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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * TERZA COMMISSIONE: « PRIME AUDIZIONI SUL DDL 18 IN MATERIA DI SEMPLIFICAZIONE E COMPETITIVITÀ PROPOSTO DAL PRESIDENTE DELLA GIUNTA PROVINCIALE »

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19.52 - giovedì 9 maggio 2019

Prime audizioni in Commissione sul ddl semplificazione. Il Coordinamento imprenditori segnala il rischio di un aggravio legislativo e auspica un intervento “strutturale”. L’Asat chiede la cancellazione della parte dell’articolo 14 che riapre alle “seconde case”, norma che trova invece favorevoli Ance (edilizia) e Cal (Comuni). Le Asuc chiedono che con il provvedimento la Pat sgravi questi enti dagli stessi obblighi imposti sugli appalti ai Comuni. Organizzazioni sindacali soddisfatte per la rinuncia all’offerta al massimo ribasso indiscriminato e sulla gestione dei controlli, ma attenzione ai subappalti.

Presenti gli assessore agli enti locali e all’urbanistica, la Terza Commissione ha effettuato oggi le prime consultazioni in merito al disegno di legge 18 proposto dal presidente della Giunta provinciale per introdurre “Misure di semplificazione e potenziamento della competitività”. Per raccogliere osservazioni sul provvedimento l’organismo consiliare ha ascoltato, nell’ordine, l’Associazione trentina dell’edilizia – Ance Trento, il Coordinamento provinciale imprenditori, il Consiglio delle autonomie locali – Consorzio dei Comuni Trentini, l’Associazione provinciale delle Asuc, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Fenalt, la Federazione provinciale allevatori, l’Associazione contadini trentini (Act), Confagricoltura del Trentino – Unione agricoltori, Confederazione italiana agricoltori (Cia), Federazione provinciale Coldiretti – Trento, il Comitato interprofessionale ordini e collegi professionali della provincia di Trento e l’Istituto nazionale di urbanistica (Inu) – sezione di Trento.
Da ricordare che la Giunta ha chiesto e ottenuto dai capigruppo che il Consiglio esamini con procedura d’urgenza il disegno di legge perché approdi in Aula nella sessione del 28, 29 e 30 maggio. In questa prospettiva la Terza Commissione ha in programma altre audizioni sul ddl lunedì 13 maggio e una successiva seduta giovedì 16 maggio per la discussione generale, l’esame degli articoli, degli emendamenti e il voto.

 

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L’Associazione trentina dell’edilizia apprezza il provvedimento.

Per bocca del vicepresidente Andrea Basso l’Associazione trentina dell’edilizia ha espresso un “generale apprezzamento” in merito al ddl augurandosi che il metodo partecipativo avviato dalla Giunta possa continuare perché la sburocratizzazione è un’esigenza moto avvertita dalle imprese della categoria. Sui primi 8 articoli del ddl, che riguardano i contratti pubblici, l’Ance chiede che la Provincia difenda con forza alcuni aspetti della legislazione provinciale. In primis, la possibilità di ricorrere alla procedura negoziata per gli appalti di importo fino a 2 milioni di euro a base d’asta. Le imprese edili sollecitano anche il superamento delle difficoltà che le amministrazioni pubbliche appaltanti incontrano nel pagamento diretto dei subappaltatori. L’Ance condivide poi l’articolo 14, che consente ai Comuni di permettere in determinati casi ai proprietari di immobili la destinazione temporanea per tempo libero e vacanze dell’alloggio di residenza ordinaria. Secondo gli edili va però trovata una soluzione definitiva al problema degli alloggi già edificati o da completare, vincolati a residenza ordinaria e rimasti tutt’ora invenduti. L’Ance propone infine che la Provincia preveda sempre la possibilità di subappalti fino alla misura del 50%.

 

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Coordinamento imprenditori: per la semplificazione serve un intervento più strutturale.

