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DON MILANI: PAT, UNA LEZIONE ANCORA ATTUALE PER L’INCLUSIONE NELLA SCUOLA

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21.12 - giovedì 19 ottobre 2017

(Fonte: Ufficio stampa Pat) – Don Milani, una lezione ancora attuale. Oggi il seminario, affollato di insegnanti, sui temi dell’equità e inclusione nella scuola, a 50 anni da “Lettera a una professoressa” .

A cinquant’anni da “Lettera a una professoressa” la scuola trentina, in particolare quella del ciclo formativo delle Medie, torna a confrontarsi con il messaggio di don Milani, rinnovando la propria attenzione e riflessione a temi ancora oggi attuali come la qualità dell’insegnamento, la dispersione scolastica, l’equità e l’inclusione dei ragazzi nella scuola .

Lo ha fatto oggi riempiendo di insegnanti la Sala della Cooperazione in occasione del seminario promosso da Iprase, Fondazione Don Lorenzo Milani e Provincia in collaborazione con Fondazione Museo Storico del Trentino e Cooperazione Trentina.

“Dobbiamo costruire un clima che riaccenda la speranza – ha detto in apertura del seminario Livia Ferrario, dirigente generale del Dipartimento della Conoscenza della Provincia – il tema della disuguaglianza è sempre in agguato ed il cambiamento in atto che ci chiama ad affrontare il tema dell’inclusione dev’essere digerito ; la missione della nostra scuola è oggi quella di aiutare i ragazzi a sviluppare la loro capacità critica ma anche la loro curiosità e voglia di vivere”.

Per riflettere sull’attualità di don Milani non si poteva che partire da un allievo della scuola di Barbiana, Agostino Burberi, vicepresidente della Fondazione don Lorenzo Milani.

“La scuola trentina è avanti – ha esordito – e lo è perché sa spendere bene le risorse che ad essa dedica, ma anche qui occorre pensare, ed è il tema più urgente, alla formazione dei genitori.

Oggi i genitori non si interessano di come funziona la scuola e i social hanno creato dissociazione; va salvaguardato il pluralismo degli Insegnante ma poi questi devono saper insegnare.

Non si può fare scuola senza la passione di dedicarsi ai ragazzi, fare in modo che sia a loro chiaro perché studiano ma anche che gli insegnanti pensano a loro trasmettendogli dei valori, tra i quali vi sono il rispetto del tempo, che è un dono di Dio e non va sciupato, e l’amore”. In questo, per Burberi, “Lettera a una professoressa” è ancora attuale.

Quali passi avanti ha fatto la scuola italiana in questi 50 anni? Quali sono le sfide del futuro? E’ quanto si è chiesto Daniele Checchi, consigliere Anvur e membro del Comitato di valutazione provinciale, partendo dalle criticità evidenziate dalle statistiche Ocse sull’istruzione nei vari Paesi europei e in Italia.

“C’è un percorso scolastico poco influenzato dalla scuola e molto dalle condizioni socio-economiche delle famiglie. Solo 22 giovani su cento si laureano nel nostro Paese, abbiamo un sistema molto selettivo.

L’istruzione acquisita dagli italiani nel corso del secolo precedente ha permesso una riduzione della dipendenza dalle condizioni economiche dei genitori, ma dobbiamo chiederci se la scuola italiana sia diventata più inclusiva.

Una parte del tempo trascorso a scuola è inefficace, abbiamo portato più gente nelle aule scolastiche ma gli allievi non hanno sfruttato in modo produttivo il tempo che vi trascorrevano.

Oggi in Italia lo svantaggio in termini di competenze prende anche la forma della diversità di cittadinanza, e anche qui il recupero richiede generazioni; lo svantaggio più grande, attualmente, è essere figlio di genitori immigrati (20 %), ed essere figli di genitori non istruiti (17 %)”.

Perché l’attenzione rivolta alla scuola media? Perché “é nell’occhio del ciclone, l’anello debole da ridurre e assemblare nel primo ciclo – ha spiegato Giancarlo Cerini, già ispettore del Miur ed esperto in educazione – e che oggi sembra impoverirsi anche nelle migliori dinamiche pedagogiche dell’istituto comprensivo, una terra di mezzo dove occorre coniugare l’obbligo dell’inclusione di tutti (la terza media è l’ultima classe ove ciò avviene), la prospettiva dell’equità, le nuove modalità “liquide” e pervasive di trasmissione delle conoscenze, le condizioni esistenziali degli adolescenti, i loro rapporti con gli insegnanti e i genitori.

La continuità educativa assicurata dall’essere in un istituto comprensivo può fare qualità, a patto che non sia interpretata in chiave di semplice facilitazione, di appianamento degli ostacoli, di passaggio agevolato e sia invece arricchita da elementi di discontinuità, ripartenza ed evoluzione, di incontro con nuovi compiti di apprendimento che portano a nuove sfide”.

La scuola media – questa la conclusione di Cerini – deve rafforzare una propria identità, che poggia sul proprio legame con il territorio, su un modello organizzativo federativo nel quale un insieme di risorse umane e professionali diverse possono trovare momenti di lavoro e progettazione comuni, e sull’idea di un curricolo di istituto, verticale, come quadro di riferimento unitario ove immaginare una evoluzione coordinata di esperienze di apprendimento, via via più impegnative e strutturate”.

Il legame con il territorio, tra l’altro, è anche uno degli elementi distintivi della proposta educativa e formativa portata avanti anche dall’Ufficio Educazione e Cultura cooperativa della Federazione Trentina della Cooperazione che ha promosso negli anni una serie di progetti rivolti alle scuole basati su una metodologia di apprendimento di tipo partecipativo, intesa anche come laboratorio per lo sviluppo progressivo di competenze di cittadinanza attiva.

 

 

 

 

 

 

 

Foto: da comunicato stampa

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