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LANCIO D'AGENZIA

CNA * TASSE: ” NEL CAPOLUOGO TRENTINO IL FISCO PRELEVA IL 55% DEL REDDITO AZIENDALE, IN QUELLO ALTOATESINO IL 57,7%”

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13.54 - martedì 17 luglio 2018

Le piccole imprese di Bolzano e Trento sono soffocate dalle tasse, con un lieve peggioramento della situazione quest’anno rispetto al 2017. Lo rileva Il Rapporto 2018 “Comune che vai fisco che trovi” dell’Osservatorio permanente Cna sulla tassazione delle Pmi.

Il metodo. Lo studio valuta un’azienda tipo con 431.000 euro di ricavi, 165.000 euro di costi del personale (4 operai e un impiegato), 160.000 di costo del venduto, 56.000 euro di altri costi e ammortamenti, con un reddito d’impresa di 50.000 euro. Applicando a questo reddito per ciascun comune (sono 137 quelli considerati) il prelievo fiscale – Imu+Tasi, Tari, Irap, Ivs, Irpef+Iri, addizionale regionale Irpef, addizionale comunale Irpef – rimane il reddito disponibile e si può calcolare quanti giorni l’impresa lavora per pagare le tasse e quanti per sostenere i consumi della famiglia dell’imprenditore.

Il quadro di Bolzano. Nel capoluogo altoatesino, una piccola impresa con 50.000 euro di reddito ha un Total Tax Rate (percentuale delle tasse pagate sul reddito) del 57,7%, che equivale ad un reddito disponibile dopo le tasse di 21.156 euro. Con questo risultato, Bolzano è al 20° posto nella graduatoria nazionale, in calo di una posizione rispetto al 2017 quando aveva un Total Tax Rate del 57,5%. Il Tax Free Day, ovvero il giorno in cui l’azienda finisce di lavorare per pagare le tasse, scatta il 29 luglio (era il 28 luglio nel 2017): 211 giorni dell’anno servono per pagare i tributi, 154 per mantenere i consumi familiari. Pesa molto l’Imu (Imi in Alto Adige) che va a gravare sugli immobili strumentali, oltre a Irap, Irpef e ai contributi pensionistici IVS. Il reddito disponibile medio mensile per l’imprenditore bolzanino ammonta a 1.763 euro.

Il quadro di Trento. Il capoluogo trentino è 5° in graduatoria, in calo di 4 posizioni rispetto al 2017 quando aveva la miglior performance d’Italia con la minor pressione fiscale. Il reddito disponibile, al netto delle tasse, è di 23.838 euro, per effetto di un Total Tax Rate del 55% (nel 2017 era il 54,1%). Il Tax Free Day scatta il 19 luglio (era il 16 luglio nel 2017): 201 giorni sono necessari all’impresa per pagare le tasse, ne rimangono 164 per supportare i consumi familiari. Sul prelievo fiscale le voci più consistenti sono i contributi pensionistici IVS, l’Irpef e l’Imu (Imis in Trentino). Il reddito disponibile medio mensile per l’imprenditore trentino ammonta a 1.875 euro.

Il commento. “La pressione fiscale fa sudare i nostri datori di lavoro e non solo d’estate – afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige -. I dati del Rapporto CNA 2018, infatti, messi a confronto con gli anni precedenti, rafforzano ancor di più la certezza di come sulla riduzione della pressione fiscale non si stia muovendo un granello di sabbia, anzi si presentano situazioni peggiorative di anno in anno. Ciò significa che ogni anno vediamo spostarsi di giorni o addirittura settimane la data oltre la quale l’azienda lavora per la sua redditività e non solo per pagare le imposte. Un’azienda che riesce a crescere nella redditività e nella capitalizzazione è in grado di creare posti di lavoro e effettuare investimenti per la competitività, oltre che ad avere credibilità per il sistema del credito”.

“Le due Province autonome, i due Comuni capoluogo e tutti i Comuni in generale della nostra Regione – prosegue Corrarati – in attesa di modifiche sostanziali della tassazione a livello nazionale, devono fare tesoro dello studio CNA, comprendere questo importante passaggio e agire secondo le proprie competenze, attivandosi per ridurre la pressione fiscale locale, facendo in modo che all’elevata qualità della vita di Trento e Bolzano, certificata da diverse classifiche nazionali, corrisponda un trattamento fiscale favorevole per le imprese. Ad esempio abbattendo le aliquote di Imi a Bolzano e Imis a Trento, che gravano sugli immobili strumentali delle imprese.

