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LANCIO D'AGENZIA

RETEQUATTRO – ‘ QUARTO GRADO ‘ * CASO NOEMI: LA PUNTATA DI IERI È TORNATA AD OCCUPARSI DEL CASO DI NOEMI DURINI, LA 16ENNE DI SPECCHIA (LECCE) UCCISA IL 3 SETTEMBRE 2017 “

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13.26 - sabato 6 ottobre 2018

“Quarto Grado” – nella puntata in onda ieri, venerdì 5 ottobre, su Retequattro – è tornato a occuparsi del caso di Noemi Durini, la 16enne di Specchia (Lecce) uccisa il 3 settembre 2017.
Lo scorso giovedì 4 ottobre, il fidanzato Lucio Marzo è stato condannato a 18 anni e 8 mesi di reclusione dal Tribunale dei Minorenni di Lecce. La trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi, con Alessandra Viero, ha proposto due interviste: la prima a Imma, madre della vittima; la seconda a Biagio, padre del ragazzo.

· Di seguito, la trascrizione dell’intervista a Imma Durini, madre di Noemi, realizzata da Gianluigi Nuzzi e dall’inviato della trasmissione Remo Croci.

Domanda: «Vi soddisfa la sentenza?»
Risposta: «No, assolutamente no! Non sono per nulla d’accordo con questa sentenza. Non basterebbe una vita per fare giustizia a Noemi, per tutto quello che (Lucio, ndr) le ha fatto in modo così atroce. Purtroppo le leggi sono queste. Cercherò di farla cambiare, fino alla fine… cercherò in tutti i modi di cambiare qualcosa… aiutata anche da tante altre madri che subiscono quello che ho subito io… a cui hanno tolto la vita. È tutto così assurdo: (Lucio, ndr) era un minore a tre mesi dalla maggiore età… non possiamo dire che fosse “un minore”! Un minore è un bambino, ma un ragazzo ormai diciottenne non può essere definito minorenne: (Lucio, ndr) deve prendersi la giusta responsabilità».
Domanda: «Chi c’era nella macchina?»
Risposta: «Non lo so, questo lo deve scoprire chi sta indagando. I genitori di Lucio si sono dimostrati per quelli che sono, da un anno. Non facciamo i puritani… basta guardarli e ascoltare quello che hanno detto».
Domanda: «Dove sta la verità?»
Risposta: «Siamo ancora al primo passo. Per me non basterebbero nemmeno 18mila anni e 8 mesi per rendere giustizia a mia figlia. C’è questa condanna,… ma non mi fermerò qui. Devono dargli altri anni. So che al massimo possono dargli 30 anni: e allora diamogli 30 anni! Poi quello che ha detto Lucio è ancora da vedere: ci sono i legali, i periti e c’è ancora molto lavoro da fare».
Domanda: «In che modo aveva tutelato Noemi?»
Risposta: «Sono sempre stata presente per mia figlia, giorno dopo giorno. Avevo avvertito un comportamento di Lucio che non andava bene, tanto che a maggio (2017, ndr) avevo fatto una denuncia per percosse. Lucio stava esagerando e dicevo a Noemi di lasciarlo stare, di non fare la crocerossina. Non poteva aiutarlo perché aveva delle problematiche in casa che non ci riguardavano. Mi rivolsi ai servizi sociali e anche ai carabinieri,ma non sono stata aiutata per niente. E’ tutto agli atti: ho sempre dichiarato il vero».
Domanda: «Lucio si è pentito?»
Risposta: «Non mi interessa… si può essere pentito oppure no. Lui deve stare dentro! Altro che 8 o 9 anni, deve stare dentro. Di quello che farà lui e della sua coscienza non mi interessa niente. In tribunale l’ho visto tranquillo: nel suo sguardo non c’era senza nessun pentimento, ma sono problemi suoi. Mi rivolgo al Ministro Salvini e al Ministro della Giustizia per attuare un cambiamento: vogliono continuare a permettere che chiunque possa prendersi la vita degli altri, perché poi tanto la legge tutela i carnefici e non le vittime? Studiano legge, diventano giudici, avvocati e periti per cosa? È inverosimile… vado anche di persona dal Ministro Salvini, però mi deve ascoltare! Sono una mamma che ha un grandissimo dolore dentro. Voglio giustizia non solo per mia figlia, ma per tutte le donne vittime di violenza. Ogni giorno si parla di queste cose come se fossero normali. Ma che esempio diamo ai ragazzini? Nel 2018 non si dovrebbero più sentire queste cose. Io faccio qualsiasi cosa, anche raccogliere 200 milioni di firme se dovesse servire».

