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COLDIRETTI* PER LE MELE IN TRENTINO SI STIMA UN CALO MEDIO DEL 23% RISPETTO A QUELLA DELLA SCORSA STAGIONE CON PUNTE DEL 60%

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09.00 - lunedì 13 novembre 2017

Praticamente dimezzato il miele negli alveari, addio ad una bottiglia di vino su quattro e calo dell’11% della produzione di olio di oliva rispetto alla media dell’ultimo decennio ma crolla del 23% anche il raccolto di mele e funghi e tartufi sono praticamente introvabili nei boschi per effetto del clima impazzito che ha colpito tutti i simboli dell’autunno italiano.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’11 novembre che con la Giornata del ringraziamento chiude tradizionalmente il bilancio dall’annata agraria che quest’anno è stata sconvolta dalle diffuse gelate primaverili a cui ha fatto seguito il caldo e la siccità per la mancanza di acqua ed i violenti temporali con pesanti effetti sulla spesa degli italiani.

Per le mele si stima un calo medio del 23% rispetto a quella della scorsa stagione con punte del 60% in Trentino secondo la Coldiretti che evidenzia un calo praticamente per tutte le varietà dalle Red Delicious (-20%) alle Renetta del Canada (-80%) ed un produzione nazionale totale di 1,76 milioni di tonnellate sulla base dei dati Prognosfruit per effetto di gelate primaverili e siccità.

Sui livelli minimi è stata quest’anno la produzione di olio di oliva stimata attorno ai 320 milioni di chili in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio. Con la carenza di olio nostrano aumentano i rischi di frode ed inganni in una situazione in cui – sottolinea la Coldiretti – l’Italia si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo di 326 milioni di chili nei primi sette mesi del 2017 in aumento del 9% rispetto allo scorso anno.

Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009.

Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.

La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

Per effetto del clima la stagione è stata avara anche per agli appassionati di porcini, finferli, trombette, chiodini e le altre numerose specialità che nascono negli oltre 10 milioni di ettari di bosco che – riferisce la Coldiretti – coprono un terzo del territorio nazionale mentre i prezzi del tartufo hanno raggiunto il record di 600 euro all’etto al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale.

Adesso per il pregiato il Tuber magnatum Pico – conclude la Coldiretti – si spera nella pioggia per la seconda parte della stagione con i terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione per garantire buoni raccolti.

La novità di quest’anno è il fatto che funghi o tartufi venduti freschi devono riportare obbligatoriamente in etichetta o su appositi cartellini il luogo di raccolta o coltivazione, per evitare che prodotti stranieri vengano spacciati per italiani come purtroppo spesso è avvenuto fino ad ora, secondo quanto previsto dalla risposta ufficiale della Commissione Europea ad un quesito sollecitato della Coldiretti per smascherare pericolose furbizie nel commercio di prodotti simbolo del Made in Italy

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