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LANCIO D'AGENZIA

OPENPOLIS * VERSO IL NUOVO ESECUTIVO: ” M5S-LEGA HANNO I NUMERI PER PARTIRE MA NON PER GOVERNARE “

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08.06 - lunedì 28 maggio 2018

Verso il nuovo esecutivo. M5s-Lega hanno i numeri per partire ma non per governare. Al senato, con soli 6 voti di margine, rischia di ricrearsi l’instabile scenario che ha caratterizzato la scorsa legislatura.

La consistenza dei gruppi parlamentari che sostengono un governo è un elemento centrale per la stabilità di una legislatura. Un ampio margine tra maggioranza e opposizione infatti può assicurare a un esecutivo quella tranquillità necessaria per portare avanti il proprio programma.

Al di là del successo elettorale quindi, e del contratto di governo da poco firmato, un eventuale governo Movimento 5 stelle – Lega avrà bisogno dei numeri in parlamento. Numeri che al momento non sembrano esserci.

 

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Il punto della situazione

Luigi Di Maio e Matteo Salvini con solo 6 voti di margine al senato possono far partire un esecutivo ma non governare. Tra presidenze di commissione e membri governo, molti senatori della maggioranza (si stima un minimo di 20) non potranno assicurare una presenza assidua ai lavori dell’aula.

I precedenti governi Renzi e Gentiloni, che pur partivano con un margine leggermente superiore, hanno dovuto sfruttare i tanti cambi di gruppo, le assenze ai voti finali concordate con le opposizioni e l’appoggio esterno di nuovi formazioni (come Al-a di Verdini) per arrivare alla fine della legislatura. Le proposte radicali del preannunciato “governo del cambiamento” dovranno quindi fare i conti con compromessi e mediazioni coinvolgendo anche altre forze politiche.

 

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Che maggioranza sarebbe quella tra 5stelle e Lega

Per ottenere la fiducia a Montecitorio sarà necessario il sostegno di almeno 316 deputati. Una soglia raggiunta in tranquillità dai 2 gruppi parlamentari in questione, che messi assieme arrivano a quota 346 deputati (222 del M5s e 124 della Lega).

 

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La consistenza dei gruppi alla camera.

Mentre la situazione alla camera non dovrebbe destare preoccupazione, quella al senato è un po’ più complessa. A Palazzo Madama a oggi ci sono 320 senatori, ed è necessario il sostegno di 161 di essi per governare. I 209 senatori 5stelle con i 58 della Lega messi assieme arrivano a quota 167, superando di sole 6 unità la fatidica soglia.

 

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La consistenza dei gruppi al senato. A Palazzo Madama M5s-Lega hanno solo 6 senatori di margine. Camera e senato nella XVIII legislatura

Se da un lato quindi a Montecitorio l’alleanza dovrebbe navigare in acque serene, i numeri a Palazzo Madama saranno sicuramente oggetto di costante analisi e monitoraggio. Proprio per questo motivo l’assenza, almeno per ora, di Fratelli d’Italia nella squadra di governo rischia di essere una forte perdita per l’alleanza M5s-Lega. I 18 senatori eletti nel partito guidato da Giorgia Meloni potrebbero dare quella tranquillità numerica che ad oggi mancherebbe.

Come se non bastasse è da immaginare che tra senatori eletti negli uffici di presidenza delle commissioni, e quelli nominati come membri del governo, il già esiguo margine sia destinato a scendere. Parliamo di circa 20 senatori che a causa impegni istituzionali, le cosiddette missioni, non potranno assicurare un’alta partecipazione ai voti finali dell’aula. Durante il governo Renzi, solo per fare un esempio, i parlamentari che erano anche membri del governo partecipavano in media all’8% delle votazioni.

 

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6 voti di margine di un possibile governo 5stelle-Lega al senato.

