I benpensanti hanno pensato male. Che i tempi di percorrenza sul servizio Urbano di Trento siano da rivedere da anni è un dato di fatto.
Ora però, con l’introduzione della bigliettazione a bordo (prevista dal contratto Nazionale) e l’applicazione della direttiva (venuta dai piani alti dell’azienda, o direttamente dalla Provincia?) che obbliga l’autista a fermarsi a tutte le fermate a prescindere dalla presenza di utenti, siamo incorsi in un netto peggioramento.
Peggiora il servizio per l’utenza, e peggiora la qualità della vita dell’autista su cui gravano responsabilità e complicazioni legate ai passeggeri, ai biglietti e alle fermate, oltre che al traffico urbano. Proprio per via delle strade costantemente congestionate – vuoi per ragioni metereologiche, vuoi per l’ennesimo incidente in tangenziale – le corsie preferenziali andrebbero decisamente aumentate.
Ad oggi, invece, a causa dell’ottusa pensata dello stop obbligatorio alle fermate (anche senza segnalazioni di sorta da parte degli utenti), l’autista non trova il tempo per fare il capolinea e si deve sorbire tre o quattro ore consecutive di guida.
Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sulla salute di chi siede alla guida dei bus, non certo su quella di chi è in ufficio dietro a una scrivania e non si rende conto di questi disagi.
Alleghiamo le prove dei ritardi degli autobus in diversi giorni e un po’ a tutte le ore, anche senza eccezionali eventi metereologici o incidenti vari, solo quello che succede di prassi.
Nicola Petrolli
Segretario Uiltrasporti del Trentino