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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE PAT * IV COMMISSIONE: AUDIZIONI SUL DDL DI CIVETTINI PER LA REINTRODUZIONE DELL’OBBLIGO DEL CERTIFICATO MEDICO NELLE SCUOLE E NEI NIDI

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14.07 - martedì 29 maggio 2018

Audizioni sul ddl di Civettini per la reintroduzione dell’obbligo del certificato medico nelle scuole e nei nidi: la IV Commissione sceglie, con il no di Plotegher, di non esaminare il testo, che subirà emendamenti, affidandone la valutazione all’aula

Stamane, dopo una serie di consultazioni sull’argomento, la Quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas (Ual) ha trasmesso direttamente all’esame finale del Consiglio provinciale che avverrà in aula a inizio luglio, il disegno di legge 212 con cui Claudio Civettini (Civica Trentina) propone la reintroduzione dell’obbligo di presentare a scuola o al nido il certificato medico per la riammissione di bambini e ragazzi trascorsi cinque giorni di assenza per malattia.

A votare per non procedere all’esame del testo, formato da un solo articolo che Civettini modificherà con emendamenti per recepire le osservazioni emerse nelle audizioni di oggi, sono stati Detomas, Walter Viola (Patt) e Gianpiero Passamani (UpT). Contraria Violetta Plotegher (Pd), che avrebbe preferito bocciare il provvedimento. L’obbligo del certificato medico per la riammissione a scuola o all’asilo nido dopo cinque giorni di malattia era stato cancellato nel 2007 dalla legge provinciale sulla semplificazione delle norme in materia di igiene, medicina del lavoro e sanità pubblica. Tra i soggetti ascoltati, soltanto le cooperative di servizio da cui sono gestiti gli asili nido si sono espresse a favore della reintroduzione dell’obbligo del certificato medico, ma non dopo cinque giorni bensì al secondo allontanamento, e garantendo alle famiglie la gratuità del documento.

 

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Apss: obbligo poco utile per la prevenzione del contagio.

Ad essere ascoltata per prima dalla IV Commissione è stata l’Azienda provinciale servizi sanitari rappresentata da Valter Carraro, direttore dell’Unità operativa igiene pubblica. Carraro ha spiegato che il certificato era stato messo in discussione dai medici igienisti e pediatri per la sua scarsa utilità dal punto di vista della prevenzione sanitaria. Il direttore ha ricordato infatti che l’obiettivo del certificato era di evitare la possibilità del contagio impedendo la riammissione a scuola o al nido di un bambino ammalato.

Si è convenuto però che per quanto riguarda le malattie infettive il ragionamento regge poco, perché la contagiosità di queste patologie è massima nei giorni precedenti all’insorgenza dei sintomi, giorni in cui quindi il bambino sta ancora frequentando la scuola. Passati questi primissimi giorni la contagiosità di queste malattie decade. Il certificato medico per la riammissione a scuola dopo i cinque giorni di assenza ha quindi scarsa utilità ai fini della prevenzione delle malattie infettive, influenza inclusa. Per questo, un gruppo di lavoro formato da specialisti aveva inserito questo documento medico tra le certificazioni poco utili. Inoltre, ha proseguito Carraro, per le malattie infettive più diffuse esistono apposite circolari ministeriali inviate alle scuole e alle quali anche i pediatri si attengono, che indicano con precisione la fase più contagiosa e il periodo di tempo durante il quale un bambino non deve frequentare. Quanto invece alle malattie più frequenti per i bambini degli asili nido e della scuola dell’infanzia (virosi, raffreddori, diarrea), poiché solitamente durano meno di cinque giorni non vi è bisogno di alcuna certificazione medica.

Civettini ha richiamato all’utilità che il certificato medico può avere comunque dal punto di vista culturale e formativo per molte famiglie in termini di prevenzione. Accade infatti che i genitori portino a scuola o al nido i figli anche quando sono ammalati, mentre il certificato costringerebbe le famiglie ad adottare un comportamento più responsabile e a far riprendere la frequenza solo quando il bambino è completamente guarito. Carraro ha ribattuto spiegando che il problema c’era anche quando il certificato era obbligatorio.

 

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No anche dai medici pediatri perché i bambini verrebbero riportati a scuola in anticipo.