Il Coordinamento provinciale imprenditori è intervenuto con i rappresentanti dell’Associazione albergatori, di Confcommercio, della Confesercenti, dell’ Associazione industriali e dell’Associazione artigiani.
Gli industriali con il presidente Manzana ha considerato apprezzabili gli sforzi compiuti dalla Giunta provinciale con questo ddl, ma ha auspicato interventi più strutturati, “per i quali evidentemente serve più tempo”. Gli industriali si aspettano una ristrutturazione profonda di alcuni ambiti. In tema di appalti serve infatti un coordinamento dopo i 5 interventi legislativi degli ultimi anni. L’eccesso di regole crea problemi alle imprese che chiedono un Testo unico in materia. Questo ddl non contempla il fatto che quando vi sono incongruenze normative o si è in attesa di delibere attuative, questo rallenta di molto gli investimenti e l’attività delle aziende. Inoltre la legge 6 del 1999 sull’economia, che compie 20 anni, andrebbe rivista e aggiornata con la collaborazione degli imprenditori in modo da dare organicità alla normativa. Ha infine osservato che in tempi così brevi non si possono fare capolavori dal punto di vista normativo. Meglio non esagerare con le norme e analizzare prima a fondo le proposte.
Il presidente dell’Associazione artigiani Segatta, a proposito dell’articolo 14 relativo alle seconde case, giudicando ancora valida la legge Gilmozzi anche se le modifiche proposte dal ddl 18 non inficiano questa normativa ma evitano che chi fa un investimento sulla prima casa e deve allontanarsene per motivi di lavoro non continui a trovare ostacoli nella vendita e nella messa a disposizione dell’immobile. Quindi per gli artigiani le modifiche previste in questo campo dalla Giunta sono condivisibili.
Il presidente dell’Associazione albergatori Battaiola ha chiesto invece la soppressione della lettera a) dell’articolo 14, ricordando che la legge Gilmozzi era stata introdotta per limitare il consumo eccessivo di territorio e l’edificazione di case ad uso turistico nei Comuni ad alta vocazione turistica, a vantaggio di edifici destinati a “residenza” del proprietario o altro soggetto. è universalmente noto che il numero delle seconde case in Trentino è eccessivo, con effetti negativi che vanno dalla loro sottoutilizzazione, al degrado degli immobili che non vengono manutenuti. Gli effetti negativi sulla qualità dell’offerta turistica sono conseguenti e pesanti. Riteniamo – ha avvertito Battaiola – che un ulteriore incremento delle seconde case utilizzate per il tempo libero e le vacanze, e l’eliminazione di fatto di una programmazione, contrariamente a quanto affermato nel testo di legge, non solo renderebbe difficoltoso per i cittadini residenti l’acquisto o la locazione degli immobili a prezzi accessibili (ha citato al riguardo l’esempio negativo di Riva del Garda), ma andrebbe a rendere ancora più sbilanciato il rapporto tra i posti letto delle attività alberghiere e quelli offerti nelle case per il tempo libero a svantaggio dei primi. Battaiola ha indicato come modello da imitare la politica urbanistica nella Provincia di Bolzano, orientata allo sviluppo delle imprese ricettive e al contenimento delle seconde case, con effetti positivi sia sulla redditività delle aziende che sul bilancio pubblico. Proprio in questo momento la Provincia di Bolzano ha approvato una norma estremamente restrittiva che limita gli alloggi per il tempo libero a garanzia dei residenti, al fine di evitare lo spopolamento delle località turistiche. La lettera a) che l’Asat chiede di rimuovere dall’art. 14 del ddl prevede, in caso di acquisto, a titolo oneroso o gratuito, che il proprietario possa per un periodo di tre anni, prorogabile a sei, destinare l’immobile ad alloggio per il tempo libero e vacanze. Secondo il presidente dell’Asat si metterebbe così mano in modo evidente alla positiva programmazione prevista dalla Legge Gilmozzi. Premiando chi, con questa legge in vigore, ha coscientemente costruito “residenze ordinarie” e oggi attraverso quanto previsto nella lettera a) ne chiede il superamento. “Non possiamo essere d’accordo”, ha rimarcato. Anche perché un soggetto che decide di acquistare un immobile ordinario non utilizzandolo direttamente come propria residenza, ma come “investimento”, può comunque anche oggi, in base alla legge Gilmozzi, locarlo a quanti vorranno utilizzarlo come prima casa, traendone comunque un vantaggio economico. Ancora, per l’Asat qualsiasi ragionamento sulla “legge Gilmozzi” dovrebbe basarsi su una valutazione non estemporanea o in risposta ad interessi particolari e sulla base di studi e di dati oggettivi sulla effettiva necessità di edifici residenziali e/o turistici. Studi che devono tenere in considerazione anche l’aspetto paesaggistico e ambientale. Battaiola non ha mancato di richiamare su questo punto le precisazioni rilasciate alla stampa dal presidente della Provincia, secondo il quale le modifiche proposte alla legge Gilmozzi con l’approvazione di questo articolo riguarderanno solo i casi di risanamento degli immobili, che siano un rischio per l’incolumità pubblica. Senonché, ha osservato con preoccupazione il rappresentante dell’Asat, “non troviamo riscontro di questa casistica nell’articolato proposto”.

