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CONSIGLIO PAT * RIDUZIONE QUORUM NEI REFERENDUM: « LAVORI SOSPESI SU RICHIESTA DELL’ASSESSORE BISESTI PER CERCARE UN ACCORDO CON PD E 5 STELLE »

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11.23 - giovedì 20 giugno 2019

Lavori sospesi su richiesta dell’assessore Bisesti per cercare un accordo con Pd e 5 stelle sui due ddl proposti per ridurre il quorum nei referendum.

Lavori sospesi per mezz’ora in Consiglio provinciale per cercare un accordo tra maggioranza e minoranze sulla riduzione del quorum nei referendum. Il tentativo di mediazione è stato proposto dall’assessore Bisesti dopo i primi interventi ascoltati oggi in Aula in merito ai disegni di legge di Marini (5 stelle) e Zeni (Pd) che propongono di ridurre il quorum attualmente fissato dalla normativa provinciale al 50% di partecipanti al voto per poter considerare validi i referendum.

Dopo l’illustrazione ieri pomeriggio in Aula da parte di Alex Marini (5 stelle) del disegno di legge numero 2 da lui proposto per modificare la normativa provinciale sul referendum provinciale del 2003 con l’obiettivo di ridurre dal 50 al 20% il quorum dei partecipanti al voto da cui dipende la validità della consultazione, il Consiglio ha proseguito stamane la discussione del provvedimento.

Da segnalare a inizio seduta l’invito rivolto dal presidente Walter Kaswalder ad un gruppo di persone entrate nelle tribune del pubblico indossando una maglietta con la scritta “S.O.S. Sardagna”, a togliere l’indumento o ad uscire dall’Aula, cosa avvenuta subito, come prevede il regolamento consiliare. Kaswalder ha ricordato di aver incontrato ieri una rappresentanza dei manifestanti e di aver dato la disponibilità ad un incontro con i consiglieri nella pausa dei lavori d’Aula per ascoltare le loro istanze.

La discussione generale.

Alessandro Savoi (Lega) ha ricordato di aver partecipato fin dal 2012 alla gestazione di questo disegno di legge. Il quorum zero iniziale era per Savoi “impresentabile” mentre la Lega aveva proposto un quorum al 40% “o anche inferiore ma sempre molto vicina al 40%”. La soglia dev’essere a suo avviso elevata perché la democrazia diretta va bene, ma occorre salvaguardare anche la democrazia rappresentativa: per questo solo maggioranze molto elevate possono chiedere l’abrogazione di una legge. Giusto quindi per la Lega aggiornare la legge provinciale sul referendum del 2003 senza però abbassare più di tanto il quorum.

Ugo Rossi (Patt) ha spiegato perché lui e il collega Dallapiccola hanno deciso di sottoscrivere questo testo fin dalla scorsa legislatura. La Giunta precedente da lui guidata aveva aperto una trattativa con i responsabili del ddl di iniziativa popolare raggiungendo un compromesso da loro accettato e recepito in questo testo. Testo che introduce novità positive per la democrazia diretta garantendo che la peculiarità istituzionale e sostanziale della nostra Autonomia speciale. Secondo Rossi sono possibili comunque ulteriori mediazioni suggerite anche dai colleghi del Pd. Nonostante in Commissione non si sia riusciti a trovare una ulteriore mediazione, si potrebbe tentare in Aula di arrivare un accordo prima del voto. Sono stati depositati emendamenti riguardanti non il quorum di partecipazione al voto ma di approvazione, cioè di espressione favorevole del voto, che forse anche la maggioranza potrebbe recepire.

Luca Zeni (Pd) ha anticipato il contenuto del disegno di legge sulla stessa materia da lui proposto come primo firmatario e strettamente collegato a quello di Marini. Zeni è partito dalla disponibilitià a ragionare su una percentuale del 25% legata ai “sì” e non ai partecipanti al voto. Il Pd, ha aggiunto Zeni, riconosce l’importanza del quorum e di non far scadere i ragionamenti in banalità semplicistiche ma anche di adottare strumenti di democrazia diretta. Occorre per il Pd tener conto della bassa partecipazione a consultazioni elettorali e referendarie. Le campagne per l’astensionismo ha falsato le diverse “partite” referendarie. Per questo la proposta del Pd è di legare il quorum variabile alla percentuale di votanti alle ultime elezioni provinciali.

Se ha votato l’’80% il quorum diventa il 40%. Il Pd ha anche preso atto in Commissione di un accordo raggiunto in Parlamento sul 25% dei sì, quindi la metà del 50% dell’elettorato. Questo vuol dire dare un ancoraggio sensato alla consultazione. Zeni ha concluso rinnovando l’appello alla maggioranza a rendersi risponibile per arrivare ad una maggioranza larga su questo tema, così com’è giàà avventuo in Lucia Coppola (Futura) ha ricordato che il proprio gruppo è tra i sottoscrittori di questo ddl dei 5 stelle, perché l’articolo 1 sulla riduzione del quorum dal 50 al 20% dei partecipanti al voto referendario “è importante per tutti”.

Per Coppola non ci si rende abbastanza conto di quanto la democrazia rappresentativa abbia bisogno di essere corroborata dalla democrazia diretta, per contrastare così la disaffezione dei cittadini al momento del voto. Basti pensare che alle ultime elezioni europee il 40% dei cittadini non ha partecipato al voto, o molti altri hanno votato scheda bianca o nulla. Per la consigliera questo ddl dopo 8 anni di iter si spera raggiunga un risultato condiviso con un compromesso accettabile da tutti. Si tratta di rafforzare nei cittadini il senso civico e la sensazione di contare sui temi che riguardano il bene comune. Se reale, la democrazia dovrebbe creare fiducia coinvolgendo i cittadini nelle decisioni che li riguardano. Cittadini che saranno così più motivati e disposti a farsi carico in prima persona dei problemi e dei risultati collettivi.

Claudio Cia (Agire) ha sottolineato che questo ddl è nato nel 2012 per un’iniziativa popolare e che era stata chiamata ad esprimersi anche la Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa. Commissione che sul quorum zero proposto dalla versione originaria di questo ddl, aveva dato parere positivo. Secondo Cia questo ddl è stato poi spogliato della vera novità che portava: l’introduzione del quorum zero. Oggi si è annullato il significato di ogni referendum perché prevale l’invito a non votare rivolto ai cittadini che vengono così privati di un diritto fondamentale. Per Cia i due ddl proposti (da 5 stelle e Pd) pur meritevoli di attenzione, alla fine non portano nessuna novità in materia di referendum. Per questo l’esponente di Agire ha preannunciato il proprio voto di astensione. Sarebbe infatti sbagliato dire no visto il lavoro degno di rispetto che è stato svolto, ma anche dire sì perché i due testi non cambiano nella sostanza nulla.

L’assessore Bisesti, in nome della volontà condivisa di promuovere la partecipazione dei cittadini ai referendum, ha chiesto e ottenuto dal presidente del Consiglio Kaswalder una sospensione per incontrare come Giunta i primi firmatari dei due ddl, Marini e Zeni, per tentare di raggiungere un accordo.

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