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KASWALDER A PANIZZA* “LEI LANCIA ESCHE ELETTORALI NELL’AREA DEMOCRISTIANA DOVE EFFETTUA IL MERCATO DELLE FIGURINE”

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17.11 - sabato 25 novembre 2017

Non è facile esprimere un giudizio sulla triste intervista del segretario del Patt, con la quale lo stesso mette in liquidazione di fatto il Partito Autonomista. Trasforma il Patt in Dc 2.0.

Certifica quello che era nei fatti da qualche tempo: un partito che rinuncia alle battaglie autonomiste, alla propria storia, la abiura e punta su una vittoria elettorale secondo il modello “Panini”, ovvero quello che da ragazzi per intenderci, i meno giovani lo ricorderanno, nei corridoi della scuola elementare permetteva agli scolari durante la ricreazione di scambiare le figurine dei giocatori di calcio.

Un’attività che aveva lo scopo non certo di governare il mondo del calcio, ma di completare l’album. Il problema che ha però l’album del Patt è quello di tanti doppioni nel ruolo di stranieri, e di caselle vuote in quello di autonomista.

Appare evidente che anche la mia vicenda personale interna al Patt rappresenta dal punto di vista politico líesito naturale di uníoperazione concepita per “depurare” il Partito autonomista dei suoi contenuti radicali, quelli che ne hanno contribuito nel tempo crescita e profitto politico.

Le espulsioni di Presidenti, gli allontanamenti di onorevoli, i commissariamenti di sezioni, le acquisizioni di concorrenti elettorali privi di ratifiche congressuali ed analisi in organi statuari preposti, certificano líurgenza che ha avuto il Patt di giungere al più presto al suo cambio sommario di ragione sociale.

Le regole applicate a macchia di leopardo hanno prodotto l’allontanamento forzato o indotto dei militanti, rimpiazzati da graduati privi di matrice.

Alla fine ogni operazione di normalizzazione porta a svendere il patrimonio ideale riducendo il Partito ad agenzia di servizi. Poi però non chiediamoci, meravigliati, come mai tanta disaffezione e tanto rifiuto verso la politica. Poi non meravigliamoci del perché cadute le ideologie muoiono anche gli ideali.

Il dramma politico è generale e riguarda quanto la chimica oggi governi la politica, quanto líartificio clientelare la guidi, quanto il pensiero sia marginalizzato, quanto il confronto si trasformi in sguaiato scontro, quanto, al netto degli errori umani del politico, sia il cittadino al centro dell’interesse o non piuttosto al centro dellíinteresse del senatore di turno o del suo collegio.

Vede senatore Panizza, e qui sono costretto a rivolgermi direttamente allíuomo politico di lungo corso.

Quando lei cita, unici, tra i mostri sacri dell’autonomismo trentino, accanto allíindimenticato ed indimenticabile Degasperi, i Piccoli e i Postal, come strenui difensori della nostra specialità, dimenticando un universo mondo di eccellenze anche contemporanee , commette a mio modesto parere un errore siderale: quello di attribuire patente di autonomismo traendola dal suo personale taccuino, un “Bignami” che riduce la dimensione complessa della storia della nostra Terra ad un botteghino di interessi.

Lo stesso interesse che oggi lei ha nel lanciare esche elettorali in un settore di quell’area democristiana all’interno della quale sta effettuando il menzionato mercato delle figurine.

Noto che sono scomparse dalla Sua memoria le figure più prestigiose dellíAutonomismo nostrano del Partito che rappresenta, e non le citerò perché tutti sanno a chi mi riferisco.

Ma mi si permetta di chiederLe conto piuttosto di tutto quel mondo semplice e popolare che ha fatto la storia del Partito che Lei rappresenta e che da Presidente prima dellíallontanamento forzato ho rappresentato, e penso ad Alighiero Collorio di Rovereto, ad Albino Laner di Kamauz, ai Saverio Paoli di Pergine, Mario Oberosler di Martignano, Carlo Devigili di Trento, Vincenzo Fracchetti di Mori, Bruno Zanghellini della Valsugana, Giovan Battista Defant di Piné, Nardelli di Mezzolombardo, Pinamonti di Tuenno e potremmo continuare.

Ripeta guardandoli idealmente negli occhi a costoro e ai tantissimi altri che tralascio per questione di spazio, che in «in passato eravamo tranquilli ai tempi della Democrazia Cristiana, con personaggi come Piccoli e Postal perché a Roma cíera chi difendeva l’autonomia e il Patt poteva permettersi di stare all’opposizione a fare battaglie ideologiche».

Dica a costoro che hanno sbagliato tutto e capito niente. No Signor senatore, gli autonomisti erano per scelta e scomodamente all’opposizione; condussero battaglie senza compromessi e nel ghetto politico ingaggiando battaglie che oggi consentono a lei di lucrare un lauto patrimonio politico.

Loro erano dalla parte giusta, dalla parte di quella coerenza che Lei sta ingiuriando e per la quale, scusi se farò fatica a comprenderlo, aveva un senso ideale il rifiuto di una seggiola.

La visione da botteghino della politica che Lei rappresenta introduce un metodo fazioso e minimalista che alla fine non nuoce solo a una forza politica o all’altra, ma deforma il senso stesso del fare comunità e del vivere collettivo.

È la rappresentazione di una narrazione che offende la dignità di una comunità trentina che mi creda cenatore, sa ragionare e non merita di essere ridotta a bagatellaggio su chi merita un collegio o un posto da Presidente.

L’autonomia della nostra terra ha una storia importante. Essa si nutre di sacrifici, di ideali, di vite anonime spese in favore di una causa. Di notti investite in discussioni, in incontri, dibattiti, prese di posizione.

Quell’autonomia svuotata di valore ideale che in alcuni salotti romani viene letta. È quella interpretata oggi a Trento dal senatore Panizza: ma non è questa che puÚòaiutare il Trentino.

Non a caso lo stesso segretario e senatore ha intenzionalmente evitato di menzionare coloro che questa autonomia hanno strenuamente difeso ed implementato anche da posizioni diverse, per qualità e quantità di pensiero.

Il suo ricordo non è rivolto ai Kessler, ai Pruner, ai Mengoni, ai Magnago, ma esattamente a quel mondo della Dc. dorotea dei Piccoli e Postal che legittimamente ma in forma del tutto centralista consideravano Roma e non Trento il capoluogo politico della nostra autonomia.

Non è con la nostalgia, ma con la consapevolezza che l’autonomia di oggi ha potuto contare sul pensiero e l’opera di tante donne e uomini di qualità ancora attuali nel loro spirito, che auspico maggiore rispetto verso tutta la Ccomunità trentina.

 

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Walter Kaswalder
Per gli Autonomisti Popolari

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