Anche secondo Lorena Filippi, intervenuta per l’Ordine dei medici pediatri, la reintroduzione del certificato medico oggi non ha senso. La maggior parte delle malattie si possono infatti prevenire con i vaccini. Quanto invece alle malattie più banali, che non hanno bisogno di vaccino, la contagiosità si presenta due o tre giorni prima della comparsa dei sintomi. Quando poi i bambini stanno male, i pediatri consigliano l’astensione della scuola e una visita prima di riportarli. Ripristinare invece l’obbligo di rivolgersi al pediatra di famiglia, spingerebbe i genitori a chiedere il certificato medico in anticipo per poter riportare subito il bambino a scuola. Alla domanda di Detomas sul perché in passato era prevista la certificazione sanitaria, Filippi ha risposto che lo scopo era di evitare che i bambini venissero riportati a scuola troppo presto, senza attendere la completa guarigione. Ma il problema si può risolvere con un controllo capillare e non attraverso un pezzo di carta come un certificato.

Civettini ha obiettato che un certificato medico non è un “pezzo di carta” e che l’esigenza di ripristinare questo strumento è emersa perché le insegnanti delle scuole materne o le educatrici degli asili nido non possono impedire che i bambini vengano portati a scuola anche se ammalati. Il certificato obbligatorio può far crescere il senso di responsabilità dei genitori. Filippi ha riconosciuto che il problema esiste ma che proprio per questo occorre puntare sulla prevenzione.

 

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Tutte favorevoli le cooperative che gestiscono gli asili nido.

A favore della reintroduzione dell’obbligo del certificato medico per la riammissione si sono invece espressi i rappresentanti delle cooperative Bellesini, La Coccinella, Città Futura e Pro.Ges., che gestiscono asili nido per i bambini nella fascia di età 0-3 anni. Roberto Festi, presidente della cooperativa Bellesini, ha evidenziato che dal punto di vista sociale ed educativo la cancellazione dell’obbligo ha creato difficoltà negli gli asili nido, “strutture protette dove il rischio del contagio all’intera comunità di bambini da 0 a 3 anni è molto forte e costringe molte famiglie a rimanere a casa”. Rispetto al passato occorre però, secondo Festi, che l’obbligo della certificazione medica non comporti costi a carico delle famiglie, e questo nell’interesse della collettività. Festi ha suggerito di instaurare un rapporto diretto tra il medico pediatra e i gestori degli asili nido, che se implicherebbe maggiori oneri per il sistema sanitario avrebbe però il vantaggio di migliorare la prevenzione e la situazione dei servizi alla prima infanzia.

Francesca Gennai, della cooperativa La Coccinella, si è associata a Festi nel chiedere la ri-certificazione nella fascia 0-3 anni. Il problema sta nella crescita della presenza di bambini che frequentano il servizio nido anche se ammalati. Questo perché i genitori, alle prese con la difficoltà di conciliare lavoro e cura dei figli, portano i bambini al nido già il giorno dopo il loro allontanamento chiesto dalle educatrici coerentemente con le linee guida dell’azienda sanitaria provinciale. Per questo “La Coccinella” suggerisce di reintrodurre l’obbligo del certificato medico nella fascia 0-3 anni per il rientro all’interno del servizio nido, non tanto però legandola ai giorni di assenza, ma all’allontanamento del bambino dall’asilo per due volte consecutive, motivato dall’osservanza delle linee guida dell’Apss. La reintroduzione dell’obbligo però – ha precisato Gennai – non deve risultare penalizzante per le famiglie: occorre introdurre la gratuità della certificazione o di altri strumenti, come la giustificazione dell’assenza, in modo omogeneo in tutto il territorio provinciale (ad esempio il Comune di Trento per un’assenza non giustificata dal nido riduce la tariffa del 33%, se giustificata del 66% e in caso di ricovero del 100%). Infine per Gennai sarebbe opportuna una politica di sensibilizzazione delle famiglie sulle buone pratiche sanitarie da adottare quando si entra in una comunità come l’asilo nido.

