Quaranta anni fa, il 22 maggio, venne approvata in Italia la legge 194/78, “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, che ha decriminalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.
Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), in qualsiasi sua forma, era considerata dal codice penale italiano un reato (art. 545 e segg. cod. pen., abrogati nel 1978). Tuttavia le donne continuavano ad abortire clandestinamente e molte sono morte a causa dell’intervento.
A quarant’anni dall’approvazione della legge 194, in Italia, l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza si configura sempre di più come un percorso a ostacoli. Il numero di medici obiettori ha raggiunto una media nazionale del 70%, con punte del 93% in alcune regioni.
I medici obiettori, regolarmente assunti in ospedali pubblici italiani, ostacolano, di fatto, l’esercizio di un diritto e l’applicazione di una legge dello Stato mentre le iniziative del movimento Prolife diffondono disinformazione e tentano di porre freno a ogni espressione di autoderminazione delle donne.
Solo 390 su 654 strutture dotate di reparti di ostetricia e ginecologia effettuano interruzioni di gravidanza.
Tutto ciò non è più accettabile.
Non una di meno Trento ha organizzato un presidio venerdì 25 maggio alle ore 17:00, all’angolo tra Via Oriola e Via Oss Mazzurana per condividere informazioni e ribadire con forza che la legge 194/78 oggi non basta: ne vogliamo innanzitutto la sua reale applicazione ma vogliamo anche dire NO all’obiezione di coscienza all’interno delle strutture pubbliche.
L’aborto gratuito sia accessibile ovunque a tutte coloro che decidano liberamente di ricorrervi.
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Non una di meno – Trento