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CISL FP TRENTINO * IV COMMISSIONE: « RIBADIAMO L’URGENZA DI STANZIARE PIÙ RISORSE PER GLI OPERATORI SOCIO SANITARI E PER GLI INFERMIERI »

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17.36 - lunedì 17 giugno 2019

“Ribadiamo la necessità di mantenere un contratto unico per il comparto sanità pubblica, ma anche l’urgenza di stanziare più risorse per gli operatori socio sanitari e per gli infermieri, senza creare figure di serie A, B e C, senza poi dimenticare tutti gli altri lavoratori del sistema”, questo il commento di Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Fp, dopo l’incontro in Provincia in IV commissione per delineare il futuro dell’intero comparto.

Si è parlato degli investimenti necessari per migliorare i percorsi di cura e delle risorse che mancano per rinnovare il contratti di lavoro del comparto sanità privata . “E’ importante – prosegue il segretario della Cisl Fp – costringere le parti datoriali della sanità a riconoscere ai lavoratori interessati un contratto dignitoso dopo ben 12 anni di blocco. E’ un fatto gravissimo che oggi nel sistema convenzionale non si sia posta alcuna condizione per garantire il rinnovo contrattuale e la tutela dei lavoratori interessati, anzi abbiamo registrato la liberalizzazione dei datori di lavoro dagli impegni assunti negli anni”.

Le parti sindacali chiedono un percorso comune perché la riorganizzazione del sistema sanitario non può prescindere dal coinvolgimento di chi lavora ogni giorno per garantire cura e assistenza sul territorio: “Servono innovazione organizzativa e professionale. Vogliamo – aggiunge Pallanch – aprire una stagione di co-progettazione dei servizi e dei percorsi di salute. Dobbiamo ridisegnare un sistema sanitario che eviti una stagione di tagli lineari e che chiuda i contratti di lavoro 2016/2018, un avvio deciso del nuovo contratto 2019/2021″.

Un piano che deve guardare a 360 gradi. “Si deve revisionare un modello che non è più in linea con i nuovi bisogni di salute delle persone e della nostra comunità – continua il sindacato – alla luce del mutamento demografico che porterà il Trentino ad affrontare nei prossimi anni una fase di emergenza senza pari. Bisogna puntare sugli investimenti, sul riconoscimento e sulla crescita delle competenze delle professioni sanitarie e sulla valorizzazione della figura dell’operatore socio sanitario, senza dimenticare tutte le altre figure presenti nel comparto”.

Nel recente passato il sindacato confederale nazionale e l’organizzazione sindacale territoriale hanno rilanciato molte proposte, come quella di mettere a punto un modello organizzativo che abbia il proprio baricentro nel territorio, prevedere la reale integrazione ospedale-territorio in un modello di continuità assistenziale e implementare le competenze specialistiche per le professioni sanitarie attraverso un comitato paritetico con le organizzazioni sindacali.

E ancora prevedere standard unici minimi obbligatori, professionali e organizzativi, per tutto il territorio, armonizzare secondo le linee guida le professioni sanitarie e sociosanitarie, secondo i criteri uniformi fissati dalla comunità europea, ridefinire le competenze e le responsabilità dell’operatore socio-sanitario istituendo realmente un unico percorso di formazione a livello nazionale e aprire il confronto con le organizzazioni sindacali, oltre a quello già in essere con le rappresentanze professionali.

“E’ sempre più urgente – evidenzia la Cisl Fp – quantificare dei fabbisogni di personale per tutte le professioni, progettare corsi universitari di base e post-universitari delle professioni sanitarie con il coinvolgimento della Provincia, dell’azienda sanitaria e dell’Università. Un piano che deve saper coinvolgere i professionisti sanitari nell’organizzazione dei corsi universitari anche per quanto riguarda la titolarità di docenza, coordinamento e direzione e stabilire diritto all’educazione medica continua per tutti i lavoratori, a spese del datore di lavoro, quale che sia il ruolo ricoperto e il tipo di contratto di lavoro applicato”.

Un’altra ipotesi è quella di costituire un Osservatorio per rafforzare i controlli e evitare gli abusi e le irregolarità contrattuali nelle esternalizzazioni dei servizi pubblici. “Per le Apsp – conclude Pallanch – necessario monitorare il processo assunzionale del personale precario derivante dal protocollo delle stabilizzazione, il mutamento demografico metterà sempre più crisi il sistema. Il personale sempre più anziano e provato dovrà necessariamente essere ricollocato in altre attività più leggere, per questo motivo troviamo molto grave che il protocollo del 2011 con Upipa sul personale con le limitazioni (percentuale sempre più consistente) sia rimasto lettera morta”.

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