 

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Confcommercio, con il direttore Giovanni Profumo, ha condiviso il documento del Coordinamento imprenditori limitandosi ad alcune osservazioni. Primo: bene i Tavoli di lavoro aperti dalla Giunta sulla semplificazione normativa, ma questa non si può tradurre in altre leggi con cui introdurre ulteriori incombenze inutili. Come nel caso del MePat, la piattaforma per il mercato elettronico della Provincia, definita da Profumo elettronico disastrosa perché troppo complicata quando dovrebbe invece aiutare le imprese. Basti pensare che le aziende sono obbligate a rinnovare ogni tre mesi le stesse dichiarazioni rese in sede di abilitazione (assenza di motivi di esclusione o variazione di dati forniti). Confcommercio chiede che il termine per il rinnovo delle dichiarazioni sia fissato in 12 mesi. Quanto all’articolo 14 Confcommercio ritiene semplicemente che l’esame del ddl “non sia la sede adatta per trattare l’argomento delle seconde case, troppo delicato e importante”. E ha ricordato che anche a Pinzolo non si trovano più abitazioni perché tutto il mercato è rivolto alle seconde case. “In queste condizioni – ha concluso Profumo – un articolo che permetta una liberalizzazione non ha senso, se non quello di risolvere qualche situazione particolare”.

 

 

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La Federazione trentina delle cooperative, con il direttore Ceschi, ha sollevato il problema degli appalti dei servizi e delle forniture, per il cui affidamento vi è molto da lavorare. Per questo ha chiesto che il Tavolo appalti se ne occupi con l’obiettivo di premiare realmente la qualità. Le proiezioni per i prossimi mesi evidenziano la rilevanza che ente pubblico, organizzazioni imprenditoriali e sindacali lavorino per garantire il più possibile la qualità in questo settore. La cooperazione segnala in particolare il problema del principio di rotazione, per cui oggi al soggetto che ha gestito un servizio in precedenza è vietato di presentare nuovamente un’offerta. Norma che appare incomprensibile se è dimostrabile che questo soggetto ha lavorato bene e onestamente. La Provincia dovrebbe quindi stabilire che il principio di rotazione, che non è tassativo, non si applica salvo che in alcune situazioni ben specificate. In tal modo si permetterebbe alle aziende sia della cooperazione sia artigiane di rimettersi in gioco per la gestione di un servizio.

 

