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RCC * MONS. MARCONI (VESCOVO DI MACERATA): CENTRI DI ACCOGLIENZA TROPPO GRANDI SONO UN BUSINESS, SE LE COMUNITÀ SONO PICCOLE SI GUADAGNA DI MENO, PERÒ IL RISULTATO È UNA VERA INTEGRAZIONE

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12.32 - lunedì 12 febbraio 2018

Mons. Marconi (Vescovo di Macerata): “Centri di accoglienza troppo grandi sono un business, se le comunità sono piccole si guadagna di meno, però il risultato è una vera integrazione. Il problema è il traffico di droga che sfrutta manovalanza straniera e ha come target gli studenti dell’Università. Se i politici ci lasciano lavorare e ci sostengono senza speculare le cose andranno meglio”

Mons. Nazzareno Marconi, Vescovo di Macerata, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano – Dentro la notizia”, condotta da Gianluca Fabi e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sui fatti di Macerata. “Il clima politico ed elettorale sta falsando parecchio le misure, per cui credo che la gente fatichi a capire le dimensioni del problema e anche la sua genesi –ha affermato Mons. Marconi-. Qui tutto è cominciato a partire dal fatto che noi stiamo vicino alla costa, dove già da tanti anni c’è un grande traffico di droga e il fenomeno della droga ha cominciato a espandersi verso l’interno. Noi siamo una città universitaria e quindi gli 11mila studenti che frequentano Macerata per questo mercato sono un target appetibile. Negli ultimi anni si è sempre più mosso un mercato che poi ha cercato spacciatori sul territorio trovandoli tra i più disagiati.

Questo ha generato tensioni all’interno della comunità, non abbiamo percepito subito quanto fosse grave. Per me il problema di fondo è che noi sottovalutiamo la pericolosità di quel sistema che la droga mette in campo, perché non si tratta solo di alcuni che spacciano e altri che consumano, ma è un intero sistema economico che comincia poi a diventare pervasivo perché le cifre sono subito importanti e in una realtà piccola diventano qualcosa che perturba la vita serena delle persone. Se il fatturato della delinquenza raggiunge livello che superano quelli dell’economia normale è inutile che uno pensa di gestire, va combattuto questo fenomeno, soprattutto con un discorso di educazione”.

Strumentalizzazioni politiche. “Ho percepito che è abbastanza chiara l’attenzione politica, da una parte e dall’altra, ad usare Macerata come un palcoscenico e questo non mi sembra corretto –ha dichiarato Mons. Marconi-. Se ci aiutano a vivere bene questa cosa senza fare pressioni, senza esasperare gli animi. Se ci lasciano lavorare e ci sostengono invece di speculare politicamente le cose andranno meglio”.

Integrazione dei migranti. “Quando uno ha paura cerca sempre di concretizzare la paura dando la colpa a qualcosa o a qualcuno –ha affermato Mons. Marconi-. Fin da bambini ci hanno insegnato ad avere paura dell’uomo nero. Noi venivamo da una realtà dove l’integrazione degli stranieri era alta. Il 60% del mio clero è straniero. L’integrazione di questi sacerdoti nel tessuto delle nostre parrocchie è serena. Adesso il problema si è creato quando è cominciato il discorso dell’accoglienza con i centri di accoglienza molto grandi.

Noi abbiamo collaborato all’accoglienza attraverso dei gruppi con cui collabora la diocesi mettendo a disposizione strutture nostre, però io ho fatto questo accordo: noi come diocesi collaboriamo, non vogliamo guadagnarci su questa cosa, però pretendiamo che chi lavora con noi faccia un discorso di qualità e accetti di creare gruppi medio-piccoli, perché si possa favorire l’inserimento nel territorio delle persone. Noi abbiamo esperienze di gruppi di 25-30 ragazzi al massimo.

Quando uno mette 30 persone a contatto con una comunità di 8-10mila cittadini, quelle persone vengono ben integrate. Quando invece abbiamo sul territorio centri dove vengono accolti 250-300 persone in un contesto molto compresso, diventa molto difficile gestire l’integrazione. Pensi cosa significa fare un corso di lingua per 30 persone o per 300. Quello dell’accoglienza non può essere un business, diventa un business quando si fanno le grandi comunità dove si accoglie un grande numero di persone. Se le comunità sono piccole si guadagna di meno, però il risultato è una vera integrazione”.

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