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CIA – INTERROGAZIONE * ” ATTACCO DEL LUPO A MASI DI CAVALESE (TN): COSA SI INTENDE FARE PER TUTELARE L’INCOLUMITÀ DI CONCITTADINI E TURISTI? “

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09.02 - martedì 29 maggio 2018

Attacco del lupo a Masi di Cavalese a ridosso delle case: da episodi isolati a ricorrenti? Quanto accaduto nella notte fra il 27 e 28 maggio 2018 presso la “Malga delle Caore” a Masi di Cavalese assume connotati di pericolosità gravissima per l’incolumità di persone e animali.

Mi riferisco all’attacco subito dalle greggi radunate come di consueto nel recinto adiacente alla malga, che ha visto come tragico epilogo l’uccisione di due capre, il ferimento di altre due, di uno dei due cani da pastore, lo shock dell’intero gregge con conseguenze non immediatamente valutabili (aborti, riduzione della produzione di latte, stress…), la paura diffusa a livello degli stessi pastori, che si ritrovano ad operare da soli in zone per definizione disabitate.

Pare che il tutto sia da imputare all’azione di uno o più lupi. Nel caso in questione non si tratta non di un isolato rifugio alpino in cima ad una sperduta montagna, ma di un luogo a ridosso delle case.

Riporto la notizia apparsa su “IlGiornale.it” di domenica 19/11/2017: “Lo scorso 21 settembre, mentre camminava da sola lungo una spiaggia deserta a Maroneia, nel Nord della Grecia, una turista inglese è stata aggredita e sbranata da un branco di lupi. Il poco che restava di lei è stato ritrovato qualche giorno dopo.

È accaduto insomma ciò che ormai stava purtroppo diventando probabile: ossia che in Europa il lupo, dilagando indisturbato, cominciasse ad attaccare non più solo le pecore (in Francia l’anno scorso ne ha uccise circa 6mila) e altri animali domestici, ma anche l’uomo.

In vacanza a Maroneia, la donna, Celia Hollingworth, dipendente dell’università di Bristol da poco in pensione, si era fatta portare da un taxi fino a un’area archeologica non custodita situata a una certa distanza dal centro abitato, e da lì stava facendo ritorno a piedi al suo albergo quando il branco di lupi l’ha raggiunta e aggredita.”

In molti si stanno chiedendo se la Provincia voglia contribuire, come conclude l’articolo di cui sopra, all'”effetto sulle grandi masse urbane dell’immagine che dei grandi carnivori dà la cultura di massa: come di simpatici bonaccioni antropomorfi nei programmi per i più piccoli, e poi di spettacolari cacciatori di bufali e gazzelle destinati per natura al sacrificio nei programmi televisivi naturalistici”.

 

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Premesso quanto sopra, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

– come intenda procedere concretamente e tempestivamente per supportare da un lato il lavoro di allevatori e pastori di fronte a questo pericolo, che può avere conseguenze pesantissime sul loro operato, col rischio di vedere impedita la possibilità di utilizzo estivo di malghe e pascoli, non solo di alta ma anche di bassa montagna (e non solo di pecore e capre, ma anche di vitelli e manzette), dall’altro per tutelare l’incolumità di concittadini e turisti dal momento che la “Malga delle Caore” a Masi di Cavalese dista soltanto un centinaio di metri dal centro abitato.

– se è a conoscenza di allevatori che per quest’anno hanno rinunciato all’alpeggio nelle zone montane del territorio provinciale;

– se è a conoscenza dell’aumento dei premi assicurativi che gli allevatori trentini devono sostenere per assicurare le proprie greggi.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

 

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Cons. Claudio Cia

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