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LETTERE AL DIRETTORE

GIAN PIERO ROBBI * ” L’EPOPEA DELLA FIRMA PER UN DISABILE GRAVE: L’INVOLUZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI E DEGLI ISTITUTI PRIVATI “

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11.19 - venerdì 7 settembre 2018

L’epopea della firma per un disabile grave: l’involuzione delle pubbliche amministrazioni e degli istituti privati.

Una delle attività per cui mi impegno nella mia lotta per i disabili e con i disabili (da disabile!) è l’amministratore di sostegno. Ebbene, in questa posizione ho compreso quanto per un disabile grave, a volte, sia difficile effettuare le più semplici delle azioni quotidiane, compresa quella di firmare un foglio di carta.

Vorrei ricordare a tutti quanto quest’azione, così “semplice” e immediata per la maggior parte della gente, sia in realtà fondamentale, ben più importante di quanto si pensi. Firmiamo contratti ogni giorno: in banca, per l’affitto, per comprare un bene a rate, dal notaio e perfino per ricevere pacchi o raccomandate dalla posta.
Noi lo facciamo senza pensarci troppo, considerandolo scontato; ci sono persone con gravi difficoltà motorie, tuttavia, per cui firmare diventa una vera epopea. Non poter firmare in autonomia rende la vita meno indipendente in tantissimi ambiti; non è una questione da prendere alla leggera.

C’è poi chi riesce a firmare con estrema difficoltà, tanto da rendere la firma poco leggibile. In questi casi molte amministrazioni pubbliche e istituti privati non possono accettare tali firme, richiedendo al disabile due testimoni che firmino in sua vece, presentando altresì i propri documenti e un modulo apposito. Purtroppo, però, questa procedura non è accettata ovunque, con conseguenti attese interminabili ed inevitabile frustrazione per il disabile e chi l’accompagna.

Si giunge al paradosso quanto, invece del sistema dei due testimoni, viene proposta l’alternativa di farsi aiutare, sempre da una persona autorizzata dal disabile, nell’atto pratico della firma: l’accompagnatore dovrebbe in questo caso guidare la mano del disabile, in modo che la firma risulti leggibile. In quest’ultimo caso si assiste a una vera e propria dignità minata: coordinare i movimenti di un disabile con gravi difficoltà muscolari e motorie non è facile, ma anzi quasi impossibile.

A tutto questo può metterci “una pezza” proprio l’amministratore di sostegno, che faccio da anni. Un ruolo introdotto dalla legge nel 2004 che fa le veci della persona disabile, garantendo al suo posto. C’è, tuttavia, un altro però.

Non tutti sanno che anche una firma illeggibile, sebbene, come già detto, numerose amministrazioni pubbliche e private non l’accettino, è sempre valida se riconosciuta da chi l’ha scritta. In pratica basta che il disabile riconosca la propria firma, per quanto strana o illeggibile essa sia: un elemento che andrebbe spiegato a tutti gli impiegati e ai lavoratori che si trovano davanti alla condizione di far firmare contratti a un disabile grave.

Ci sono associazioni, campagne e attività per promuovere proposte alternative alla firma fisica: firma elettronica, timbro o impronta digitale, per esempio, che siano valide anche per i contratti. Soluzioni che permetterebbero al disabile di apporre l’assenso in modo alternativo, senza dover essere costretti a ricorrere a lungaggini frustranti e procedure macchinose come quella dei testimoni.

Nel 2017, l’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) ha cercato di regolamentare in parte questo problema: si impone alle amministrazioni pubbliche di rendere accessibili i servizi a sportello e quelli on line anche ai disabili, invitando a comunicare eventuali inadempienze proprio all’Agid.

Il problema è però che la circolare non riguarda i soggetti privati, che possono regolarsi a modo loro. Ad oggi, tantissime amministrazioni risultano ancora inadempienti, quindi in quanto disabili si può incappare in una serie di problematiche di difficile risoluzione nel firmare un documento. Nessuno Escluso!

 

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Gian Piero Robbi

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