Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Non c’è nessun accordo su Daldoss presidente, come scrive oggi qualcuno sui giornali.
Il candidato presidente della cosa multicolore, proposto a tutta la coalizione, resta chi scrive.
In questi primi due mesi di politica attiva ho avuto la conferma di ciò che avevo capito in trent’anni di politica raccontata: è lo sport preferito dagli italiani (soprattutto) uomini, quasi alla pari con il calcio. E, come il calcio, non sempre è giocato con la razionalità. Non è come giocare a scacchi, insomma. L’emotività, l’illogicità, l’istinto determinano spesso le azioni dei politici, spingendoli a comportamenti viscerali, non di rado autolesionistici.
C’è chi: “Non gioco più se non faccio il capitano”.
Ci sono quelli che: “Restiamo in sette contro undici, piuttosto che far giocare quei quattro deficienti. Perderemo di sicuro? Meglio!”.
C’è chi: “Preferisco perdere la partita invece che passare la palla a quel presuntuoso di un centravanti che rischia di fare troppi gol e poi si gasa ancora di più”.
C’è chi: “Se non mi fate fare l’ala sinistra, tirare tutti i rigori e pure i calci d’angolo, mi porto via il pallone e non gioca più nessuno”.
Nell’ampio fronte di forze che ancora non si è consegnato alla destra nazionalista trainata dalla Lega, verso il 21 ottobre in Trentino, in questi mesi non sempre ha vinto la logica lucida. Ed è mancato un allenatore capace di tenere insieme la possibile squadra. Noi, cosa multicolore, vogliamo ancora vincere e cerchiamo di tenere insieme una squadra larga.
Ora che restano poche ore, resta sempre valida la lezione di De Gregori nella “Leva calcistica…”: “Nino, non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”.
Senza coraggio, altruismo, fantasia, in politica non si vince.
Vi aspetto, con la cosa multicolore, domani al Muse di Trento, alle sei.
Paolo Ghezzi essere umano