L’attuale instabile equilibrio ricorda molto quanto avvenuto nella scorsa legislatura, quando tutti gli esecutivi che si sono susseguiti, guidati da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, hanno governato con un margine molto risicato proprio a Palazzo Madama. Esecutivi accomunati a quello che forse vedrà la luce nei prossimi giorni, anche dal fatto che mettevano insieme forze politiche non alleate prima del voto: prima Pd e Forza Italia, e poi Pd con Alternativa popolare.
Il senato nella scorsa legislatura

Anche dopo le politiche del 2013 non ci fu un unico chiaro vincitore. Gli esecutivi di larghe intese guidati da Letta, Renzi e Gentiloni dal giorno dell’insediamento in poi hanno dovuto governare, soprattutto al senato, con una manciata di voti di margine. Ad eccezione del primo infatti, che ottenne 233 voti favorevoli quando chiese la fiducia del parlamento, gli altri due esecutivi (Renzi e Gentiloni) si insediarono con il sostegno di soli 169 senatori. Pochi, ma comunque 2 in più di quanto ipotizzato per M5s e Lega.

 

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I 3 governi della scorsa legislatura partivano da numeri più solidi

I voti favorevoli il giorno dell’insediamento

 

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Come sopravvive un governo con un margine risicato

Nonostante i numeri non fossero dei più rassicuranti, la XVII legislatura ha concluso regolarmente il suo ciclo di 5 anni, riuscendo di volta in volta a superare l’instabilità del senato. L’appoggio esterno ha giocato in questo un ruolo fondamentale, con la nascita di gruppi eterogenei che a fasi alterne hanno permesso ai 3 governi di approvare senza problemi le varie proposte normative.

Gruppi, dal Misto a Gal passando per Al-a, che hanno creato un cuscinetto di manovra importante per la sopravvivenza degli esecutivi. All’apice di tutto questo, i numeri della maggioranza al senato erano scesi a quota 161, e i 29 senatori in appoggio esterno erano l’unico motivo per cui non si è andati al voto anticipato.

 

 

 

 

Un altro fenomeno che è stato centrale per la sopravvivenza dei governi è stato quello delle assenze “concordate”. Ben 93 leggi sono state approvate al senato senza la maggioranza assoluta, con delle dinamiche che spesso hanno fatto pensare a un tacito accordo tra i partiti per far proseguire la legislatura.

Con l’uscita dall’aula di alcuni gruppi al momento del voto, è stato infatti possibile “abbassare” la soglia di maggioranza, rendendo più facile l’approvazione di atti che altrimenti non avrebbe avuto il giusto sostegno.
Elementi da tenere sott’occhio

Nell’eventualità che l’attuale trattativa di governo vada a buon fine, molti aspetti saranno da monitorare nei prossimi mesi. Il primo riguarda proprio l’esiguo margine al senato, che costringerebbe i parlamentari della maggioranza ad avere un’alta percentuale di presenze ai lavori dell’aula. I vari incarichi istituzionali e di governo che coinvolgeranno i parlamentari della maggioranza però, renderanno tutto questo difficile.

Tra possibili cambi di gruppo e assenze per incarichi di governo e istituzionali, il già esiguo margine al senato è destinato a scendere ulteriormente.

In secondo luogo i cambi di gruppo. Vista l’imprevedibile, almeno prima delle elezioni, alleanza che sta per nascere, non è impensabile ipotizzare che alcuni senatori del M5s e della Lega decidano, non condividendo l’accordo, di cambiare gruppo.

Sarà quindi fondamentale accaparrarsi il sostegno di senatori attualmente iscritti ad altri gruppi: dagli espulsi dai 5stelle che ora sono nel Misto (Buccarella e Martelli), a quelli eletti all’estero, come anche coloro che rappresentano le autonomie linguistiche. In alternativa senza gruppi in appoggio esterno, o senza assenze concordate su provvedimenti chiave, è difficile ipotizzare che un eventuale governo 5stelle-Lega governi in tranquillità.

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