· Di seguito, la trascrizione dell’intervista aBiagio Marzo, padre di Lucio, realizzata dall’inviata Chiara Ingrosso.

Giornalista: «C’è un fotogramma, che “Quarto Grado” ha mostrato, che è un secondo passaggio della macchina di proprietà della vostra famiglia, dopo che Lucio era rientrato…».
Biagio: «Ah, ho capito cosa intende».

Giornalista: «Lei come se lo spiega, signor Biagio?»
Biagio: «In un primo momento volevo fare una querela a questi signori. Pensavo che fosse tutta una montatura. Poi, riflettendoci sopra, dico: caspita! Ma io tutte le mattine salgo da mia madre, la alzo dal letto, le preparo il caffè, le faccio qualche servizio e poi scendo. È molto probabile, come mi accade spesso, che non trovando parcheggio vicino a casa di mia madre, perché la via è stretta, debba parcheggiare a sinistra: sull’angolo non si può parcheggiare, quindi devo parcheggiare abbastanza dentro. Per cui, onde evitare di fare marcia indietro e quant’altro, spesso e volentieri faccio il giro della strada e ritorno da qua. Molto probabilmente, quella mattina, è successo quello».

Giornalista: «Ma lei se lo ricorda a che ora si è svegliato quella mattina?»
Biagio: «In realtà, come fai a ricordarti? A che ora ti sei svegliata, ad esempio, il giorno 21 settembre? Te lo ricordi? E neanch’io me lo ricordo. Probabile che ci siamo svegliati alle 9, alle 8:30, 8:15…».

Giornalista: «Lei, più o meno, aveva detto sempre alle 9, 9:15, però il passaggio della macchina è stato registrato prima».
Biagio: «Ascolta: mi sono accodato a mia moglie, perché lei ha detto che erano le 9, 9:15. Mi sono alzato che faceva il caffè, quindi se erano le 9:15 per te erano le 9:15 pure per me. Ma niente di più semplice se invece delle 9:15 erano le 8:30».

Giornalista: «Quindi, lei si era alzato più o meno alle 8:30… dice».
Biagio: «Può darsi. Molto probabilmente sì, perché se sono andato a quell’ora da mia madre un motivo ci sarà… mi sarò svegliato prima».

Giornalista: «Lei ritiene plausibile il fatto che, essendosi svegliato 45 minuti prima più o meno rispetto a quello che lei inizialmente aveva detto, possa avere incontrato Lucio…».
Biagio: «No, 45 minuti no…».

Giornalista: «Dalle 9:15 alle 8:30…».
Biagio: «Non so se ho detto alle 9:15…».

Giornalista: «Le 9, 9:15, diceva Rocchetta… è possibile che vi siate incontrati?»
Biagio: «Se il ragazzo è tornato alle 7:30, si è sciacquato, si è messo a letto, poi dopo 10 minuti mi sono alzato io, è plausibile, sì. A meno che uno non si svegli mezz’ora prima di alzarsi, è plausibile».
[…] Biagio: «Adesso gliela dico io una cosa: io sono stato gentile a rilasciare queste quattro battute, adesso lei mi fa una cortesia: chiudiamola qua».

Giornalista: «Un’ultima cosa: quando lei ha preso la macchina, ha visto qualcosa di strano, qualcosa che Lucio aveva fatto, che aveva cambiato, oppure odore di candeggina?»
Biagio: «No, niente di strano. Assolutamente. Anche i magistrati mi hanno chiesto se ho sentito odore di candeggina. Io – adesso dico, per fortuna mia – mi manca l’olfatto da quando sono nato, quindi anche se ci fosse stata candeggina a secchi non l’avrei sentita lo stesso».

Giornalista: «Accusano la signora Rocchetta di essere arrivata tre ore dopo a lavoro…».
Biagio: «La signora Rocchetta non è mai arrivata in ritardo, anzi mi procurerò il foglio delle presenze e glielo farò avere».

Giornalista: «Lei non ha aiutato Lucio a occultare il cadavere di Noemi, quindi…».
Biagio: «Ancora con questa chiacchiera? Non ho aiutato nessuno! Non sono un criminale! I criminali sono altrove! Qua criminali non ce ne sono e non insista».

Giornalista: «E se avesse visto Lucio, lei cosa avrebbe fatto?»
Biagio: «Te l’ho detto diecimila volte: avrei chiamato i carabinieri».

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