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Il direttore di Confesercenti Aldi Cekrezi, sull’articolo 14 ha detto di condividere pienamente la posizione di Confcommercio e Asat. Sul MePat, ha ricordato che vi sono comparti come quello delle agenzie di viaggio dove in nome del rispetto delle regole sulla semplificazione è diventato impossibile continuare a lavorare. Attenzione, quindi, alle sintesi conseguenti alla semplificazione perché possono generare confusione.
Il consigliere dell’Upt ha chiesto quale posizione abbiano gli imprenditori in materia di subappalti. E ha condiviso che l’articolo 14 sulle seconde case e le case vacanze non sia una soluzione adeguata e che serva invece una normativa organica in materia.
Il presidente dell’Associazione artigiani ha risposto, condividendo la posizione degli industriali, che occorre ripristinare la norma che consente il pagamento diretto dei subappaltatori da parte dell’ente appaltante.
La consigliera di Futura ha apprezzato molto la posizione dell’Asat sull’articolo 14 (seconde case), argomento sul quale sarebbe un grave errore tornare indietro, perché a suo avviso non vi è bisogno di una semplificazione normativa in questo campo. Forse, ha concluso, la Giunta non si aspettava su questo punto la contrarietà degli albergatori.
L’assessore agli enti locali ha negato che la Giunta sia rimasta sorpresa dalla posizione espressa dalle categorie sull’articolo 14. E ha precisato che la norma proposta non punta alla liberalizzazione ma permetterebbe ad un Comune, e solo in determinati casi, di derogare dalla legge Gilmozzi. Non è mistero per nessuno il fatto che già oggi vi siano alloggi di residenza ordinaria utilizzati come seconde case. Vi è anche chi trasferisce la propria residenza per dare in locazione attraverso agenzie il proprio immobile. Si tratta allora per l’assessore di introdurre previsioni il più possibile restrittive. Il Comune, ha ribadito, può anche non concedere l’autorizzazione richiesta. “Non vi è nessun automatismo”. E ha concluso affermando che la Giunta proseguirà il confronto con le categorie senza escludere anche possibili modifiche della norma proposta.
Laa consigliera di Futura si è detta preoccupata da questa discrezionalità assegnata ai Comuni sostenendo che su questo tema è necessaria la regia provinciale prevista dalla legge Gilmozzi. Il fenomeno “seconde case” destinate ad uso turistico va a suo avviso combattuto con strumenti diversi e non permettendo ulteriore consumo di territorio.

 

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Il presidente dell’Asat Battaiola ha aggiunto che già oggi le seconde case sono in degrado e che occorre quindi puntare alla riqualificazione dell’esistente, anche a tutela dell’ambiente.
Il presidente della Commissione (Lega), albergatore, non ha nascosto la propria condivisione nei confronti della posizione dell’Asat. “L’attuale sistema – ha detto – non è virtuoso ma peccaminoso”.
Il consigliere dei 5 stelle ha chiesto il parere del direttore della Cooperazione sulla problematica delle imprese associate messe fuori mercato dalle norme attuali sugli appalti, spesso assegnati ad imprese provenienti da fuori provincia avvantaggiate rispetto alle locali.
Ceschi ha risposto che in Trentino vi sono state gare che hanno limitato la partecipazione di imprese cooperative e artigiane. Il Tavolo appalti dovrebbe occuparsi del problema, perché già oggi si potrebbero evitare procedure di gara di dimensioni talmente articolate e corpose da favorire nettamente i soggetti provenienti da fuori provincia. Quelle locali possono al massimo aspirare ai subappalti. A suo avviso oggi è stata invertita la regola per cui ordinariamente nel sistema degli appalti si privilegia l’offerta economicamente più vantaggiosa mentre solo un’eccezione scegliere quella al massimo ribasso. A questo riguardo infine andrebbe prevista una rotazione.
Il consigliere del Pd che era stato capogruppo nella scorsa legislatura ha osservato come questa discussione indichi innanzitutto che serve un Tavolo che metta mano in modo più strutturale al tema degli appalti, coinvolgendo tutte le parti interessate soprattutto a livello tecnico. Secondo: accordare un privilegio al prezzo più basso significherebbe tornare indietro rispetto all’obiettivo attuale di premiare chi garantisce maggiore qualità. Terzo: salvo l’Ance, che difende l’articolo 14, l’idea di smantellare la legge Gilmozzi è giudicata da tutti scorretta e rischiosa. La lettera a) dell’articolo 14 del ddl, tradotta nella pratica, è inaccettabile perché permette che immobili destinati a prima abitazione possano essere venduti o affittati per utilizzo turistico e di vacanze. Il consigliere si è dichiarato totalmente contrario alla previsione che un patrimonio esistente possa per sei anni andare in tal modo sul mercato. L’auspicio è che la Giunta dopo queste audizioni riporti l’articolo 14 nell’alveo della sostenibilità.

