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LANCIO D'AGENZIA

ARCIDIOCESI DI TRENTO * MESSA IN COENA DOMINI: QUESTA SERA MONSIGNOR TISI LAVERÀ I PIEDI A 12 GIOVANI (OMELIA INTEGRALE)

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20.50 - giovedì 29 marzo 2018

L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi presiede questa sera alle ore 20.30, in cattedrale, la S. Messa In coena Domini, a ricordo dell’ultima cena di Gesù e dell’istituzione dell’Eucarestia. E’ l’inizio del Triduo che culminerà la sera del Sabato Santo nella Veglia pasquale.

Come Gesù con i suoi discepoli, monsignor Tisi rinnoverà stasera il gesto della lavanda dei piedi a dodici giovani delle parrocchie cittadine. Nell’omelia, rivolgendosi proprio ai giovani, sottolinea l’eredità di Gesù nell’Eucarestia: “Quali straordinarie risorse potrebbe darvi, per affrontare gli anni della vostra vita, l’essere messi a contatto con il dono di Gesù, voi che contrariamente a quanto si dice, non siete secondi a nessuno sul terreno della gratuità e del servizio.

Come Vescovo sento la responsabilità di far di tutto perché possiate amare l’Eucarestia! Celebrando l’Eucarestia, proclamiamo la morte del Signore, cioè proclamiamo che si diventa padroni del mondo e della storia servendo e abbassandosi”.

 

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L’apostolo Paolo, questa sera, ci ha riferito azioni e parole di Gesù pronunciate in quella stanza “al piano superiore, arredata e già pronta per la cena pasquale”.
Egli “prese del pane”. Il pane è dono di Dio ed è, al contempo, frutto del lavoro dell’uomo. Già questa è una formidabile rivelazione: Dio e l’uomo giocano insieme la partita della vita. Dio non è estraneo alla vita dell’uomo. Lo stupore di questa sera è trovare seduto a tavola con noi il nostro Dio.

Gesù “rese grazie”. Spiazzante e bellissimo un Dio che rende grazie. E’ nel rendimento di grazie che si genera relazione, incontro, promessa di futuro. Non c’è amore senza rendimento di grazie.

“Questo è il mio corpo che è per voi”: il corpo dato, che biblicamente indica la persona nella sua interezza, è il vero lifting che impedisce al corpo stesso e alla persona di morire. Lo conferma anche la notazione che facciamo quando se ne va una persona che si è spesa per gli altri: con le espressioni più varie dichiariamo che egli continua a vivere.

“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”. Dove sta la novità? Cosa c’è di nuovo in quel sangue versato? Perché quel sangue continua a essere nuovo?

Quel sangue custodisce l’amore senza misura, la rinuncia totale a qualunque forma di odio e di vendetta. Il dono è il vero motore della vita: non aspetto il passo dell’altro ma gioco io per primo. In quella cena piena di disgregazione e di tensione, abitata da lotte invidie, Gesù è irriducibile nel proporre comunione, condivisione, nuova alleanza.

La morte che per natura separa e disgrega, nel morire di Gesù si trasforma in fonte di riconciliazione e di pace. L’Eucarestia ci regala la partecipazione a questa meraviglia. E diventa profezia, proclamando che la Storia è in mano alla vita.

“Fate questo in memoria di me”. Gesù vuole che il suo morire e il suo risorgere, prova tangibile dell’amore gratuito di Dio, non restino un fatto del passato, ma diventino attuali, contemporanei, messi a disposizione degli uomini e delle donne di ogni epoca e di ogni luogo.

Cari giovani, quanto vorrei che poteste sperimentare così l’Eucarestia! Quanto dobbiamo ancora darci da fare come Chiesa, perché così la possiate vivere. Quali straordinarie risorse potrebbe darvi, per affrontare gli anni della vostra vita, l’essere messi a contatto con il dono di Gesù, voi che contrariamente a quanto si dice, non siete secondi a nessuno sul terreno della gratuità e del servizio. Come Vescovo sento la responsabilità di far di tutto perché possiate amare l’Eucarestia!

Celebrando l’Eucarestia, proclamiamo la morte del Signore, cioè proclamiamo che si diventa padroni del mondo e della storia servendo e abbassandosi. Anziché, come normalmente si pensa, innalzandosi e facendosi servire.

Quando facciamo memoria di Gesù, nella celebrazione dell’Eucarestia, convochiamo l’intera storia e l’intera umanità. Annunciamo con speranza che la storia non sta camminando verso la dissoluzione, ma verso il compimento. Non verso la separazione, ma la riconciliazione.

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