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RETEQUATTRO – ‘ STASERA ITALIA ‘ INTERVISTA A PAOLO GENTILONI: ” UN BRACCIO DI FERRO CONTINUO CON L’UNIONE EUROPEA LO FANNO TUTTI I PAESI, PERCHÉ ABBIAMO BISOGNO DI CRESCITA ED ESPANSIONE “

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00.58 - sabato 17 novembre 2018

​Nel corso della puntata di “Stasera Italia”, in onda ieri sera alle 20.30 su Retequattro, l’ex-Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, è intervenuto in merito a immigrazione, economia e governo attuale.

Sul problema immigrazione, dice: «Il lavoro del mio governo e gli ottimi risultati ottenuti non hanno risolto il problema delle paure e dei disagi che gli sbarchi clandestini provocano. Però devo dire che il lavoro del mio governo e del ministro Minniti ha risolto un pezzo fondamentale del problema: ora, il ministro Salvini si ritrova molto avvantaggiato, con gli sbarchi così ridotti.

La mia preoccupazione, e lo dico al Ministro Salvini, è che il Ministro degli Interni deve risolvere i problemi, non cavalcarli. Il ministro degli interni, come nel caso del Somalo che ha provato a violentare quell’anziana, si limita a dire che è un infame o si pone il problema? Ho paura che, anche con le ultime misure, questi fatti al posto che ridursi aumenteranno: ho paura dell’utilizzo di questi fenomeni».

E aggiunge: «La sintetizzo con una delle cose che ha detto uno dei guru dei democratici americani 5 giorni fa: “Se vogliamo battere Trump non gli dobbiamo assomigliare”. Questa cosa è fondamentale».

Sul fatto che in passato anche il suo governo abbia sforato il deficit, dice: «Un braccio di ferro continuo con l’Unione Europea lo fanno tutti i Paesi, perché abbiamo bisogno di crescita ed espansione. Però alla fine l’Europa ci ha dato grande credibilità perché c’era un programma di riforme, un governo credibile e un programma di riduzione del deficit: abbiamo preso il deficit a -5 e l’abbiamo portato a -2. Il governo attuale non deve prendere come Vangelo quello che dice Bruxelles, ma deve negoziare.

Non può evocare insurrezioni, non conviene a nessuno. La situazione economica è molto delicata, e chi sta al governo dovrebbe moderare il linguaggio: non si può dire che “te ne freghi” o frasi come “molti nemici, molto onore”, perché avere molti nemici è molto pericoloso».

Paolo Gentiloni, poi, ha anche commentato le figure politiche protagoniste dell’attuale governo, e non solo.

Su Matteo Salvini: «Salvini è molto abile, quindi secondo me è molto pericoloso».

Su Luigi Di Maio, aggiunge: «Anche Di Maio è molto pericoloso, ma è meno abile, mi sembra».

Su Matteo Renzi: «Matteo ha fatto un grandissimo lavoro nel Pd e anche al governo: poi, è stato protagonista di due sconfitte – non da solo – e adesso è un’energia del PD. Bisogna stare nella comunità del Pd».

Sul suo appoggio a Zingaretti come leader del Partito Democratico: «Io sono schierato con il Pd: spero che facciamo questo congresso, anche se forse avremmo dovuto farlo 4 mesi fa. Penso che Zingaretti sia un’ottima candidatura, chiaramente anche per Minniti -essendo stato mio ministro – non potrei dire nulla contro di lui. Penso che Zingaretti, però, abbia dalla sua un tocco di relativa novità in più».

Sul fatto che Mario Draghi sia stato un grande alleato quando era al governo, dice: «Assolutamente sì. Meno male che Mario c’è: non perché abbia aiutato l’Italia, ma perché ha dato stabilità al sistema europeo. È stato obiettivamente un grande Governatore della Banca Centrale».

Su Alessandro Di Battista: «Torna a Natale, boh… C’è questa roba dei “descamisados” da una parte e del “doppiopetto” dall’altra: è divertente, vedremo. Il Paese, comunque ha un sacco di guai».

Sul fatto che allora Roberto Fico si possa considerare “un doppiopetto”, dice: «No, doppiopetto è Di Maio. Fico è il Presidente della camera, quindi gli si deve rispetto. Io, francamente, mi auguro che questa “dialettica” interna al Movimento 5 Stelle non sia un’ulteriore elemento di confusione del Paese».

Infine, sulla sua idea di fare politica, conclude: «La politica è stress e fatica ma anche una cosa meravigliosa. Bisogna intenderla nel senso che merita: ovvero costruzione, compromesso, aiutare la società e non una gara a chi la spara più grossa».

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