 

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Il presidente degli industriali Manzana ha ribadito il concetto espresso da Ceschi: la questione degli appalti è delicata. Non si può applicare tout court il massimo ribasso perché la qualità va considerata prioritaria anche nell’affidamento di piccoli lavori e servizi Giusto quindi, a suo avviso, che insieme al Tavolo degli appalti torni a lavorare anche il Tavolo dei servizi, in modo sinergico. L’auspicio è che per la semplificazione si avvi un processo di rivisitazione strutturale con, da parte della Provincia, “prossime e frequenti convocazioni degli imprenditori”.
Il presidente dell’Associazione artigiani Segatta ha ricordato che, d’altra parte, le offerte economicamente vantaggiose hanno un costo elevato per le piccole imprese. E che le regole attuali non tengono conto della qualità delle aziende.
Il consigliere del Patt ha chiesto chiarimenti sul MePat.
Profumo (Confcommercio), ha risposto che per migliorare il MePat basterrebbe copiare dal sistema adottato dalla Provincia di Bolzano.
Per il presidente degli industriali non solo vi sono piattaforme più semplici di quella della Provincia, ma del MePat vi è anche un utilizzo inadeguato.

 

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Consiglio delle autonomie locali: bene la possibilità data ai Comuni di decidere autonomamente sull’utilizzo turistico della prima casa.

Il Consiglio delle autonomie locali – Consorzio dei Comuni Trentini, rappresentato dal presidente Paride Gianmoena, ha espresso un parere sostanzialmente positivo sul ddl. perché molte norme che modificano leggi provinciali corrispondono alle proposte avanzate anche in passato dai Comuni del Trentino. Anche Gianmoena ha chiesto di semplificare la piattaforma MePat per evitare che le pubbliche amministrazioni chiedano continuamente ai Comuni gli stessi dati che potrebbero essere raccolti in un’unica piattaforma. Sull’articolo 14 il Cal giudica positiva la norma che assegna ai Comuni la possibilità decidere autonomamente nei casi previsati dal ddl.

 

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Asuc: si liberino le Asuc dalle le stesse norme sugli appalti imposte ai Comuni.

l’Associazione provinciale delle Asuc, rappresentata dal presidente Roberto Giovannini e dal membro del comitato Rodolfo Alberti, ha segnalato il problema della alla legge 168 del 2017, normativa nazionale che considera le Asuc enti collettivi diversi dalle amministrazioni locali, i cui principi dovrebbero trovare applicazione anche in Provincia di Trento. Invece per consuetudine si applicano anche alle Asuc gli obblighi e le procedure amministrative che riguardano i Comuni. C’è quindi un vuoto normativo e una conseguente prassi che hanno causato gravi incertezze circa gli adempimenti da applicare alle Asuc. Si tratta quindi di garantire una semplificazione dell’attività delle Asuc approfittando di questo ddl. Una delle difficoltà consiste nella previsione dell’affidamento incarichi mediante sorteggio fra tre operatori iscritti negli strumenti elettronici o negli elenchi. Procedura che complica notevolmente l’attività delle Asuc in quanto non sono iscritte a Trentino Digitale e quindi non possono accedere agli elenchi dei professionisti. Alberti dal canto suo ha sollevato una preoccupazione in merito ad una modifica della legge Gilmozzi, che andrebbe attuata con molta cautela viste le difficoltà incontrate quando venne introdotta.
La consigliera di Futura ha ricordato che in capo alle Asuc vi sono anche costruzioni che necessitano a volte di riqualificazione. Esigenza questa che va nella direzione opposta al consumo del territorio.
Il consigliere del Patt ha segnalato l’interesse dell’articolo 21 del ddl che apre alla possibilità di favorire una trasformazione di coltura da bosco a prato e pascolo, che sarebbe importante per valorizzare i territori anche delle Asuc.
Giovannini e Alberti hanno risposto che sarebbe in qualche caso importante riqualificare il paesaggio Bene quindi la possibilità della trasformazione delle colture, ma come opportunitià di ridisegnare il paesaggio in modo conforme alla storia.
L’esponente dei 5 stelle ha chiesto in che termini immaginano la questione dell’affidamento della gestione delle malghe.
Alberti ha risposto che il problema è complesso perché le situazioni nelle valli sono diverse. Occorre cercare una “misura” che consenta ai proprietari di avere un ritorno economico, evitando che un solo agricoltore, essendo l’unico, ne tragga vantaggio.

