consiglieri di minoranza contrarie, imprenditori, lavoratori e amministratori comunali, augurandosi che domani si arrivi ad un accordo sulla riforma.

Alessio Manica, capogruppo del Pd, ha ricordato che le tante sospensioni dei lavori in aula verificatesi oggi “possono sembrare strane, ma in realtà sono utili ad un dialogo e al perseguimento di accordo capace di soddisfare tutti i soggetti davvero interessati ad un positivo rilancio del settore. Il legislatore si è fatto carico dei nodi evidenziati dal tavolo di valutazione delle leggi, presenti nella normativa del 2006, per andare incontro alle esigenze dei Comuni. Si riconosce la piena titolarità e dei diritti delle Asuc e questo ha grande importanza. In secondo luogo questa riforma introduce garanzie sociali a tutela dei lavori che chi propone il ddl considera giustamente imprescindibili. Fondamentale è poi lo sforzo volto a spingere gli imprenditori verso obiettivi di qualità e di aggregazione: di qui   la norma sull’80-20 che impone la lavorazione del porfido. Da questa proposta sta uscendo quindi un percorso virtuoso e “mi auguro – ha concluso – che la notte porti al superamento dei residui motivi di disaccordo su questa legge per arrivare a licenziare la riforma sul settorre delle cave”.

Walter Kaswalder ha apprezzato il recepimento delle soluzioni alle criticità evidenziate e il raggiungimento di “una quadra” tra gli interessi di sindaci, imprenditori e lavoratori.

Pietro De Godenz (UpT), membro della seconda Commissione che aveva licenziato il testo unificato Olivi-Viola, ha ricordato di aver auspicato già al termine dei lavori dell’organismo possibili emendamenti ulteriormente migliorativi. E ora, ha osservato, il fatto che anche il collega Depasperi sia arrivato a condividere gran parte del ddl Olivi-Viola, dimostra la produttività del lavoro di medidazione svolto in questi ultimi due giorni. De Godenz ha segnalato anche l’importante emendamento da lui presentato per prevedere tempi certi (6 mesi) entro i quali dovrà essere adottato il regolamento la cui approvazione, altro punto importante della sua proposta di modifica, andrà subordinata ad un’intesa tra Comuni, Asuc e imprenditori. Su queste basi è lecito sperare per De Godenz, che domani si arrivi al voto finale e si avvi in tal modo il rilancio di un settore rilevante come quello del porfido trentino.

Filippo Degasperi (5 stelle) è intervento per motivare le ragioni che lo hanno indotto a non sottoscrivere del testo unificato Olivi-Viola, sul quale lui si era astenuto al momento del voto in Commissione. Il consigliere ha giudicato positivo l’inasprimento delle sanzioni, e si è poi soffermato sulla questione delle Asuc. Poiché i giacimenti sono per lo più di proprietà di Asuc, proprio queste a suo avviso avrebbero dovuto essere i soggetti più titolati per la migliore valorizzazione migliore delle cave. I limiti che il testo ora pone a questa valorizzazione, contraddicono i principi contenuti nella stessa legge sugli usi civici. Non si capisce, secondo Degasperi, perché le Asuc non hanno bisogno del tutore quando si tratta di prati e boschi mentre si prevede che l’abbiano nel caso delle cave di porfido. E ha aggiunto che le Asuc vengono sì coinvolte nel processo decisionale, ma si tratta sempre di un coinvolgimento sotto tutela. Bene comunque, ha proseguito, anche se ancora insufficiente, il passo avanti compiuto con gli ultimi emendamenti Olivi-Viola, con cui le Asuc vengono inserite nel comitato che decide i canoni da applicare. Quanto infine alla critica sullì’eccessiva burocratizzazione, sicuramente qualche aggravio Degasperi ha riconosciuto che c’è. La Provincia di Bolzano ha una legge di 13 articoli distribuiti su 5 facciate, ma il Trentino, dove esistono anche le Asuc, ha bisogno di un maggior numero di norme: su questo punto il consigliere ha sospeso il giudizio. “Vedremo – ha concluso – se l’appesantimento contribuirà a risanare il settore o avvantaggerà solo gli avvocati”.

L’assessore Olivi ha concluso asupicando di poter entrare domani nel merito dell’articolato e di arrivare a chiudere con il voto l’esame della legge. “Non c’è stata – ha precisato – alcuna ansia da prestazione legislativa”. Questo ddl nasce dalla convinzione che ci sia bisogno di una scossa, senza il timore per questo di cambiare qualche prassi e di puntare alla qualità della filiera il cui valore economico e sociale non deve essere disperso. “Abbiamo speso tante ore a discutere con i protagonisti e destinatari di questo lavoro. Lo sforzo – ha commentato Olivi – non è stato inutile nè dispersivo. Si è trattato piuttosto di un investimento perché la giornata di domani ci consenta di arrivare al voto”. “Esiste, ha continuato l’assessore, un momento per ascoltare, un momento per conoscere e approfondire, ma anche un momento per decidere”. Sul fatto che qualcuno ritiene che questa legge aumenti la burocrazia, Olivi ha sottolineato che “il settore del porfido trentino aveva bisogno di regole”. Regole che non vanno confuse con la burocrazia: regole che tutelano la qualità del lavoro, dei lavoratori e la sicurezza, facendo cooperare gli enti locali con un sistema che dia certezza agli imprenditori. Senza regole aumentano i rischi di opacità. Si tratta di vincere, per Olivi, la sfida dell’innovazione e della qualità. “Quello che oggi abbiamo salvaguardato – ha sottolineato l’assessore – è un capitale su cui poi potremo investire, perché solo se le imprese saranno più strutturate e robuste sul piano organizzativo e delle risorse umane vinceranno questa sfida”. L’aver ad esempio previsto che il porfido sia lavorato in cava è a suo avviso un investimento perché chi dovrà partecipare alle gare trovi un sistema più maturo e responsabile. Infine Olivi ha risposto alle critiche sulle carenze di confronto intorno alla legge prima di arrivare in aula. “Occorre probabilmente cambiare metodo – ha osservato – perché esiste un problema di rappresentanza che il Trentino deve affrontare quando si devono consultare i corpi intermedi. E perché chi ha ruoli di rappresentanza deve impegnarsi con le sitituzioni non solo per chiedere ma anche per proporre qualcosa”. L’assessore ha concluso affermando che una legge non è buona perché gode di un consenso preventivo, ma se serve a cambiare qualcosa in meglio, se spiunge a crescere in qualità e a fare alleanze: “questo è il consenso che cerchiamo – ha ribadito – non quello di domani mattina. Perché tra qualche anno dovremo poter dire che abbiamo attraversato una strettoia difficile, ma per investire sul futuro”.

 

 

 

 

In allegato il comunicato stampa:

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