Oppure incidendo sulla tassa dei rifiuti: le aziende vogliono pagare per quel che producono, non per i metri quadri occupati dagli stabilimenti. Altra ipotesi è destinare alla riduzione del carico fiscale locale parte dei dividendi delle società energetiche provinciali. Non basta tenere in perfetto ordine i conti degli Enti pubblici territoriali, se poi le imprese, per sopravvivere e pagare le tasse, sono costrette a indebitarsi”.

Il quadro nazionale. Secondo l’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle PMI, la pressione fiscale media sulla piccola impresa tipo italiana, salita nel 2017 dello 0,3% al 61,2%, nel 2018 è destinata a crescere al 61,4%. Un incremento ascrivibile all’aumento programmato della contribuzione previdenziale dell’imprenditore. Di conseguenza, il giorno della liberazione fiscale media arriva l’11 agosto, contro il 10 agosto del 2017 e il 9 agosto del 2016. Sia Trento sia Bolzano hanno un peso fiscale minore sulle imprese rispetto alla media nazionale e il giorno in cui si smette di lavorare per pagare le tasse e produrre reddito personale arriva prima.

Il reddito mensile medio nazionale per imprenditore è 1.611 euro, più basso dei redditi stimati per Trento e Bolzano. Reggio Calabria rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Total Tax Rate del 73,4% (+0,2% rispetto all’anno scorso). Alle spalle della “maglia nera” si conferma Bologna (72,2%), seguita da Roma e Firenze (69,5%). Ne deriva che la liberazione fiscale scatterà il 24 settembre per Reggio Calabria, il 20 settembre per Bologna, il 10 settembre per Roma e Firenze. In vetta alla classifica, con il minor peso fiscale, si piazza Gorizia, dove il Total Tax Rate incide per il 53,8%. Seguono Udine (54,5%) e Imola (54,9). Di conseguenza la liberazione fiscale è scattata il 14 luglio per Gorizia, arriva oggi 17 luglio per Udine, domani 18 luglio per Imola.

Le proposte CNA. La crescita della pressione fiscale sulle piccole imprese non è ineluttabile. L’aumento della franchigia Irap dagli attuali 13mila euro a 30mila euro determinerebbe una riduzione del Total Tax Rate di 1,4 punti percentuali, portandolo dal 61,2% del 2017 al 60% contro il 61,4% stimato nel 2018. Ancora più consistenti risulterebbero gli effetti delle riforme considerando l’adozione del regime Iri al 24%, già prevista proprio per il 2018, che porterebbe il Total Tax Rate al 59,2%.

Ma a fare l’effettiva differenza sarebbe l’introduzione della totale deducibilità dell’Imu sui beni strumentali delle imprese: capannoni, laboratori, negozi. In questo caso il Total Tax Rate crollerebbe al 57,4%, quattro punti percentuali in meno rispetto a quello previsto dall’Osservatorio CNA per il 2018. Per fare bingo una piccola impresa dovrebbe ottenere l’applicazione contemporanea delle tre misure: il Total Tax Rate calerebbe al 53,5%.

“Non una soluzione definitiva – sostiene Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige – ma una salutare boccata d’ossigeno per le piccole imprese e un concreto avvio del percorso per riequilibrare un sistema fiscale insopportabile. Nel quale non solo va ridotta la pressione ma garantita maggiore equità nel prelievo tra i diversi redditi da lavoro; invertita sensibilmente la tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli, asfissianti per strutture leggere come quelle delle piccole imprese; usata in modo intelligente la leva fiscale per aumentare domanda interna e investimenti”.

Secondo la CNA, la Flat tax deve essere introdotta in modo progressivo e credibile secondo un piano che, sulla base delle risorse rese disponibili attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica: 1) preveda la riduzione delle aliquote IRPEF a partire da quelle più basse del 23% e del 27%; 2) elimini la discriminazione attuale operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali.

Il regime forfettario deve essere esteso a tutte le imprese individuali e professionisti con ricavi inferiori a 100.000 euro. Una misura che coniuga una reale semplificazione fiscale insieme ad una forte riduzione della pressione fiscale per centinaia di migliaia di imprese. Il regime forfetario nasce da una proposta della CNA che, purtroppo e con rammarico della CNA, ha visto una applicazione limitata alle sole imprese con ricavi compresi tra i 25 mila e 50 mila euro, per effetto dei vincoli comunitari, dal momento che il regime, tra l’altro, prevede l’esonero dall’applicazione dell’IVA.

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