 

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Le organizzazioni sindacali: bene la rinuncia al massimo ribasso indiscriminato e la gestione dei controlli, attenzione ai subappalti.

Le consultazioni della terza Commissione permanente sul disegno di legge 18, sono proseguite con l’ascolto delle organizzazioni sindacali per le quali sono intervenuti il segretario generale Flai-cgil del Trentino Maurizio Zabbeni, il segretario provinciale Fenal-Uil Matteo Salvetti e Marcella Tomasi segretaria di Uil-Fpl.
Maurizio Zabbeni ha illustrato un documento sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali, che verrà formalmente consegnato nella forma definitiva nella giornata di domani. Il sistema degli appalti così come fin qui concepito sulla base della legge del 2016, ha esordito, è un tassello importante delle politiche industriali, nel prevedere la gestione di gare qualificate, che producano un’elevazione della qualità dell’impresa e del lavoro. Tutte le norme all’epoca proposte e poi recepite andavano in quella direzione. Nel tempo il sistema ha preso atto della sua incapacità di qualificare le proprie stazioni appaltanti e con la scusa della sburocratizzazione si è andati verso il massimo ribasso. Va detto che l’impianto del disegno di legge provinciale, recependo alcune nostre segnalazioni e correttivi, non è paragonabile alla legge nazionale che invece è “profondamente deregolatoria e fuori da ogni logica”. Si va piuttosto verso un sistema che tutela la manodopera e la qualità, rinunciando alla logica del massimo ribasso. Per quanto ad oggi sul tavolo, ciò che si prevede è di lasciare al massimo ribasso solo gli appalti per i quali non si possa costruire un altro tipo di offerta, ovvero di ricorrere solo residualmente al massimo ribasso: se questo fosse l’impianto già in sé si riuscirebbe a velocizzare l’aggiudicazione delle opere. Collegate a queste osservazioni, le organizzazioni sindacali chiedono di centralizzare presso un’unica committenza il sistema degli appalti andando oltre le varie stazioni appaltanti, perché non tutte sono in grado di costruire capitolati in grado di qualificare la domanda e l’impresa e addirittura a volte non recepiscono la norma. Accanto a questo, i sindacati chiedono di essere coinvolti, durante la stesura dei bandi per poter incidere sulla clausola sociale e poter concorrere alla scrittura del contratto oggetto dell’appalto. Infine, si suggerisce di non recepire quanto introdotto dalla legge nazionale in materia di liberalizzazione dei subappalti e nemmeno prevedere che i partecipanti alla gara possano essere nominati come subappaltatori. Non c’è una contrarietà a priori sull’istituto del subappalto, ma si raccomanda attenzione a non allagare le maglie: il subappalto non deve essere concepito come un modo per “scaricare” il lavoro appaltato e “fare cartello” da parte delle imprese, ma in maniera genuina e trasparente. Quanto ai controlli, i sindacati hanno apprezzato la regolamentazione dell’articolo 33 della legge 26 del 2016, ovvero la verifica della correttezza dei pagamenti dei lavoratori durante la fase esecutiva. Tuttavia viene proposta una modifica: laddove vi sia un accertamento di inadempienza l’azienda deve essere responsabilizzata e rendere le informazioni il più tempestivamente possibile. Altra questione legata ai controlli, quella dell’investimento in termini delle risorse umane che effettuano l’attività ispettiva. Infine, si chiede il rafforzamento della clausola sociale: che l’impianto normativo sia esteso non solo agli appalti, ma anche a tutte le tipologie di affidamento degli stessi.

 

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Si rafforzi la clausola sociale, venga abrogato l’articolo 14 sulle seconde case
Matteo Salvetti ha condiviso la preoccupazione sulla normativa nazionale rispetto alla quale è bene far valere le proprie prerogative di autonomia. Sul contenzioso di lavoro e collettivo anche alla luce delle recenti sentenze, ha aggiunto, è importante avviare un percorso che vada a rafforzare la clausola sociale. A margine del discorso appalti, tuttavia, ci sono alcuni aspetti che stanno a cuore per l’impatto che possono avere anche sui lavoratori: in merito alle seconde case la posizione del sindacato è di contrarietà all’articolo 14 di cui si chiede l’abrogazione. Bene la tutela paesaggistica del territorio, ha proseguito Salvetti: abbiamo a cuore la ristrutturazione delle case, ma quella prevista da quell’articolo la riteniamo un’apertura pericolosa per le possibili speculazioni edilizie a cui potrebbe aprire.