Anche Laura Cagol, della cooperativa Città Futura, ha segnalato che spesso i genitori portano al nido bambini nonostante siano ammalati, costringendo così le educatrici a chiedere il loro allontanamento. Giusto, quindi, reintrodurre il certificato medico obbligatorio e gratuito, ma dopo tre e non dopo cinque giorni di assenza per evitare che, pur in presenza di determinati sintomi, il bambino non venga riportato al nido il giorno dopo. Il certificato darebbe al nido più potere per la tutela del bambino e della collettività dell’asilo, assicurandone il rientro solo dopo una visita medica. Ginevra Rella, della cooperativa Pro.Ges. Trento, ha ricordato che il tema è molto sentito negli asili nido e che l’obbligo di consegnare il certificato andrebbe reintrodotto dopo il secondo allontanamento consecutivo, per tutelare la salute del bambino e della comunità e per favorire la collaborazione con i pediatri. Anche per Rella la questione del pagamento del certificato è centrale per evitare che i genitori antepongano l’aspetto economico all’esigenza della salute del bambino e dei coetanei al nido.
D’altra parte, ha sottolineato Daria Santoni, coordinatrice della cooperativa Bellesini, sarebbe penalizzante per gli asili nido sottoporre nuovamente all’obbligo del certificato medico solo i bambini di queste strutture. Questo perché si indurrebbero le famiglie a cercare sul territorio soluzioni più economiche e flessibili mettendo in crisi i nidi, che costituiscono un servizio di eccellenza. Il messaggio da dare non è che gli asili nido sono più “rigidi” delle scuole ma che vogliono tutelare maggiormente i bambini certificando quando questi possono davvero rientrare dopo la malattia. Secondo i rappresentanti delle cooperative il certificato medico può creare cultura inducendo i genitori a comprendere che vi è bisogno di un certo tempo perché una certa cura del bambino ammalato abbia effetto. Inoltre le assenze più frequenti dei bambini ai nidi non sono dovute alle malattie che richiedono la prevenzione con i vaccini ma riguardano malattie di carattere virale e quindi il contagio avviene facilmente.

Detomas ha osservato che per prevedere l’eventuale gratuità del certificato medico bisognerà emendare il ddl, mentre Violetta Plotegher (Pd) ha ricordato che dal punto di vista dell’igiene e sanità pubblica il certificato medico non serve a prevenire il contagio. Per la consigliera la questione è più sociale che sanitaria: il certificato può forse essere un deterrente ma non ha valore scientifico. Servirebbero invece per Plotegher interventi preventivi di educazione alla salute da parte di pediatri che spieghino alle famiglie come essere più responsabili nei confronti dei bambini. Ma va smentito che sia un pericolo per i bambini il fatto che vi sia all’asilo nido qualche altro bambino con 38 di febbre. A giudizio di Civettini nulla impedisce di affiancare alla reintroduzione del certificato medico un intervento formativo nei confronti dei genitori.

 

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Per il Servizio scuole dell’infanzia della Provincia, la situazione attuale non va modificata.

Non vi è invece alcun motivo per reintrodurre l’obbligo del certificato medico secondo Laura Bertoldi, coordinatrice pedagogica delle scuole dell’infanzia provinciali. A suo parere l’esperienza del decennio trascorso dopo l’abolizione dell’obbligo è stata positiva, perché non vi è stato un aumento delle malattie e perché i genitori si sono resi più responsabili dei loro figli nei confronti della comunità. Si è diffusa in particolare una maggiore attenzione alla prevenzione delle malattie dei bambini sia a scuola sia a casa. E i motivi di allontanamento si sono ridotte alle situazioni in cui i bambini stanno male o subiscono traumi, ma si cerca di favorire la massima frequenza possibile. Il Servizio infanzia della Provincia propone quindi di mantenere la situazione così com’è. Civettini ha però obiettato che in assenza di dati che documentino questo miglioramento, quella di Bertoldi è solo una rispettabile opinione.

 

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Passa con la sola contrarietà di Plotegher, la mozione di Detomas per non votare l’articolato rinviandone l’esame all’aula.

Alla fine il consigliere ha accolto la proposta del presidente della Commissione Detomas di trasmettere direttamente il disegno di legge all’aula del Consiglio senza votare l’unico articolo del provvedimento. Prima dell’esame finale, previsto ai primi di luglio, il consigliere di Civie Trentina farà pervenire ai colleghi le sue proposte di emendamento al testo. La mozione proposta da Detomas, di non esaminare la norma in Commissione rinviando la discussione al testo emendato quando arriverà in aula, condivisa da Viola e Passamani, non ha invece trovato d’accordo Plotegher, secondo la quale il testo così com’è andrebbe respinto anche perché approderebbe comunque in aula dove potrà essere emendato.

 

 

In allegato, le osservazioni scritte inviate alla Commissione dai Comuni di Rovereto, di Trento e dall’Associazione Coesi (Comunità educative scuola infanzia), non intervenuti alle audizioni.

 

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[pdf-embedder url=”https://www.agenziagiornalisticaopinione.it/wp-content/uploads/2018/05/Osservazioni-del-Comune-di-Rovereto.pdf” title=”Osservazioni del Comune di Rovereto”]

 

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