Bene il recupero della graduatoria, si preveda un’indennità per chi partecipa alla stesura degli appalti
Stupisce l’articolo 16, che riguarda le Commissioni straordinarie che possono essere attivate per pareri sugli atti amministrativi, ha rilevato Marcella Tomasi: c’è un atto disciplinare nei confronti di chi non partecipa alle Commissioni, considerato un’ingerenza della legge nella disciplina del personale che è ritenuta eccessiva. L’articolo 25bis offre l’opportunità di scorrere una vecchia graduatoria provinciale ed è visto con favore: è bene intervenire su questa graduatoria, l’abbiamo chiesto a più riprese. Chiediamo però un po’ più di coraggio riconoscendo anche un’indennità a chi partecipa con alta professionalità alla stesura degli appalti, così come già previsto dalla normativa nazionale. Seconda proposta di integrazione, quella di derogare all’assunzione del personale, assumendo qualche elemento in più nelle strutture che si occupano di appalti.

 

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Allevatori e agricoltori: sostanziale condivisione per l’impianto di semplificazione introdotto dalle norme

A seguire la Commissione ha ascoltato un blocco di rappresentanti del mondo dell’agricoltura e dell’allevamento che hanno espresso un sostanziale favore per le norme oggetto di audizione, sopratutto per gli aspetti di semplificazione e sburocratizzazione del sistema in esse contenuti.

Mauro Fezzi (Federazione provinciale allevatori) ha dichiarato di voler collaborare per fare in modo che dove possibile si vada verso la semplificazione, obiettivo principale di questo disegno di legge, che tocca solo marginalmente la materia di propria competenza. Bene sopratutto le norme che agevolano il sostegno dell’imprenditoria giovanile anche attraverso l’accesso al credito e altre misure di investimento straordinarie. Un disegno di legge che non può che vedere una valutazione positiva, ha aggiunto.

Paolo Calovi della Cia (Confederazione italiana agricoltori) ha espresso apprezzamento per queste norme che vanno nella direzione della semplificazione. Ben accolto il sostegno ai giovani imprenditori, sopratutto a quelli che vivono in zone marginali. Attenzione però, ha raccomandato, a finanziare progetti che abbiano una sostenibilità economica reale perché altrimenti anziché aiutarli si possono mettere i giovani in difficoltà. Sulla banca della terra bene recuperare i terreni -”ne abbiamo estremo bisogno non solo per le aziende agricole, ma anche per il territorio”- però occorre che la Provincia dia il buon esempio e assegni i terreni non considerando esclusivamente il fattore della resa economica. Benissimo la trasformazione dei boschi a prato e area agricola, ma anche qui attenzione nel fare le bonifiche perché le radici degli alberi costituiscono un rifiuto speciale.

Mauro Fiamozzi (Coldiretti) ha osservato che le difficoltà principali che il mondo agricolo deve affrontare riguardano l’uso degli strumenti informatici necessari per accedere ai contributi e non solo. Uno degli aspetti fondamentali è dunque quello di migliorare questi strumenti facilitandone l’accesso e il loro miglior utilizzo. A questo proposito si è chiesto ad esempio di pensare di fare uno schedario per ogni azienda che permetta di capire a che punto è il proprio de minimis. Sono diversi anni, ha poi concluso, che ci confrontiamo con la Provincia per chiedere di dare la possibilità ai Centri di assistenza aziende agricole di allargare le fattispecie di attività per consentire di snellire le domande introducendo il principio del silenzio assenso, che ridurrebbe di molto i tempi delle istruttorie.

Diego Coller (Confagricoltura) ha auspicato che questo disegno di legge vada davvero nella direzione della semplificazione che darebbe la possibilità di investire per produrre un Pil maggiore di quello attuale. Apprezzamento particolare è stato espresso per il fatto che questo sia un disegno di legge dinamico e in evoluzione perché il tema della burocrazia si manifesta nella pratica e diventa fondamentale la possibilità di poterlo correggere in corso d’opera. Positivo anche il sostegno ai giovani imprenditori e la restituzione di terreni boschivi all’agricoltura. Coller, che si è riservato di far pervenire altre proposte in seguito, ha rilanciato un suggerimento, quello di cancellare l’Apia (albo degli imprenditori agricoli), un albo superato che crea solo problemi e dispendio di risorse.

Daniele Bergamo (Associazione contadini trentini) ha dichiarato di apprezzare gli sforzi di semplificazione del disegno di legge. Quello che conta non sono tanto le norme introdotte o eliminate, ma l’effettiva riduzione dei tempi e dei costi per le aziende. Con riferimento a questo ha suggerito qualche ulteriore elemento: lo snellimento della predisposizione delle domande di aiuto, con lo sviluppo di specifici applicativi informatici che eviterebbero anche errori di trascrizione ed istruttoria. Anche a suo avviso andrebbe rivisto l’impianto dell’Apia e per il settore biologico si potrebbe prevedere un automatismo in base a qualche parametro che permetta la semplificazione delle procedure.

Ha infine espresso apprezzamento per la semplificazione contenuta nel disegno di legge anche il consigliere del Patt che ha dichiarato di voler collaborare per fare sì che questa sia effettiva ed efficace.

 

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Gli ordini professionali: bene la semplificazione, occorre però creare un portale unico per le pratiche

Infine sono intervenuti per gli ordini professionali Stefano Cova (Geometri), Giovanni Barbareschi (Ingegneri), Mirco Baldo (Agronomi e Forestali), Marco Giovanazzi (architetti).
Giovanazzi ha espresso favore per la linea intrapresa, che potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso: c’è molto da lavorare in materia di semplificazione, sopratutto sul piano urbanistico, ha detto: questo passaggio va gestito con attenzione anche in fase di regolamentazione. Un suggerimento per le dichiarazioni Mepat, laddove la legge prevede il rinnovo ogni tre mesi trovare una formula di tacito rinnovo e l’introduzione di un unico portale dove presentare una pratica una sola volta, che possa essere poi gestita in autonomia dal software, un po’ come accade per i medici con le cartelle cliniche o per i documenti dell’Ufficio del catasto.

Barbareschi si è espresso in maniera favorevole rispetto alla riapertura del tavolo della semplificazione che ci si augura diventi un appuntamento periodico. Non colgo tuttavia nelle norme una vera semplificazione nel rilascio dei titoli edilizi e in sanatoria, ha detto, concordando con il collega degli architetti sulla necessità di creare un unico portale di gestione telematica delle pratiche: se ogni zona ha un sistema diverso la semplificazione va su per il camino, ha concluso.

Simili le considerazioni espresse da Baldo che ha auspicato l’introduzione di un portale unico per le pratiche comunali. Bene la banca della terra e apprezzabile il partenariato europeo sulla cooperazione, gruppi operativi innovativi in campo agricolo che dovrebbero essere a suo avviso rifinanziati nel futuro Tsr. I piani forestali montani non hanno avuto una attuazione diffusa su tutto il territorio, ha aggiunto: sulla modifica alla legge 11/2007 (legge forestale) la nostra perplessità è capire che tipo di ambiti verranno inseriti in questa procedura semplificata e vorremmo capire meglio.

Cova ha ribadito quanto già espresso dai colleghi: spero che questo sia solo l’inizio di una procedura di semplificazione di cui abbiamo estremo bisogno. Importantissimo, in una realtà con 140 comuni sotto i 3000 abitanti e 70 sotto i 1000, fare una riflessione sulla gestione unitaria delle pratiche. Dubito che un piccolo comune possa permettersi l’attivazione di procedure telematiche, ma occorre spingere in tal senso perché questo è il futuro sul quale è necessario investire. Infine, agli articoli 8 e 10, ha chiesto l’estensione ai liberi professionisti e il coinvolgimento dei tecnici fin dalla prima fase nei corsi di specializzazione per gli operatori nel settore dei contratti pubblici.

Si è associato alle richieste dei professionisti il consigliere del Patt.

Le audizioni proseguiranno lunedì 13 maggio.

 

 

 

 

 

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